Avversario di turno

Venezia: una multinazionale sulla laguna

Diciannove stranieri agli ordini di Ribas per riportare entusiasmo a passo di tango

Trentatre
giocatori in rosa, diciannove stranieri, quattordici sudamericani, un
allenatore uruguayano. Sono questi i mastodontici numeri del Venezia, di scena
al “Ceravolo” nell’ultimo turno del campionato al sabato, prima della pausa
invernale. Numeri da far invidia anche al crogiolo razziale dell’Inter. Una
scelta dettata dai problemi economici che il Venezia ha subito dopo la “fuga”
di Zamparini, destinazione Palermo. Franco Dal Cin si è trovato ad amministrare
una squadra che aveva perso gran parte del patrimonio tecnico, trasferito in
Sicilia, e che doveva affrontare dignitosamente il campionato di serie B.
Missione compiuta per la società arancio-nero-verde che ha centrato due
salvezze consecutive dopo le tre stagioni nella massima serie a cavallo del secolo.
Una storia travagliata, quella del Venezia, gloriosa negli anni della seconda
guerra mondiale, grazie a quattro campionati di A e al successo in Coppa Italia
del ’40-41, e negli anni ’60, periodo di frequenti confronti con il Catanzaro.
Poi, dopo la retrocessione del 1967-68, una lunga fase di buio attraverso i
campi della serie C, fino al ritorno nelle categorie superiori negli anni
novanta, dopo la storica fusione con il Mestre del 1987. Ed è proprio dalla
stagione ’67-68 che il Venezia non rende visita al Catanzaro: 37 anni dopo
l’ultimo confronto, vinto per 1-0 dai giallo-rossi, sabato sarà nuovamente
Catanzaro-Venezia.

LA
SQUADRA
– Confermata buona parte
della rosa della scorsa stagione, il Venezia non ha comunque lesinato sforzi
sul mercato, in particolare quello straniero. Dei quindici volti nuovi, solo
l’ex livornese Biliotti è italiano. La strategia della società lagunare è lo
sfruttamento del mercato sudamericano, con il rientro di molti oriundi veneti
pescati oltreoceano. E anche il tecnico chiamato a sostituire Angelo Gregucci
non poteva che essere sudamericano. Si tratta di Josè Antonio Ribas, ex tecnico
del Liverpool Montevideo con cui ha vinto tre titoli uruguayani, partecipando
anche alla Copa Libertadores. La rosa costruita per affrontare questa stagione
appare decisamente troppo ampia per gli obiettivi dei veneti. Tuttavia, Ribas
ha garantito delle chances a tutti, utilizzando finora 25 giocatori. In porta
due giovani promettenti: il veneziano Benussi, che ha esordito a 18 anni in
serie A con i lagunari, e il gigantesco ceco Lejsal, in prestito dalla Reggina.
In difesa, confermati Orfei, Giubilato e Turato, oltre a Maldonado,
squalificato ad aprile per un anno, dopo il calcio sferrato all’arbitro Palanca
durante la partita con il Messina. A completare il reparto sono arrivati una
ridda di sudamericani: gli uruguaiani Garcia, Vicente e Macaluso (dal Catania),
gli argentini Grana e Landaida e la 17enne promessa paraguaiana Guimaraens. Il
centrocampo è il reparto più folto con quattordici giocatori. Tra le conferme
D’Antoni, il brasiliano Anderson, il francese Brellier, i giovanissimi Rivaldo
e Bovo, l’ala Miramontes. Tra i nuovi arrivi il nigeriano Ajide, in prestito
dalla Roma, e gli argentini Erpen e Pasetto, oltre al già citato Biliotti. In
attacco, accanto ai confermati Biancolino, Guidoni e Ginestra, i nuovi innesti
sono due nigeriani 19enni: Olufemi, ex Palermo, e Ishola. Una squadra
assolutamente difficile da decifrare, almeno dopo poche partite. L’obiettivo è
la salvezza, con la speranza di scoprire e lanciare un nuovo Mancini, l’esterno
destro della Roma passato come meteora da Venezia e diventato campione alla
corte di Capello.

