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La serie B, il maggio degli ultrà e gli abbonamenti cresciuti

L’editoriale di Francesco Ceniti

Scusate il ritardo. Il Catanzaro riabbraccia la B dopo 14 anni al termine di nove mesi vissuti intensamente, con un doppio carpiato iniziato in C2 e finito nella serie cadetta. Certo, il vento ha per una volta soffiato dalla nostra parte (leggi ripescaggio), ma dopo la squadra ha vinto con pieno merito un campionato difficile correndo sempre nelle prime posizioni per poi piazzare l’allungo vincente negli ultimi chilometri. Fin qui, direte, nulla di nuovo all’orizzonte. Giusto, sono cose scritte più volte in questi giorni. E allora scusate anche il nostro ritardo.

Sguardo al futuro, dunque. O meglio, spazio ad alcune riflessioni post festeggiamenti. I temi non mancano: dalla voci di mercato alla campagna abbonamenti; dalla vicenda scommesse al ruolo che le Aquile potranno recitare in serie B; dai sogni dei tifosi al maggio particolare degli ultrà. Partiamo proprio da quest’ultimo aspetto (di sicuro il più scottante). Gli incidenti d’Arezzo e la litigata del Ceravolo hanno scosso gli animi di tutto il popolo giallorosso. Anzi, spaccato più che scosso. Perché le prese di posizioni sono state subito nette: con gli ultrà o contro di loro. Chiariamo subito una cosa: non è compito nostro condannare o assolvere una parte così importante (e rumorosa) della tifoseria. Quello che ci preme, invece, e cercare di soppesare le due versioni (perché la verità non sta mai da una sola parte) e poi dare seguito a delle riflessioni.
In primis ci preme mandare un forte abbraccio alle famiglie dei ragazzi colpiti dai provvedimenti giudiziari. Perché qualsiasi cosa sia accaduta non bisogna dimenticare che adesso ci sono dei papà e delle mamme disperate. E hanno ragione: una condanna penale può rovinare una vita. Se poi questa arriva per “colpa” di una passione come il calcio, allora il “perché” rischia di non trovare una risposta. Per questa ragione, cari ragazzi, fateci una cortesia: pensate bene a quello che fate. Spesso, infatti, alcuni comportamenti sono casuali o peggio indotti dal momento (per non dire della cattive compagnie). Diffidate da chi vi suggerisce che la “mentalità ultrà” sia aggredire le tifoserie avversarie, caricare la polizia, rubare negli autogrill o devastarli. Questi si chiamano teppisti e non hanno nulla a che fare con il vero movimento ultrà. E poi basta prendere esempio dalla nostra curva: è stata dedicata a Massimo Capraro, un ragazzo (uno di voi) che aveva carisma e sapeva come indirizzare nei giusti binari l’entusiasmo di mille come lui.
E anno dopo anno gli ultrà giallorossi hanno dato dimostrazione di grande maturità: sono andati in tutti gli stadi della serie C ingoiando insulti e provocazioni, ma tifando sempre per 90 minuti e restando uniti per poi ritornare a casa senza ingaggiare guerriglie cittadine. E anche quando in alcune piazze (Catania e Messina in primis) sono stati coinvolti loro malgrado in episodi poco gradevoli, hanno saputo circoscrivere i fatti senza vendette o altre corbellerie. Certo, il “mestiere” dell’ultrà è difficile: un funambolo sempre in bilico tra l’altare (“il dodicesimo uomo in campo”) e la polvere (“la parte malata del calcio”). Ora, agli occhi di molti negli ultimi giorni gli ultrà del Catanzaro sono finiti (dopo una stagione da dieci e lode) nella polvere. Fuori da ogni metafora: i fatti d’Arezzo non sono una pagina di cui andare fieri, così come la carica effettuata all’interno della curva. Di sicuro l’effetto è stato preceduto da una causa. Ma qualunque sia stata non giustifica la successiva reazione. Soprattutto perché (ne siamo sicuri) non rispecchia la nostra tifoseria. Ecco, in queste due circostanze probabilmente hanno avuto buon gioco tre o quattro teppisti che usano la curva per sfogare i loro uzzoli. E sono riusciti nel loro intento: trascinare nella polvere persone (meglio: ultrà) che non fanno della violenza il loro credo. La bufera è passata (per tutti, ma non certo per i 17 arrestati ad Arezzo: il nostro augurio è che in appello la giustizia sappia valutare meglio di quanto ha fatto sull’onda dell’emotività) e forse alla ripresa del campionato questi quattro violenti (sedicenti ultrà) saranno stati isolati dalla espressione più genuina dalla curva Massimo Capraro. Così, i funamboli torneranno ad essere il dodicesimo uomo in campo. Com’è giusto che sia.
Il discorso ultrà ha preso molto spazio. Le altre questioni affrontate in apertura meritano approfondimenti nei prossimi editoriali. Ci limitiamo, però, ad alcune anticipazioni. Punto primo: la squadra. Di sicuro va rinforzata con almeno cinque acquisti di categoria. Il più urgente? Una punta da affiancare a Corona perché Luiso (ci perdoni la franchezza) non ci sembra all’altezza e un regista di qualità ed esperienza (sembra quasi il ritratto di Gaetano Fontana). Se arriveranno questi innesti, il Catanzaro potrà togliersi delle belle soddisfazioni anche in serie B. A proposito: qualche cabarettista degno di Zelig continua a sperare sul nostro coinvolgimento nel cosiddetto calcio scommesse. Al momento la società giallorossa non è corre nessun pericolo. Sasà Ambrosino (che è l’unico giocatore che sta collaborando con la giustizia) con i giudici è stato chiaro: non era al corrente di partite truccate. Tantomeno sul Catanzaro. E finché non ci sono prove di combine, nessuna squadra rischia per responsabilità oggettiva (delle scommesse rispondono personalmente i giocatori).

A proposito di barzellette: anche la solerzia con cui la società ha lanciato la campagna abbonamenti è stata fonte di sorrisi. Non tanto per i prezzi (fuori mercato anche con l’euro), ma perché sono stati tarati su 22 gare (invece che 20). Ora, siccome qualcuno ha già sottoscritto il tagliando e appare scontata una calibratura verso il basso dell’abbonamento (più una serie di sconti che saranno previsti per i vecchi clienti e altre iniziative che sono allo studio), ci piacerebbe conoscere dalla società in che modo pensa di riparare all’ “errore” involontario. Fermo restando che fare l’abbonamento (a un giusto prezzo, però) è il cemento indispensabile per aiutare i dirigenti a costruire una grande squadra. Sarebbe bello superare quota 5.000. Staremo a vedere. Come? Non abbiamo parlato del sogno dei tifosi giallorossi? Per il momento lasciamolo A riposo.

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Redazione

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