Intervistiamo

Il duro mestiere del Timoniere

Il Braglia pensiero in una intervista rilasciata a Gennaro Maria Amoruso

Mister, un suo collega in questi giorni è finito in
copertina per vicende extra calcistiche, parliamo della vicenda umana di Cesare
Prandelli, cosa ci dice a proposito?

Visto che è stata una cosa improvvisa e molto grave, è
venuto fuori l’aspetto prettamente umano della persona di sport ed a quel punto
li conta molto di più la cosa personale che la carriera o l’ingaggio. Io con
Prandelli ci ho giocato insieme un anno, è una personale eccezionale, e l’unica
cosa che gli auguro e che vada tutto bene, perché ripeto è una cosa molto
personale, in questo momento c’è solo da fargli un grosso in bocca al lupo.

Quando i calciatori vivono vicende “negative” dal punto
di vista personale magari sono coccolati dal gruppo, mentre se capita ad un
allenatore le cose sono diverse, cosa pensa?

L’allenatore è una persona sola solo, è solo, non ci
pigliamo in giro, fa le sue scelte, se gli va bene e bravo se gli va male è
bischero. L’allenatore è la persona più sola che c’è nel mondo del calcio,
l’unica cosa a cui ci si può aggrappare è la famiglia ed agli amici, se c’è li
ha, perché non è facile nemmeno trovare quelli. Dice sempre un mio calciatore,
Amico è una parola grossa, tutto qua, questo è Giorgio Corona che mi ha
insegnato una massima della vita a quarantanove anni.

Questo esalta l’atleta anche dal punto di vista umano?

Corona è una persona che ha dei valori indubbiamente, che
poi a volte li esterna poco questo è un altro discorso, però nella vita non si
finisce mai di imparare nemmeno a cent’anni, questo è poco ma sicuro.

Sotto l’aspetto caratteriale questo gruppo com’è?

Credo che la dimostrazione di “qualcosa” c’è stata giovedì
a Vibo. Per la prima volta li ho visti in una fase dove è venuto fuori
l’aspetto del gruppo, ma non della partita, quando sono andati tutti dal calciatore
avversario per difendere il compagno. E’ l’unica fase in quaranta giorni in cui
li ho visti veramente comportarsi da gruppo. Sembra un “cazzata”, ma secondo me
dobbiamo ripartire da lì, perchè è già un qualcosa che non lasci solo un
compagno, che vai a difendere un compagno.

Un  gesto
abbastanza simbolico?

Per me è un gesto importante, perché poi se il rispetto lo
hanno tra di loro, è un gesto importante.

Ci insegni che oltre ad avere un gruppo di “nomi” che
hanno già fatto la B, sappiamo che lo spogliatoio ha un peso rilevante, magari
uno più uno può fare anche tre se il gruppo gira, vero?

Uno più uno può fare anche quindici, dipende poi da tutta
una serie di cose. Io dico solo una cosa, nel calcio molte volte i gruppi non
li riesci nemmeno a creare, però se quando vai dentro ti porti dentro il
rispetto fra di loro, vuol dire che siamo già a metà dell’opera. Se vogliono
lottare, se vogliono darsi una mano, se alle prime difficoltà invece uno
abbandona e glielo tiro in tasca all’altro è chiaro che poi diventa tutto più
difficile, ma non credo che sia il caso del gruppo di quest’anno, sono tutti
calciatori che vanno molto d’accordo.

In queste gare ufficiali sotto l’aspetto del carattere
siamo cresciuti, dalla fatica iniziale di Catania, a ieri i miglioramenti ci
sono stati. A Salerno ci tenevo a fare una degna figura, aldilà del risultato.

In diverse occasioni hai avuto parole importanti per
Benny Carbone, sia come calciatore che come uomo, il tuo pensiero?

Come uomo ancora non lo conosco così bene, perché in un
mese non lo puoi conoscere così bene. Quello che mi è piaciuto e che rideva
sempre quando l’ho visto io, mi auguro che non perda la sua voglia di ridere,
perché se si diverte gioca bene a calcio.

Ora noi in questo momento non gli stiamo nemmeno dando una
mano, perché non abbiamo fatto niente sotto l’aspetto tattico, non abbiamo
curato movimenti, non abbiamo fatto assolutamente niente. Ma era una cosa che
io sapevo, perché non si poteva fare assolutamente altro, bisogna avere un
attimo di pazienza ed archiviata la Coppia Italia inizieremo a lavorare anche
sotto questo aspetto qui, anche per aiutarlo e per poi scegliere quei tredici
quattordici, che poi saranno in ballo per giocare col Bari la prima. Perché
dovremmo scegliere e scegliere bene, in base anche a tante cose, a come
staranno ed a come saranno.

Gennaro Maria Amoruso

 

Autore

Redazione

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