Notizie

Abbiamo perso le parole, non la passione

L’editoriale di Francesco Ceniti

Ci riesce difficile trovare gli aggettivi giusti per descrivere quello che sta accadendo intorno al Catanzaro calcio. Pensavamo d’aver visto tutto la settimana scorsa, quando è andata in scena la farsa calabro-emiliana. Ci sbagliavamo di brutto. Credevamo che dopo l’ennesima dimostrazione di coraggio e amore verso i colori giallorossi da parte dei tifosi (domenica pomeriggio qualche passante della capitale, vedendo il fiume giallorosso dalle parti del Flaminio, chiedeva “Ma la Roma non ha giocato ieri sera?”), si sarebbe evitato un “regalo” al curaro (leggi la giornata di ieri). Altro errore clamoroso di valutazione. Eravamo convinti (e lo siamo tuttora) che il compiuto di un’Amministrazione comunale sia quello di salvaguardare il patrimonio della città, squadra di calcio compresa. Se da un lato siamo grati all’assessore allo Sport Toni Sgromo per aver cercato di mediare (seppur in ritardo e forse perché il cuore del tifoso ha vinto sulla fredda ragione del politico) tra i litiganti, dall’altro siamo sconcertati per le parole spese (nessuna) sulla vicenda da parte del sindaco Sergio Abramo.
Confidavamo nella passione e nell’orgoglio dei molti imprenditori (miliardari) catanzaresi, che hanno saputo costruire grazie alla loro sagacia (e ai soldi dei clienti) dei veri e propri imperi commerciali. In due anni di telenovela nessuno di loro ha sentito il dovere d’aiutare il Catanzaro (grazie di cuore).
E arriviamo agli attuali proprietari della società giallorossa. Visto quello che è accaduto, l’unica soluzione realmente dignitosa sarebbe quella di consegnare la squadra ai tifosi, chiedendo scusa per il danno causato all’immagine della città. Non è, ovviamente, una strada praticabile. Allora cerchiamo di dipanare la matassa attraverso qualche. L’acquisto di qualunque cosa presuppone un acquirente e un venditore. Entrambi hanno ben in mente il loro scopo. La trattativa potrà essere lunga, estenuante, ma sempre nel rispetto dei propri ruoli. Sulla vicenda Catanzaro, invece, si assiste a uno strano balletto. Chi dice di voler comprare la società, nel giro di poche ore cambia opinione è comunica di voler vendere le proprie quote; chi da mesi dichiara di voler uscire dal Catanzaro per un motivo o per un altro è sempre in sella; chi sulla carta dovrebbe essere il nuovo proprietario si rivela (nella riunione decisiva) pronto soltanto ad acquisire il 49%, per di più con assegni in bianco firmati da terzi; chi detiene quote infinitesimali diventa protagonista per una giornata (a proposito, una domanda all’Us Catanzaro: è vero che l’avvocato Aiello ha un contratto di cinque anni in qualità di legale della società giallorossa?). Per non parlare delle mille riunione, segrete e non, davanti a commercialisti, professionisti, notai e polizia. Al confronto il compito degli ispettori Onu in Iraq è una barzelletta.
Potremmo andare avanti per ore, ma siamo certi d’aver già disorientato il lettore (ma state tranquilli: anche chi scrive ha le idee confuse). Da tutto questo quadro surreale, che sarebbe piaciuto molto a un maestro del genere come Jackson Pollock, riusciamo solo a trovare due interpretazioni. Se davvero Parente e Poggi hanno intenzione di comprare il Catanzaro, allora lascino da parte rancori e atteggiamenti incomprensibili (conferenza stampa durata sessanta secondi, comunicati incomprensibili, mesi di silenzio) chiudendo la trattativa (alle condizioni accordate a Tallarida: vale a dire con il versamento delle anticipazioni) in tempi rapidi; se, invece, la cosa non dovesse accadere, invitiamo Giovanni Mancuso a riprendersi, entro questa settimana, la società ricapitalizzando totalmente il bilancio (in sostanza ricomprandosi le quote di Parente e Poggi, così come fece Soluri con Mauro), pagando gli stipendi ai giocatori, nominando un presidente gradito all’ambiente (come Mimmo Cavallaro) e un direttore generale (Improta, ad esempio) che stia sette giorni su sette vicino alla squadra. Non solo, abbatta i debiti in bilancio usufruendo del condono fiscale e, infine, avvii (se lo ritiene opportuno) trattative serie con gli imprenditori interessati (tipo Gioele Cavallaro).
Abbiamo lasciato volutamente il dolce alla fine. Chiamatela pure retorica, ma domenica scorsa il Catanzaro ha strappato un punto grazie soprattutto ai suoi tifosi. Senza quei 500 straordinari ragazzi siamo convinti che la squadra non avrebbe avuto la forza di reagire alle avversità. Avremmo mille aggettivi per qualificare quest’attaccamento, ma le emozioni non si spiegano con le parole, si vivono e basta. E’ commovente sapere che si può ancora piangere per un gol, per una parata miracolosa, per un abbraccio infinito al proprio figlio dopo una rete “vista” attraverso Internet. E’ una malattia senza cure (per fortuna), è una passione che non conosce latitudini, età, sesso e razza. E’ una di quelle cosa per la quale vale la pena vivere, soffrire e gioire. Chi non condivide questa fede troverà un po’ blasfeme queste ultime righe. Non importa, è lui che ha un problema.
Francesco Ceniti

Autore

Redazione

Dal 2002 il portale più letto e amato dai tifosi giallorossi del Catanzaro

Scrivi un commento