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Le scelte della società e quelle di Braglia: sbagliare è umano, ma…

L’editoriale di Francesco Ceniti

La luna di miele del Catanzaro con la serie B è già finita. O meglio, forse non era mai iniziata per via della penalizzazione che ha rovinato classifica e attesa per la prima di campionato. Però era bastato il successo contro il Bari per ridare ossigeno ai giallorossi. Il ritorno alla realtà è stato durissimo: due pesanti sconfitte consecutive e ultimo posto della graduatoria. E qui bisogna metterci d’accordo: per questa stagione l’obiettivo è soltanto la salvezza. E se arriva con qualche giornata d’anticipo, tanto meglio per le coronarie. In città qualcuno si era forse illuso o abituato troppo bene dopo due anni d’oro. Si sa: il tifoso è un inguaribile ottimista tanto che c’era già un bel numero di appassionati che pronosticavano tra due anni una Champions League con il Catanzaro.
Le cose non stanno esattamente così. Ma siccome questi stessi tifosi soffrono della sindrome d’ascensore (passando dall’ultimo piano al sottoscala o in altre parole dalle stelle alle stalle), sono fuori luogo commenti isterici che non hanno nulla di costruttivo. Tutti insieme (ripeto: tutti insieme) dobbiamo portare la navicella giallorossa fino al porto previsto, sapendo che sarà costretta a fare cinque chilometri in più (leggi punti, sempre sperando che la Caf riduca la pena) degli altri concorrenti. Prima di passare a una serie di considerazioni, un’altra cosa: negli anni scorsi squadre importanti hanno speso miliardi per comprare campioni in grado di riportarli in serie A. Missione incompiuta. Anzi alcune di loro sono retrocesse (Genoa) o fallite (Napoli). Quindi smettiamola con la storia dell’organico importante, abbiamo visto nella passata stagione a che cosa sono serviti i nomi famosi per centrare la promozione. Ma questo è un discorso che affronteremo più avanti.
Per prima cosa ci occupiamo della questione Braglia. Siamo tra quelli che consideriamo sbagliato esonerarlo in questo avvio di campionato. Certo, se la barca non riprenderà a navigare qualcosa la società dovrà fare. Ma prima spetta al tecnico dare risposte convincenti, perché riteniamo che nelle ultime due sfide qualcosa abbia sbagliato. Il tempo per rimediare, però, c’è. Anche qui è d’obbligo una premessa: l’impressione (per non dire la certezza) è che Braglia stia lavorando con un gruppo non proprio in sintonia con la sue idee. Per dirla senza metafore: alcuni acquisti sono calati dall’alto senza il placet del tecnico che ha dovuto fare buon viso a cattivo gioco. Non solo, proprio noi di USCatanzaro.net avevamo chiesto nell’ultimo editoriale prima dell’estate una cosa alla società: non aspettare gli ultimi giorni di mercato per completare la squadra. Le cose sono andate nel senso opposto (non solo: gli acquisti dell’ultima’ora erano pure in condizioni fisiche precarie) e il risultato è sotto gli occhi di tutti: siamo un cantiere aperto (ma la B non ci aspetta).
Detto questo, bisogna dire che pure il buon Pierino sta facendo di tutto per complicare le cose. Da luglio ha cambiato diverse volte modulo tattico, spostando uomini come un generale alla disperata ricerca della quadratura giusta. Non l’ha mai trovata (anche per via delle cose appena ricordate). Anzi, un solo punto sembra inamovibile: l’attacco composto da una punta più due fantasisti. E’ il modulo felice che ci ha portato in serie B, ma sono cambiati uomini e categoria. In C il Catanzaro disponeva di due formidabili ali (Ferrigno, di cui parleremo più avanti, e Toledo bravi a scardinare le difese e abili nel chiudere la diagonale difensiva). Corona, poi, faceva la differenza. In B per Re Giorgio la vita è dura, specie se deve combattere da solo con tre uomini. Braglia sostiene che Carbone è una