Slow Foodball

Serie B…evute per Cesena – Catanzaro

La prossima trasferta vista da Nicolò Ditta

Chiamate un cesenate “emiliano†e vi odierà a morte; brindate con lui al grido di “Romagna libera†e sarà un vostro amico per la vita!
Eccoci qua, all’indomani della bella gara interna col Modena, prepariamoci a un’altra trasferta infrasettimanale (purtroppo).

Ci spostiamo, per la prossima trasferta, dall’Emilia alla Romagna. Due regioni che seppur unite, sono due mondi completamente diversi, una nebbiosa delle valli preparane (basta citare Ronco Bilaccio e Barberino di Mugello n.d.r.); e l’altra affacciata sul mare, e per questo più solare godereccia e spensierata.

Cittadina particolare Cesena, da sempre oscurata in quanto a “fama†dalle vicine località della riviera romagnola, ha una sua bella identità e dei bei monumenti da scoprire.
Allora, approfittando della tipica e contagiosa allegria dei romagnoli, approfittiamone per fare una gita diversa, fare i veri e propri turisti in giro per la città.

Due cose saltano subito agli occhi, per mangiare e per dormire conviene uscire dalla città.
Per dormire gli alberghi della riviera sono più economici e molto accoglienti, e per mangiare le tipiche trattorie ruspanti, o “sanizzeâ€, si trovano nelle colline che circondano non solo Cesena ma tutte le città della bella Romagna.

Il consiglio è quindi quello di farsi una bella vacanza di un paio di giorni e girare.
Purtroppo non tutti possiamo approfittare di due o tre giorni di ferie e allora, per chi va in città e ha pochi soldi, un modo per mangiare bene e spendere poco sono i baracchini delle piadine.
Piatto istituzionale per eccellenza della cucina romagnola e cesenate.

La piadina va mangiata con gli amici con le mani e senza formalismi. Come farcirla?! Semplice, con tutto quello che vi pare!
Nato come pane dei poveri col tempo la piadina è diventata un simbolo della cucina, fatta con solo uova farina e sale, con l’aggiunta di un po’ di strutto o di olio se si preferisce. La si fa cuocere nella padellina, e la si condisce.

Per fortuna la cucina romagnola non è solo piadina. Se l’Emilia è la patria dei tortelli, questa è la patria delle tagliatelle!!!
Tre punti esclamativi per ricordare un trionfo della tradizione gastronomica nazionale, tagliatelle rigorosamente tirate a mano con pomodoro, basilico e Parmigiano. L’essenza dell’Italianità a tavola. Per i secondi, niente di meglio che una sana grigliata mista.

Semplice ed essenziale. Questa è Cesena, ma più in generale la Romagna, a tavola.
Degno accompagnamento di questi piatti sono i vini romagnoli.
Allora proviamo due possibili scelte.

La cena di piadina DEVE essere rigorosamente innaffiata da litri di “Cagnina di Romagnaâ€.
Cagnina è il nome che viene dato localmente a un vino che di origine è friulana, il “Refosco dal peduncolo rossoâ€. Ha un bel color rosso violaceo, con una breve spuma; e il suo profumo è vinoso (il caratteristico odore del dopo fermentazione, simile a un novello per intenderci).
Il vino fa un rapidissimo passaggio in botte; e si può consumare già una settimana dopo la vinificazione. Vino da bere giovane, da tenere a casa al massimo un anno. il mio consiglio è di comprarne qualche bottiglia e portarla a casa.

A tavola, servito fresco, per tradizione, si abbina alla ciambella casereccia, alle castagne e ai marroni arrostiti, alle torte e crostate di frutta, ai “tortelli dolci†ripieni di confetture o di “saba†(il mosto di uva cotto).

Il crescione è una specie di variante della piadina perché viene ripiegato su sé stesso e gli ingredienti cotti con la pasta stessa, quasi a formare un “calzoneâ€. Nella piadina, gli ingredienti vengono invece messi solo a cottura ultimata.

Preferite un vino bianco? Nessun problema, due ottime alternative, il semplice e beverino Trebbiano di Romagna, e l’Albana di Romagna. Il secondo merita due paroline in più.

È stato il primo vino bianco in Italia ad avere ottenuto la DOCG, anche se, lo ripeto, DOC E DOCG non significano assolutamente qualità!.
I vini per fregiarsi di quelle denominazioni, DEVONO rispettare solo ed esclusivamente alcuni parametri e alcune caratteristiche. Fatto quello, possono fregiarsi delle denominazioni DOC e DOCG.

L’Albana, è proposta in cinque differenti versioni: secca, amabile, dolce e passita; ne esiste una versione spumantizzata.
La differenza, oltre all’appassimento o meno delle uve, la fa il residuo zuccherino.
Scegliete quella che vi piace di più, e godetevela fino in fondo.

Il fratellino minore, se così vogliamo dire, è il “Pagadebitâ€.
È un vino bianco fatto da uve “bombino Bianco†molto resistente alle intemperie e di sicura resa.
Era una sorta di assicurazione per i contadini che piantandolo sapevano di poter contare su un raccolto quasi sicuro.
Era il vino il cui ricavato permetteva di pagare i debiti, da cui il nome “paga-debitâ€.
Anche di questo vino si fanno più versioni, in particolare quella ferma e la versione frizzante.
Da provare, se volete con le minestre, le creme i risotti o una grigliata di pesce o carni bianche.

Come vedete, i piatti sono semplici e genuini, proprio come i Romagnoli. Ancora una volta la cucina rispecchia il carattere della popolazione.
godetevi questa trasferta, ne vale veramente la pena, ma purtroppo capita di settimana.

Ma ora brindiamo, a Catanzaro, al Catanzaro, e alla prossima trasferta.

In alto i calici e buona Serie B…evute!

Nicolò Ditta

Per informazioni, richieste, critiche o suggerimenti o tutto quello che vi pare, tranne soldi o bottiglie di vino; scrivetemi pure a: uctrapani@uscatanzaro.net

Autore

Redazione

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