Rassegna stampa

Idee e speranze per uno stadio più sicuro…

Se ne è discusso in un convegno organizzato da “Sanguinis effusione”
da Il Quotidiano

Qual è il prezzo che si deve pagare per ottenere maggiore sicurezza negli stadi? Perché tante partite di calcio devono essere accompagnate da violente e imbarazzanti risse fra tifoserie contrapposte (e alcune volte anche fra gruppi intestini)? Fino a che punto tutti noi (spettatori, tifosi, agitatori, cronisti e innocentisti) siamo al di sopra della mischia? Gli stadi militarizzati sono sinonimo di un’esibizione di muscoli dell’apparato di sicurezza o piuttosto di una eccedente esaltazione popolare? La vita di un giovane (poliziotto, carabiniere o tifoso) vale meno di una, dieci, cento partite di calcio? Sono domande che tutti si pongono da tempo, da troppi anni, da quando il calcio è diventato un fenomeno di massa (oltre che di costume).
Dare una risposta a questi interrogativi non solo è un compito arduo, ma anche insufficiente. Servono, infatti, tante risposte e mirate soluzioni. Tutte, però, contestualizzate all’interno dell’esperienza che ogni tifoseria, nella propria individualità vive. Evitare, dunque, facili ed immediate esportazioni di modelli esteri di sicurezza nei nostri stadi. La globalizzazione del sapere (e dunque del calcio) non comporta la mera riproposizione di quanto proposto dai modelli culturali e sportivi stranieri. Permette invece la possibilità di studiare ed eventualmente di adattare con cautela e raziocinio i modelli (come quello inglese) che con troppa facilità sono additati come funzionanti. L’iniziativa di Gennaro Amoruso (presidente dell’associazione culturale Sanguinis effusione), la lucida analisi del giornalista sportivo Vittorio Ranieri, l’assunzione di responsabilità del giornalista Emanuele Giacoia, la competenza tecnica di Gino Ricci (funzionario dei vigili del fuoco), la speranza di Gianluca Terranova, l’attivismo di Tony Sgromo (assessore comunale allo Sport) e la sicurezza dell’amministratore delegato dell’Us Catanzaro, Massimo Poggi, forniscono un punto di partenza ed un punto di arrivo in comune. La sicurezza negli stadi è innanzitutto un problema di cultura. Un problema che però è migliorabile (se non risolvibile) solamente attraverso una collaborazione più stretta fra tifosi e società sportive.
Per il terzo anno consecutivo, l’associazione Sanguinis effusione si è data appuntamento presso la sala consiliare di Soverato circondata da mirati ospiti scelti per le necessarie competenze tecniche e sportive per affrontare l’argomento in discussione, e dal sindaco di Soverato Raffaele Mancini. Gennaro Amoruso ha coordinato il dibattito partendo dall’assunto che «la situazione degli stadi italiani è pessima» e proseguendo con il proposito che «proprio Catanzaro possa diventare il primo laboratorio di sperimentazione con successo di nuove e più adeguate misure di sicurezza».
Vittorio Ranieri ha spiegato la particolare e difficile visione della violenza degli stadi dagli occhi di un giornalista sportivo che nota la mancata corrispondenza fra «i buoni propositi estivi e le tragiche cronache invernali». Per Ranieri l’ago della bilancia è la prevenzione piuttosto che la repressione.
Emanuele Giacoia, dall’alto della sua esperienza più che decennale nel mondo sportivo e giornalistico, ha ammesso con fermezza che siamo dinanzi ad un concorso di responsabilità fra il divismo dei calciatori, il lassismo dei dirigenti e delle società e l’intolleranza dei tifosi. Da qui la necessità di valorizzare la cultura dello sport e del calcio come comunione e non separazione di persone.
Gino Ricci, funzionario dei vigili del fuoco, ha invece spostato la discussione su un aspetto più tecnico della sicurezza degli stadi. «Più lo stadio è colmo e più la gestione della sicurezza è difficile ­ ha dichiarato Ricci ­ per cui si trasforma rapidamente in un territorio ad alto rischio sismico. In questi casi ­ ha proseguito ­ il vero nemico non è né l’avversario né il goal subito bensì il panico. Occorre dunque mantenere alta la tensione e la calma». Se Francesco Gualtieri, conigliere comunale di Soverato con delega allo sport, si è riallacciato alle parole di Giacoia, il tenore Gianluca Terranova ha regalato ai presenti la lettura del testo di una canzone dedicata alla figura dell’arbitro dal significativo titolo “Campi aperti”.
L’incontro è proseguito con un intervento telefonico di Franco Maccari, presidente nazionale del Sindacato autonomo di polizia, che ha precisato che «la sicurezza è doverosa e necessaria in uno sport come il calcio che, in fondo, è solo divertimento». Filippo Capellupo, presidente del Comitato regionale arbitri, ha ridimensionato l’immagine degli stadi violenti: «In fin dei conti ci sono solamente tre o quattro tifosi violenti fra una moltitudine di ventimila persone». È dunque riduttivo, oltre che scorretto, additare un’intera tifoseria, che, da parte sua, deve ricondurre il calcio in una dimensione più umana: «Anche l’arbitro può sbagliare come qualsiasi altro atleta. Bisogna capire e far capire che l’errore è ammissibile».
Atteso l’intervento di Tony Sgromo per la comprensione dello stato dei lavori in corso allo stadio “Nicola Ceravolo”. «Lo stadio sarà pronto per il 22 agosto ­ ha dichiarato Sgromo ­ ovvero per la partita inaugurale di Coppa Italia. Seguendo le direttive della Lega e della questura abbiamo predisposto un sistema di videosorveglianza con cinque telecamere e due sale di regia e di controllo: una all’interno dello spogliatoio ed un’altra in tribuna stampa. Abbiamo eliminato i mezzi gradini delle curve, costruito nuove e più efficienti vie di fuga e portato la capienza dello stadio a quindicimila spettatori».
Infine, Massimo Poggi, i suoi propositi e le sue speranze. «Vorrei uno stadio senza barriere, simile a quelli inglesi, perché in realtà sono veramente pochi coloro che disturbano la partita. Il campionato inizierà comunque in uno stadio nuovo e sebbene la soluzione ideale sia quella di eliminare botte e manganelli, abbiamo capito che molti fraintendimenti nascono quando i celerini provengono da fuori e arrivano in città il giorno della partita senza conoscere adeguatamente la situazione locale».

Fabio Lepre

Autore

Massimiliano Raffaele

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