Serie B…evute per Albinoleffe Catanzaro

Le considerazioni enologiche di Nicolò Ditta

Ma si gioca ad Albino o a Leffe?!
In nessuna delle due cittadine, si gioca a Bergamo nello stadio Atleti Azzurri d’Italia.

Una squadra che in questo inizio di campionato è appollaiata in cima alla classifica sarà la nostra prossima avversaria.
Cerchiamo allora di scoprire qualcosa di interessante, e piacevole, di Bergamo, visto che la nostra prossima trasferta sarà, in terra orobica.

Stiamo uscendo da un periodo abbastanza travagliato, vista la crisi di gioco e soprattutto di risultati della squadra.
Vediamo se una difficile trasferta come quella che ci apprestiamo a compiere, potrà riportare un po’ di serenità e di risultati alle aquile.
Serenità che ho visto in quel di Nocera Umbra, ai tempi del ritiro, e che ultimamente si è smarrita.

un pensiero voglio comunque dedicarlo al mister, Piero Braglia.
Anche se ha avuto le sue colpe in questa stagione, non dimentichiamo che è stata la persona che ci ha guidato in serie B dopo 14 lunghi anni; e il ringraziamento e la riconoscenza non possono esaurirsi, almeno per me, nello spazio i 5 giornate di campionato.
un Benvenuto, con l’augurio di Buon Lavoro, lo diamo anche al nuovo tecnico Gigi Cagni, sperando che faccia bene.

C’è un filo che lega Bergamo a Lampedusa. È una curiosità che pochi sanno, ma che è carino riportare.
Anni fa, per protestare contro l’immobilismo della provincia di Agrigento, da cui dipendono le isole Pelagie, Linosa e Lampedusa, gli abitanti di Lampedusa, si inventarono una referendum in cui si chiedeva l’annessione alla provincia di Bergamo.

Ovviamente il referendum, anche se fu fatto, rimase come una manifestazione goliardica e volutamente provocatoria, ma dà l’idea di quale sia la considerazione che l’italiano medio ha del bergamasco (e di riflesso anche quella che gli abitanti delle isole hanno degli agrigentini N.d.R.). Una persona che lavora e basta. Gente seria che magari parla poco, ma che si butta anima e corpo nella propria professione, e così in fondo è.

La città è caratterizzata dalla divisione della struttura urbana su due livelli, Bergamo bassa, moderna e dinamica, e Bergamo alta, vero e proprio gioiello storico e artistico.

La nostra visita si limiterà, per ovvi motivi, a Bergamo alta oppure, come si suole dire, alla “città alta” la città alta è raggiungibile da Piazzale Marconi (stazione FS) e da Porta Nuova con l’autobus 1 e la funicolare; oppure con l’autobus 1 per Colle Aperto.
In auto percorrendo: V.le Papa Giovanni XXIII – V.le V. Emanuele – Porta S. Agostino – Viale delle mura – Colle aperto.

Le immagini della città raccontano anche qui la storia della città stessa nei secoli, una storia che le vede passare attraverso varie dominazioni, da quella romana a quella fondamentale della serenissima.

Bergamo assunse allora un ruolo strategico quando, nel 1556, con Venezia impegnata a contrastare gli Turchi a sud, l’ultimo avamposto ad occidente prima dei territori dell’impero spagnolo, era proprio Bergamo.
La città divenne,così, il simbolo della volontà della Serenissima di non espandersi in Lombardia più di quanto non fosse già stato fatto.

Ecco che le mura che ancor oggi cingono la città vecchia, rappresentarono una sorta di garanzia reale, o visiva, se preferite, su quali fossero le intenzioni della Repubblica dei dogi.
Per la costruzione di quelle mura si mutò letteralmente l’aspetto di alcune parti della città vecchia e furono abbattuti oltre 250 edifici.
Quelle mura costituiscono una delle maggiori opere di fortificazione mai fatte dalla Repubblica veneziana in terraferma.

Oggi le mura sono visitabili. È stato costruito, a tale scopo, un vialetto interno costeggiato da Platani e Ippocastani.
La visita ai sotterranei e alle cannoniere delle mura è possibile solo, previa prenotazione, con l’accompagnamento degli esperti del Gruppo Speleologico “Le Nottole” (tel. 035 251233).

Punto di partenza per una visita della città è Piazza Vecchia, considerata il simbolo della città.
Costeggiata dal palazzo della Biblioteca Civica realizzato in epoca veneziana come sede del municipio; e dal palazzo del Podestà veneto, oggi sede dell’istituto di lingue e letterature straniere, in cui ci sono affreschi del Bramante.