seconda punta, ma la verità è che non lo è mai stato neppure a 25 anni. Benny deve essere libero di giostrare (e inventare) dietro le punte (plurale). Un ruolo che oggi ricopre Morello che non ha certo la classe del compaesano. Senza questo accorgimento il Catanzaro continuerà ad essere prevedibile e mai incisivo (specie in casa). Certo, schierando il tridente diventa delicata la scelta del modulo. Noi pensiamo che sia fondamentale, in una squadra, il centrocampo. Perché se soffre il reparto centrale, va in crisi l’intero undici. Per questo preferiremo vedere quattro giocatori in questa parte del campo (e non tre): due centrali (uno capace di impostare, l’altro interditore) e due sulle fasce a spingere o difendere (a seconda dei casi). A quel punto la difesa a tre (tanto cara a Braglia) avrebbe la copertura necessaria per non ripetere figuracce come contro il Catania (dove pure erano in quattro).
A proposito, caro Braglia non abbiamo davvero capito la sostituzione di Bonomi con Zattarin (alla fine hanno dato più o meno lo stesso apporto), ma soprattutto lo spostamento di Grava da esterno di sinistra a centrale. Nel primo tempo l’ex ternano è stato il migliore in campo (lo spauracchio Russo annichilito). Nella ripresa si è trovato a fronteggiare Bruno, finendo per soccombere come era facile prevedere. Questi gli errori più evidenti, secondo noi, del tecnico. Non ci avventuriamo in pericolosi sentieri quali la gestione del gruppo o altre cose similari. Non abbiamo nessun indizio per emettere sentenze.
E passiamo alla società. Già detto della campagna acquisti. A questo punto sarebbe il caso di sapere con chiarezza chi l’ha gestita nel passato e chi lo farà in futuro. Ognuno deve assumersi la proprie colpe, perché fin quando non sono stampati gli abbonamenti fino alla terza giornata di campionato si può parlare di disorganizzazione (solo?), ma sul lato tecnico le responsabilità non possono essere diluite. Ci piacerebbe, ad esempio, sapere chi ha deciso gli ultimi acquisti di gennaio, quelli che dovevano far spiccare il volo alle Aquile verso la serie B. In città, invece, sono arrivati un paio di giocatori che poco o nulla hanno dato alla causa (e scartando un attaccante giovane come Motta, ieri in gol a Cesena) e che oggi sono fuori rosa ma regolarmente stipendiati. Non è un dato di poco conto, perché la società deve (giustamente) far quadre i conti e forse per questo ha deciso di licenziare Ferrigno, Pastore e Gentili per la vicenda del calcio scommesse. Una scelta legittima, ma sbagliata, sbagliata e ancora sbagliata.
Le tre volte sono volute e le andiamo a spiegare. Sbagliata la tempistica, perché i telegrammi ai calciatori sono stati spediti prima che la Caf si pronunci sui loro ricorsi (potrebbe scagionarli, o no?); sbagliata sotto il profilo emotivo perché dopo la vittoria sul Bari tutta la squadra ha dedicato la vittoria proprio ai compagni squalificati; sbagliata sotto il profilo tecnico perché uno come Ferrigno può rappresentare a gennaio (se dovessero essere confermati i 5 mesi) il valore aggiunto in un campionato che finisce a giugno. A sinistra il Catanzaro non ha nessuno con le sue caratteristiche (crea superiorità, è un lottatore e corre per due). Gentili, poi, potrebbe tornare utile in futuro anche per altri ruoli (preparatore dei portieri, ad esempio), mentre Pastore contro il Catania sarebbe stato utilissimo e fino a giugno le emergenze sono sempre possibili. Senza contare che nel periodo in cui i tre saranno fermi per squalifica, lo stipendio non sarà pagato. Quindi, cara società, ci ripensi e magari per tagliare i costi si rivolga a quei giocatori che sono in soggiorno (dorato) nella nostra città.

Sbagliare è umano, ma perseverare potrebbe fare rima con retrocessione.

Autore

Redazione

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