SUL
CAMPO
– Com’è facile immaginare,
in queste prime giornate il Venezia è stato un cantiere, vista l’ampiezza della
rosa, i nuovi arrivi e i transfer difficoltosi per alcuni sudamericani. Dopo
qualche incertezza iniziale, che aveva fatto pensare a una sostituzione di
Ribas con Dominissini, il Venezia si è ripreso vincendo le due ultime partite
in casa e perdendo di misura (e con una buona dose di sfortuna) a Modena e a
Vicenza. In tutto dieci punti, ottenuti tutti al “Penzo”, ma quattro sconfitte
esterne in altrettanti incontri. Solo nove i gol segnati (appena due in trasferta),
quattordici quelli subiti. Ribas ha puntato dall’inizio su un classico 4-4-2
con due ali abbastanza offensive. Poi, gli infortuni e i risultati negativi lo
hanno convinto a trasformare il modulo in un “albero di Natale” simile a quello
che nella passata stagione consentì al Milan di dare spettacolo in Italia e in
Europa. Davanti a Benussi, la difesa a quattro prevede Macaluso e Vicente sulle
fasce, con Orfei e Giubilato al centro. Nel centrocampo a tre Anderson agisce
in cabina di regia con Brellier e D’Antoni ai lati. La prima punta Guidoni è
supportata dai due fantasisti argentini Erpen e Miramontes. La differenza con
il 4-4-2 è la presenza di Erpen al posto di un attaccante, Biancolino o
Ginestra. Come spesso accade nelle rose così ampie, i guai fisici stanno
costringendo Ribas a schierare formazioni d’emergenza. Sarà così anche nella
gara di Catanzaro. Fuori causa Lejsal, in porta sarà confermato Benussi. In
difesa, ancora assente Turato che ha ripreso ad allenarsi con i compagni,
mancherà anche Orfei. Al suo posto, accanto a Giubilato, ci sarà Landaida,
autore di un gol e di un’ottima prestazione nell’ultima gara contro la
Salernitana. A centrocampo rientrerà dopo la squalifica D’Antoni, che prenderà
il posto di Brellier, appiedato a sua volta dal Giudice Sportivo. Nel terzetto
in mediana sarà confermato il promettente 18enne Bovo. In attacco Erpen e
Miramontes supporteranno Biancolino, ancora al centro dell’attacco dopo il gol
alla Salernitana. Una scelta obbligata per Ribas che deve fare a meno per
infortunio di Guidoni (fuori un mese), Olufemi e Ginestra.

Probabile formazione
(4-3-2-1): Benussi; Macaluso, Landaida, Giubilato, Vicente; Bovo, Anderson,
D’Antoni; Erpen, Miramontes; Biancolino.

I
PRECEDENTI
– Catanzaro e
Venezia si sono affrontate finora undici volte nel corso della loro storia. Due
volte in B negli anni ’30 (una vittoria a testa), tre volte in C negli anni ’50
(tre vittorie giallo-rosse), sei volte in B negli anni ’60 (due vittorie per
parte e due pareggi). La curiosità è che le sfide tra i cadetti sono sempre
state avare di gol, al massimo due. Mentre in serie C si registrano due netti
successi per il Catanzaro (firmati Leotta e Ziletti, Corti e Raise) e un
pirotecnico 4-3. L’ultima sfida risale a 37 anni fa: finì 1-0 per il Catanzaro.
Due anni prima, stagione ’65-66, l’ultima vittoria lagunare con un gol di F.
Mazzola.

I
TIFOSI
– Sicuramente la piazza
veneziana non può contare su una presenza di pubblico molto massiccia. Gli
abbonati stagionali sono circa 1280, altrettanti in media i paganti. Anche la
tifoseria organizzata non ha grandissime tradizioni e la fusione tra Venezia e
Mestre ha fatto venir meno anche una tradizionale rivalità molto sentita. Il
gruppo guida della Curva arancio-nero-verde (l’arancio era il colore del Mestre,
il nero e il verde quelli del Venezia) è nato proprio dopo la fusione delle due
squadre: gli Ultras Unione. Le principali rivalità del gruppo sono quelle
regionali con Verona, Vicenza, Treviso e Padova, oltre all’antipatia verso
bolognesi, parmensi e cagliaritani. Numerosi rispetto alla media, invece, i
gemellaggi che legano i veneziani a pistoiesi, cosentini, andriesi, modenesi e
agli austriaci del Rapid Vienna. Non ci sono ovviamente rapporti con gli UC,
visto che l’ultimo confronto tra le due squadre è anteriore alla nascita del
movimento ultras.

Ivan Pugliese

Autore

Redazione

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