Altra particolarità è la presenza sulla facciata, del leone di San Marco, simbolo della dominazione veneta. Lasciata piazza Vecchia, ci spostiamo per visitare la vicina Piazza del Duomo.

Da li si prosegue per una visita alla Basilica di Santa Maria Maggiore e alla Cappella Colleoni, l’una proseguimento dell’altra, in cui troviamo la tomba del grande musicista Gaetano Donizetti, cui la città è molto legata.
Simbolo di questo legame sono la fondazione, il teatro, la scuola di musica e il museo a Lui dedicati.
Il museo, è in una sala del palazzo quattrocentesco di proprietà della Misericordia Maggiore in Via Arena.

Chiuderà il giro turistico una visita all’antichissima chiesa di S. Michele, al cui interno sono conservati affreschi datati dal sec. XIII al XVI.

A questo punto sarà anche ora di pranzo, e quindi tempo di una sosta ristoratrice in qualche ristorantino.
Ricordiamoci che siamo al nord e che gli orari del pranzo e della cena sono un po’ anticipati rispetto ai nostri.

Un pranzo a Bergamo non può non iniziare senza un assaggio dei due primi piatti più conosciuti della tradizione orobica; la Polenta Taragna (preparata con grano saraceno), e i Casoncelli alla bergamasca.

Questa è la ricetta della Polenta Taragna per 6 persone:
500 gr. di farina grano saraceno; 1,5 Litri di acqua; 400 gr. di Taleggio o Branzi; 350 gr. di burro; Salvia e Sale.

La preparazione.
Si porta a ebollizione l’acqua; si aggiunge sale grosso, si versa poi la farina di grano saraceno, e si rimescola in continuazione; dopo circa 1 ora si toglie il paiolo dal fuoco, si aggiungono 250 gr. di burro tagliato a fettine e il formaggio a dadi piccoli.
Si rimettere, quindi, il paiolo sul fuoco per 5 minuti, continuando a mescolare.
Si serve caldissima irrorandola con il burro fuso e Salvia.

Una variante è rappresentata dalla Polenta Taragna Valtellinese che viene condita da un altro formaggio, il Bitto.

I casonsèi alla bergamasca sono, invece, una pasta fresca ripiena di carne. Piatto più complesso della polenta ma molto gustoso, da un vago sapore agro-dolce per la presenza nel ripieno di pere, uva sultanina e amaretti (che ritroveremo anche in altri piatti del nord Italia).

Abbinamento d’obbligo con il vino più rappresentativo della zona, il valcalepio, la cui produzione è consentita lungo tutta la fascia collinare estesa tra il lago d’Iseo e il fiume Adda, dal Sebino al Lario.

Il nome del vino è abbastanza rappresentativo della zona in cui viene prodotto. Il nome “Calepino” deriverebbe, infatti, dal greco “kalos-epias” che potrebbe tradursi in “terra buona o terra dolce”.

La coltivazione delle uve, e del Moscato di Scanzo in particolare, risale ai tempi dei romani, quando i fertili terreni delle colline che circondano la città alta, vennero donati in premio ai vittoriosi legionari romani che le avevano strappate ai Galli.

Se vogliamo trovare una ragione dell’uso di vitigni internazionali così diffuso nella zona, a differenza di tutto il resto d’Italia in cui si usano prevalentemente vitigni autoctoni, è da ricercarsi, appunto, nella dominazione dei Galli.
Si tratta di circa 200 ettari di zona i cui si produce un vino di media struttura ottenuto da due vitigni “internazionali”, il Cabernet Sauvignon e il Merlot.

La denominazione “riserva” prevede un invecchiamento di tre anni in botti di rovere. In questo caso avremo vini di una certa struttura e spessore che si accompagnano con tranquillità ai formaggi della zona e ai secondi di carne rossa così come a quelli di cacciagione.

Il valcalepio è anche bianco. In questo caso i vitigni usati per la produzione, anche questi internazionali (così come vengono solitamente chiamati), sono Chardonnay, Pinot bianco e Pinot grigio.

Se passiamo ai secondi dobbiamo ricordare sia i formaggi, sia i salumi.
I salumi, sono degnamente rappresentati da salsiccia, pancetta, salami, lardo, cotechino.

I formaggi, molto più interessanti, in particolare, ci parlano di una antica tradizione casearia che risale al tempo dei romani.

Tra questi ricordiamo: l’Agrì; il Branzi; la Formaggella Val di Scalve; il Formai de Mut; lo Stracchino Bronzone; la Torta Orobica; ma soprattutto gli splendidi Caprini, il delicato Strachì Tunt, e il delizioso Taleggio.

