Rassegna stampa

La Ue dice no ai contratti spalmati su dieci anni

Nuova batosta dal commissario Bolkestein: « Avete due mesi di tempo per cambiare la legge salvacalcio »

MILANO « Quel che vogliamo è che il contratto dei giocatori sia cancellato dal bilancio di una società al termine della durata del contratto stesso, senza ammortamenti, decennali o meno e che a bilancio sia iscritta l’eventuale perdita di valore del singolo giocatore, per esempio in caso di infortunio » dice da Bruxelles Jonathan Todd, portavoce del commissario Ue al mercato interno, l’olandese Frits Bolkestein. Parole pesanti, ancora meno possibiliste di quanto ci si potesse aspettare.
La commissione europea chiede all’Italia di modificare la legge spalmadebiti ( il cosiddetto salva- calcio) per quanto riguarda « le relazioni finanziarie delle associazioni sportive professionistiche, comprese le società calcistiche di serie A » . Secondo Bolkestein, il decreto viola « la normativa dell’Unione europea in materia di contabilità, poiché i bilanci patrimoniali di varie associazioni sportive non forniscono un quadro veritiero e fedele » . L’orientamento del commissario per il mercato interno era noto ed era prevedibile che venisse formalizzato, ma forse il calcio italiano si attendeva maggiore clemenza o che la trasformazione in « parere motivato » arrivasse più in là nel tempo. La Commissione, invece, sembra determinata ad accelerare in direzione di una modifica sostanziale al decreto.
La forma del « parere motivato » è la seconda fase del procedimento previsto nel trattato Ue per i casi di infrazione del diritto comunitario e, in pratica, segna l’inasprirsi della contesa.
Senza dimenticare che in fase ancora più avanzata è la procedura attivata da un’altra commissione, quella per la concorrenza, presieduta da Mario Monti.
« In mancanza di una reazione soddisfacente ( daparte del governo italiano, n. d. r .) entro due mesi — ricorda l’Esecutivo Ue — la Commissione può adire la Corte di Giustizia Ue » . Anche se Todd rimane sul vago: « Attenderemo che il governo italiano mostri la volontà di cambiare la legge, solo allo scadere dei due mesi la Commissione deciderà se rivolgersi o no alla Corte di giustizia » .
Nel suo comunicato ufficiale, la commissione spiega bene cosa vuole sia modificato nella legge approvata nel febbraio 2003. « Le maggiori società calcistiche per le quali i contratti dei giocatori costituiscono la massima voce di spesa — si legge — , possono presentare conti nei quali i costi effettivi di un determinato anno sono sottovalutati, le perdite reali sono occultate e si fornisce agli investitori un quadro fuorviante (…).
Il decreto salva- calcio precisa che le società che scelgono di applicare le norme speciali così introdotte devono procedere, ai fini contabili e fiscali, ad ammortizzare tale voce di bilancio in dieci importi annuali uguali, anche se i diritti stabiliti nei contratti con i giocatori hanno durata, per esempio, solo biennale o triennale » . Insomma, la Ue chiede di eliminare la possibilità di spalmare il valore dei giocatori sui 10 anni e chiude anche alle normali pratiche di ammortamento sui 3 o 5 anni. In base a due direttive contabili Cee chiede che sia permesso di « spalmare » i contratti solo per l’effettiva durata.
Una doccia fredda per i club che hanno utilizzato per centinaia di milioni lo spalmadebiti, anche se la procedura europea una volta avviata può durare due anni.
Nel recente prospetto per l’aumento di capitale della Roma si rileva che « un eventuale esito negativo della procedura di infrazione potrebbe determinare un rischio per la continuità aziendale » .
Per quanto riguarda la Lazio, poi, la Deloitte nella relazione sull’ultimo bilancio aveva avvertito che la mancata applicazione del salva- calcio avrebbe fatto lievitare la perdita d’esercizio di 191,6 milioni. Un’enormità.

Massimo Arcidiacono

Autore

Tony Marchese

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