Rassegna stampa

Benny Carbone: perché ho scelto Catanzaro

da Gazzetta dello Sport

Perché andare all’estero per una vacanza quando la regione dove sei nato offre spiagge e mare da sogno? E perché giocare lontano da casa quando arriva la chiamata giusta proprio da una squadra della tua terra? A queste due domande, magari non proprio nello stesso ordine, Benito (Benny per tutti) Carbone ha risposto in modo uguale. E ha scelto la Calabria.
La storia avrà oggi il lieto fine (la firma che legherà per quattro anni al Catanzaro il fantasista, che poi resterà come dirigente), ma intanto è utile capire i motivi di questa decisione non certo usuale in un calcio dove le bandiere non vanno più di moda e i soldi sono il propulsore che muove pure le montagne. Ogni tanto, però, c’è qualcuno che va controcorrente. Un anno fa Gianfranco Zola rinunciò a Champions League e benefit vari promessi dal patron del Chelsea Roman Abramovich pur di tornare a Cagliari. Adesso quest’eredità è raccolta da Carbone. Il viaggio è più breve, ma il salto all’indietro è pur sempre notevole: da punto fermo nel nuovo Parma (con finestra europea garantita dalla coppa Uefa e un bel biennale da sottoscrivere) a leader del neopromosso Catanzaro. In serie B. La gioia con la quale il giocatore accetta per la prima volta di parlare di questa svolta è già un buon punto di partenza. Lo fa dalla sua Bagnara, mentre si gode il sole calabrese (Caraibi cosa?) tra un bagno e una granita.

– Allora, Carbone, com’è nata quest’idea?

«Guardi, se 20 giorni fa qualcuno mi avesse detto che nella prossima stagione avrei giocato vicino a casa, beh come minimo avrei scosso la testa. Poi qualcosa è cambiato. Sono venuti da me il presidente del Catanzaro e un imprenditore reggino (Nino Princi, ndr), che nella società occuperà un ruolo importante. Con parole semplici mi hanno illustrato un progetto e io mi sono entusiasmato».

– Prego, ci faccia capire…

«Parliamoci chiaro, io a Parma stavo benissimo. Avevo la stima del nuovo allenatore e della dirigenza. Non avevo motivi per andar via. Però…».

– Però?

«Ritorno in Calabria da uomo simbolo di una grande squadra come il Catanzaro, che vuole in breve tempo arrivare in serie A. Insomma, è una cosa che mi carezza il cuore. Io che ho giocato in Inghilterra so benissimo che cosa vuol dire stare lontano da casa, respirare un’aria diversa. E se nella prossima stagione vado in giro per l’Italia indossando una maglia giallorossa so di far felici tantissimi tifosi che sono emigranti da molti anni e aspettano una gara di calcio per restare in contatto con la propria terra. Il Catanzaro ha un seguito di pubblico incredibile: già m’immagino quante gente verrà a vederci a Torino oppure a Piacenza. Veda, la circostanza che io possa lasciare il segno nella mia regione è un fatto che considero decisivo».

– In ogni caso una scelta combattuta. Tant’è vero che ancora lei non ha firmato.

«E questo dimostra la mia serietà e quella della dirigenza catanzarese. Perché io ho voluto rifletterci bene, ma soprattutto ho chiesto garanzie. Quando mi hanno illustrato nei dettagli il progetto per i prossimi anni ho capito che si poteva davvero concludere la trattativa. Ho già dato la mia parola. Il contratto? Domani (oggi per chi legge, ndr) dovrebbe essere il giorno giusto. Ma ripeto: i problemi erano altri e sono stati già superati».

– Tutto molto chiaro. Fra l’altro in squadra potrebbe ritrovare Fabrizio Cammarata, suo compagno a Parma e che ha il suo stesso procuratore.

«Sarebbe un buon colpo. So che la trattativa è messa bene, ma se c’è da spendere una parola giusta lo farò. Fabrizio è una punta in grado di fare la differenza in serie B. E poi mi hanno già parlato benissimo di Giorgio Corona. Io, fra l’altro, ho sempre fatto bene con giocatori simili come Silenzi e Agostini. Insomma, sarebbe un trio d’attacco niente male».

– Lei parla di questa nuova avventura con un entusiasmo incredibile…

«Non è un’impressione, sono felice. Non vedo l’ora di incontrare i miei nuovi compagni, salutare i tifosi del Catanzaro, partire per il ritiro e mettermi al servizio del tecnico Piero Braglia. Ho 32 anni e fisicamente sto molto bene come dimostra il buon finale di stagione che ho disputato con il Parma. Io e i miei compagni abbiamo passato momenti difficili per le vicende societarie, ma lo spogliatoio è rimasto molto unito anche per il ruolo che i cosiddetti senatori hanno svolto dietro le quinte. Ora penso di poter dare molto alla causa giallorossa. E’ una scelta di vita, ma non bastano le parole: nel calcio contano i fatti. Per questo fremo: voglio dimostrare a tutti quanto contano per un giocatore le motivazioni. Il Catanzaro e la sua dirigenza mi hanno dato una grande possibilità. Non posso deluderli».
Parola di futuro capitano giallorosso.

Francesco Ceniti

Autore

Redazione

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