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Rischio Titanic per il Catanzaro, mentre la società continua a suonare

L’editoriale di Francesco Ceniti

A volte un articolo fa la differenza (e che differenza): fino a qualche anno fa il Caf era sinonimo, politicamente parlando, nel migliore dei casi di compromessi e spartizione di poteri. E in Calabria (così come nel resto del Sud) il tutto si è tradotto nel voto clientelare (io do una cosa a te…). Situazioni passate (il Caf, su tutto il resto meglio sorvolare) e che sono poco note alle generazioni nate negli anni Novanta. Ma provate a domandare a un ragazzo catanzarese di 13 anni un parere sulla Caf (al femminile): un sorriso illuminerà il suo volto e subito vi risponderà di getto: “Giustizia è fatta, hanno tolto al Catanzaro la penalizzazione”. Sintesi perfetta di una sentenza che ha soprattutto spazzato via qualunque dubbio sull’onestà della società giallorossa, che in così poco tempo è riuscita a riportare le Aquile in cieli dimenticati da troppo tempo.
Certo, poi c’è il lato prosaico (da non sottovalutare): la classifica è ritornata ad essere con il segno più. Non solo, se si legge il tutto in modo approfondito emerge un’altra cosa da non sottovalutare. La decisione dei giudici romani ha tolto di mezzo quello che poteva essere un pericoloso alibi usato da molte persone (allenatore, giocatori, società e gli stessi tifosi). Ci spieghiamo meglio. In questa prima fase del campionato spesso si sentiva pronunciare frasi del tipo “Non guardiamo la classifica”; oppure “La penalizzazione è una mazzata psicologica”; e ancora “Dobbiamo giocare con il fardello dei meno cinque che ci obbliga a fare risultato”… Insomma, il rischio era che questa benedetta penalizzazione andava a influenzare scelte e partite da settembre fino a maggio (come se non bastavano due vittorie di fila per cancellarla). Tanto più che al Catanzaro nessuna chiedeva (e chiede) quest’anno un nuovo miracolo (la promozione). Proprio per via di quest’ingiusta zavorra, invece, bisognava cercare di partire sparati per trovare punti pesanti. Non è andata così: abbiamo assistito ad alchimie tecniche e un nervosismo fuori luogo. Il risultato, disastroso, è sotto gli occhi di tutti: tre sconfitte consecutive, ma quello che è peggio sono le prestazioni sempre più comatose.
Abbiamo già scritto sulle scelte di società e allenatore. Vorremmo ampliare il discorso alla vigilia di un derby delicato che potrebbe costare la panchina a Braglia nonostante le smentite di rito. Purtroppo non è possibile fare la politica degli struzzi: dopo l’ennesima lite tra il tecnico e il capitano Carbone, la società (già, ma chi decide veramente tra i soci?) deve prendere una posizione altrimenti rischia di fare la figura dell’orchestra che continuava a suonare come se nulla fosse mentre il Titanic affondava. Il Catanzaro non può permettersi un allenatore dimezzato: quindi o ci saranno provvedimenti contro i calciatori indisciplinati oppure si cambia guida tecnica. Una cosa è certa: per ora regna sovrana la confusione. Per questa ragione comunque vada a finire la gara di sabato ci sembra arrivata l’ora di sistemare l’organigramma. Il Catanzaro è l’unica squadra di serie B che non ha un direttore sportivo e pertanto non è chiaro chi abbia la responsabilità degli acquisti (e dell’equilibrio dello spogliatoio che poi è alla base dello sfacelo presente).
Qualcuno potrebbe obiettare che i giallorossi hanno un d.s. ombra (Gabriele Martino), ma la cosa in Italia non è più di moda dalla scomparsa del Pci. Nell’attesa di capire qualcosa questo ci permettiamo di porre l’accento su Pasquale Logiudice. La Caf lo ha ripulito dal fango tiratogli addosso da molte persone, adesso spetta all’Us Catanzaro completare l’opera. La serie B conquistata, infatti, porta il marchio di fabbrica di Logiudice che ha messo in piedi la squadra con oculatezza (e con pochi soldi) per poi gestirla da perfetto mediatore durante la stagione. E’ stato forse il collaboratore più prezioso di Braglia (che lo interpellava per qualsiasi dubbio) e nello stesso tempo il vero uomo spogliatoio. Se i momenti difficili (stipendi pagati non certo in modo puntuale, ad esempio) sono passati senza creare danni, molto del merito è stato proprio dell’ex terzino. Non sarà facile ripetersi quest’anno, ma non vediamo all’orizzonte nessun’altra figura capace di assumersi questa responsabilità (a meno di un esonero di Braglia e panchina affidata a uno tra Papadopulo o Cagni. Ma che questa sia la panacea non è sicuro).
Logiudice, poi, saprebbe anche operare sul mercato per rimediare ai buchi prodotti da una campagna acquisti dispendiosa, che ha regalato ai tifosi del Catanzaro nomi importanti, ma che al sodo ha lasciato parecchi buchi nell’organico. Qualche esempio? Basti pensare che i giallorossi non hanno a disposizione un vero esterno di sinistra a centrocampo (l’unica alternativa è Caterino) capace di fare male agli avversari. Nell’attesa che rientri Ferrigno (a proposito: sarebbe da pazzi lasciarlo libero e su questo tasto continueremo a battere ogni settimana) bisogna fare di necessità virtù. Per non parlare dell’assurdità si ritrovarsi in gruppo tre fantasisti (Carbone, Morello e Leon) e nessuna punta di rincalzo. Ad Ascoli bisognava recuperare lo svantaggio, ma in panchina non avevamo attaccanti così Braglia ha inserito Arcadio (qualcuno ci dovrà spiegare perché si è voluto prendere a tutti i costi un giocatore che l’anno scorso aveva rifiutato di vestire la casacca giallorossa per restare in C2 dove ha realizzato la bellezza di 5 gol) a tre minuti dalla fine, mentre per tutta la gara Carbone ha giocato da mediano (e non a ridosso di Corone e Cammarata).
Ci fermiamo qui perché il succo del discorso è chiaro: la Caf ha ridato una classifica dignitosa alla squadra (ma non tanto, siamo già in zona spareggio). Ora spetta alla società restituire ordine e chiarezza all’interno del suo organigramma (distribuendo, come accade in ogni azienda, compiti e responsabilità) e dipanare la querelle Braglia-giocatori; all’allenatore (se sarà confermato) di trovare un equilibrio tattico specie in difesa (tra amichevoli e gare ufficiali abbiamo sempre preso gol ad eccezione della prima uscita); ai giocatori di dimostrare il loro valore chiunque sia il timoniere; ai tifosi di riempire lo stadio (col Catania abbiamo notato dei deludenti vuoti sugli spalti). Come si vede per adesso soltanto la Caf ha fatto il suo dovere. E poi c’è qualcuno in questo Paese che si lamenta di come va la giustizia. Ma questa è un’altra storia.

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Redazione

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