Slow Foodball

Serie …Bevute per Verona – Catanzaro

Ritorna con la prima trasferta del 2005 la rubrica di Niccolò Ditta

EEE VAI, FINALMENTE VERONA!!!

La città che adoro per un’infinità di motivi ci attende per la prima uscita stagionale del 2005.
In bocca al lupo aquile, ne avremo bisogno. Anche se, come dico sempre, in campo ci vanno i giocatori, noi restiamo sugli spalti a tifare, magari dopo un pranzettino di quelli che al confronto natale gli fa un baffo…

Ma si, godiamoci la splendida città scaligera in una delle trasferte più belle ed affascinanti dell’anno. una squadra con una bella tradizione, una tifoseria storica, e una città che offre di tutto e di più.
Clima a parte, sarebbe una città ideale in cui vivere. I motivi?, semplice: A VERONA C’E’ IL VINITALY!!!e questo per me già basterebbe, ma Verona città pulita ordinata civile ricca di storia, viva, ragazze assolutamente splendide, cibo e vini senza eguali, vicinanza al mare così come alle montagne… che volete di più dalla vita?! E non rispondetemi un lucano, preferisco i 3 punti!!! Olè.

Iniziamo subito senza perdere altro tempo. Arrivo a Verona, giro per la città con le solite visite, sosta in uno dei caffè del centro e poi si va a pranzo:
lo chef oggi consiglia:
gnocchi di parate , polenta, e pasta e fagioli per primo. Questi ultimi si ripetono ma sono semplicemente deliziosi.

Ma Verona è anche e soprattutto riso! Riso che diventa uno splendido risotto, come?! Come volete: con carni varie e preparato in varie maniere, con salsiccia o luganega, con le rane, con la tinca, i fegatini, la trippa di maiale, i “risi e bisiâ€, ovvero il riso con i piselli, la minestra di riso e verze per le fredde giornate invernali; ma soprattutto il risotto all’isolana ( isolana da Isola della Scala che è un paesino in provincia di Verona), fatto con la carne di maiale. Se poi volete godere completamente spostatevi a Valeggio sul Mincio e divertitevi con i tortellini, sono assolutamente deliziosi!!!)

Come secondo a parte il bollito misto con la pearada (una salsa fatta con pane grattuggiato – midollo di bue – burro – brodo grasso – olio di oliva – parmigiano – sale pepe), la deprecabile (per me che ho fatto equitazione…) pastissada de caval.
Per finire il pandoro! È appena passato natale e ancora abbiamo le case piene di dolci natalizi, e chi non ha mangiato almeno un pandoro?! Direi che questo è pure il periodo migliore per comprarli perché li svendono e ti fai una bella scorta per le colazioni di gennaio…

Passiamo al vino, e qua mi diverto. Abbiamo già parlato del prosecco di Valdobbiadene, oggi parliamo dei vini della provincia di Verona, che è una delle più interessanti e ricche d’Italia: vino bianco è ovviamente il Soave, fatto con uva garganega, può dar luogo sia a vini semplici per tutti i giorni, ottimi d’estate come aperitivo specie se serviti molto freddi, ma anche a vino più impegnativi se fanno un periodo in legno, anche se in questo caso si snatura un po’ la tipologia (ma ce ne sono alcuni che sono veramente da urlo!

Passiamo oltre, e spostiamoci sul lago di garda, li abbiamo il bardolino che è un tipico vino fatto con uve corvina rondinella e molinara tipiche della zona. Il bardolino è un vino semplice, senza grossa struttura, poco alcolico da bere in poco tempo e non adatto all’invecchiamento.
Va benissimo sia con i salumi della zona che con qualche formaggio a pasta media non troppo stagionato. Ho fatto recentemente una degustazione di vari bardolino, qualche produttore si diverte a farlo stare troppo tempo in legno o aggiunge sangiovese o cabernet sauvignon.
In questi casi si snatura un vino, si distrugge la bellezza e la tipicità di quel vino. È inutile far finta di produrre un “grande vino†(grande tra virgolette perché è un eufemismo) quando ti devi confrontare con il valpolicella o, ancor di più, con l’amarone.

Se pensi di scimmiottare l’amarone o un grande valpolicella, dimostri di fare il vino solo perché vuoi seguire le mode, e non perché sei appassionato. Il mio spassionato consiglio è quello di chiedere un “vero†bardolino al ristoratore, non contaminato da altre uve che con il bardolino non hanno niente a che fare!.

Valpolicella e amarone, ovvero la creazione di un miracolo. Le uve sono le stesse (Corvina Rondinella e Molinara). Il primo è un “normale†vino rosso di media o grande struttura a seconda del tipo di lavorazione che si fa, l’amarone è uno dei grandi vini italiani, al pari del barolo e del barbaresco. In questo caso, le uve vengono vendemmiate e poi lasciate appassire su graticci per qualche mese fino a gennaio/febbraio, e quindi vengono vinificate.

Poi il vino si fa 3 anni circa di invecchiamento in botte e un anno di affinamento in bottiglia prima di andare sul mercato. Un vino sontuoso, da grandi formaggi, grandi risotti, grandi piatti di carne ma anche da meditazione. Purtroppo il vino ideale non esiste, e anche l’amarone ha il suo bravo difettuccio: costa un occhio della testa! Specie quelli veramente buoni. Vi assicuro che se lo apprezzate un amarone vale la spesa, se non volete svenarvi prendete un valpolicella e andate sul sicuro!

Finiamo con i vini dolci. Le uve sono in prevalenza garganega (la stessa del soave) ma anche malvasia. Questi vini prevedono un appassimento delle uve e poi la lavorazione.

Lascio per ultimo il recioto. Il nome “recioto†viene da “recie†ovvero orecchie. In pratica si taglia la parte inferiore del grappolo lasciando solo la spalla, le “recie†appunto. E questo si fa sia con le uve del soave, sia con l’amarone. In tutti e due i casi si ha un vino dolce di un altro livello!!

Ma allora che aspettiamo, Brindiamo!!!
In alto i calici e Buona… Serie Bevute!

Nicolò Ditta

Per informazioni suggerimenti critiche o altro, tranne soldi e bottiglie di vino scrivetemi pure a uctrapani@uscatanzaro.net

Autore

Tony Marchese

Scrivi un commento