Oltre al valcalepio, sia bianco che rosso, possiamo azzardare un abbinamento con il Valcalepio Moscato Passito, interessante vino dolce ottenuto pigiando le uve di un particolare vitigno autoctono, il Moscato di Scanzo.
Le uve vengono fatte appassire per almeno 21 giorni (talvolta fino al periodo natalizio) su appositi graticci ed in locali asciutti e areati. Si procede poi alla vinificazione.
Il vino viene successivamente invecchiato per un anno, quindi imbottigliato e commercializzato dopo alcuni mesi di affinamento.
Anche se, dobbiamo precisarlo il vino è normalmente bevuto a fine pasto o da solo come vino da meditazione.

Questo vino ci prepara alla fine del pasto e, quindi, ai dolci.

Parlando dei primi piatti abbiamo citato la Polenta Taragna. C’è un altro piatto ugualmente famoso, la “Polenta e Osei”.
La Polenta, in questo caso, viene condita da uccelletti.
Per fortuna oggi quelle specie sono protette da apposita legge. “Poco carina” (per usare un eufemismo N.d.R.) è la pratica con cui si cacciano.

Se alla fine del pasto il cameriere dovesse chiedervi se gradite della “Polenta e Osei” per dolce, non preoccupatevi, non ha sbagliato lui e non dovrete ricominciare a mangiare di nuovo, a meno che non abbiate una fame biblica.

C’è, infatti, una versione dolce di questo piatto che sicuramente preferiamo.
L’aspetto è simile a un timballo di polenta con sopra gli uccelletti. Ma gli ingredienti sono profondamente diversi.
E’ la specialità dolciaria più conosciuta della tavola bergamasca.

Per la preparazione si taglia il pan di spagna a metà, lo si bagna con del curaçao.
Il pan di spagna viene quindi farcito da una crema di burro con cioccolato bianco e nocciola, con l’aggiunta di rhum, ottenuta da burro montato con cioccolato bianco fuso, cui viene aggiunta la pasta di nocciole e il rhum.
Fatto ciò, si posa sopra l’altro disco del pan di spagna e lo si ricopre con una crema di burro ottenuta con albumi montati a neve e zucchero cotto.
Una volta che si è raffreddato il composto, si incorpora il burro precedentemente montato a crema.
Il pan di Spagna viene, infine, ricoperto con del marzapane giallo e, quindi, spolverato dello zucchero giallo in cristalli.
La decorazione finale è composta da passata di albicocche su cui vengono posti cubetti di cedro candito e gli uccelletti.
Gli uccelletti che vengono posati sopra la forma della polenta sono preparati con marzapane ricoperto da uno strato di passata di albicocche con polvere di cacao o, in alternativa, di cioccolato.

La lettura della sola ricetta è già sufficiente a rendere vani due mesi di dura dieta.
Ma questa è la cucina, e quindi noi cerchiamo di riportarla.

Altra specialità della zona è la “torta Donizetti”, o la “turta del donizet” come viene localmente chiamata.
Dedicata al grande musicista bergamasco Gaetano Donizetti, è un ciambellone spolverato con dello zucchero a velo; e preparata con farina, fecola, burro, zucchero, uova, ananas e albicocche candite, con maraschino e vaniglia.
Un dolce sicuramente più “umano” in quanto a calorie, il cui nome ribadisce ancora una volta il forte legame della città col suo illustre figlio.

Avrete sicuramente notato come abbia parlato poco di vini.
In questo, la provincia di Bergamo non è molto generosa.
Il grosso della produzione in Lombardia è concentrato, infatti, in altre due zone; la provincia di Brescia e la zona della Franciacorta per gli spumanti più importanti prodotti in Italia, ma anche per vini fermi, e l’Oltrepò pavese per la produzione di altri vini molti interessanti e per spumanti che prendono il nome dalla zona di produzione.

Non ce ne vogliano i nostri amici bergamaschi, ma la provincia di Brescia li supera nettamente. Ad onor del vero dobbiamo comunque dire che una piccola parte della Franciacorta ricade anche in provincia di Bergamo, ma è quasi irrilevante.

Giunti a questo punto del pasto, avrete due possibilità, gustarvi una grappa e un caffè sperando vi aiutino a digerire; oppure, se avete ancora fame ricominciare il pasto, scegliendo i piatti che non avete ancora provato.

Probabilmente quando troverete le forze per alzarvi dalla tavola (ho volutamente scritto alzarvi e non RI-alzarvi perché dubito abbiate avuto la forza di farlo prima d’ora, visto il menù), sarà ora di rimettersi in marcia per Bergamo Bassa (per fortuna la strada è in discesa N.d.R.), per avviarvi allo stadio.

Ma ora brindiamo, in alto i calici e buona Serie B…evute!

Nicolò Ditta

Autore

God

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