Le radici e le ali

Le nostre radici, la nostra storia, in questi giorni di festa Noi non dimentichiamo …

Il destino, lo sappiamo tutti, riserva sempre dei colpi a sorpresa nei
momenti più impensabili. Così, mentre un’intera città impazzisce dietro ad un
sogno cullato tenacemente negli anni, mentre le aquile riaprono le ali e
finalmente riprendono a volare, mi è capitato quasi per caso di imbattermi in
uno degli uomini che rappresentano le radici più profonde, e quindi più
nascoste, dell’Us Catanzaro.

Italo Cirene, classe 1912, per
tutti Guerra – soprannome che rimanda alle gesta epiche del campione di
ciclismo Learco Guerra – ha speso una fetta consistente della sua vita al
servizio del Catanzaro. Nelle sue parole lente e sofferenti, consegnatemi in
una stanza dell’Ospedale Pugliese, ho visto scorrere i ricordi di chi per 31
lunghissimi anni ha dedicato la propria arte di massaggiatore ad una squadra
che già allora si faceva onore nei campi di tutta Italia. Nel 1946, proprio
come avviene oggi, il Catanzaro festeggiava una storica promozione in Serie B e
in date come queste, in avvenimenti come questi, affonda quella gloriosa
tradizione, quella lunga ininterrotta storia che sola spiega la peculiare
simbiosi che lega il Catanzaro calcio alla città di Catanzaro. Direi di più: è
in uomini come Italo Cirene che affonda questa tradizione.

Il vecchio massaggiatore, 92 anni
e 9 dei suoi 18 figli ancora viventi, ricorda tanti altri campionati di serie B
– i mitici anni ’60 della Catanzarese – e racconta di un calcio e di uomini che
non ci sono più, ma affida ai suoi ultimi scampoli di attività i legami che ci
portano ai giorni nostri, rammentando gli inizi timidi di chi, come Masino
Amato, ancora oggi lavora al servizio del Catanzaro.

Così ora che le Aquile ritornano
a volare in alto, ora che comincia a passare il momento magico della festa,
sarebbe bello che qualcuno si dedicasse ad omaggiare il passato. Le radici, si
sa, ogni tanto vanno innaffiate e Italo Cirene, che dignitoso e felice gioisce
per le nuove vittorie della sua squadra, meriterebbe un gesto affettuoso, una
carezza, da parte della sua città.

Nicola Fiorita

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