Intervistiamo

Col trucco dell’ereditiera Svizzera truffano anziani e gli portano via soldi e gioielli

Scritto da Redazione
La Polizia di Catanzaro in collaborazione con quella di Messina, arresta due persone con l’accusa di essere i responsabili di una serie di truffe sia consumate che tentate tra il 2015 e la primavera del 2016, ai danni di alcuni anziani del capoluogo 
 

La Squadra Mobile di Catanzaro insieme ai colleghi di Messina, ha arrestato e posto ai domiciliari due persone, un uomo ed una donna siciliani, Nicolò Burgio ed Angela Morabito, rispettivamente di 55 e 40 anni, con l’accusa di essere i responsabili di una serie di truffe sia consumate che tentate tra il 2015 e la primavera del 2016, ai danni di alcuni anziani del capoluogo ed utilizzando quello che è denominato il metodo della “ereditiera svizzera”.

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In pratica, l’uomo e la donna avrebbero avvicinato gli anziani fingendo di essere l’uno un professionista e l’altra, appunto, una ricca ereditiera del Paese d’oltralpe. Così avrebbero messo in atto la trappola ingannando gli ignari anziani sottraendogli soldi e gioielli.

Le indagini sono iniziate dopo la denuncia di una delle vittime che aveva raccontato ai poliziotti di essere stata truffata da un uomo e da una donna mentre camminava per le vie del centro. Un’autovettura l’aveva superata ed accostatasi ai bordi della strada l’autista, una donna, le aveva chiesto un’informazione sull’indirizzo di un ufficio.

IL FINTO AVVOCATO E LA DONAZIONE DA 150 MILA EURO

Mentre le due stavano parlando, era arrivato un uomo, un sedicente avvocato Marino che, fingendo di non conoscere la donna alla guida, si era offerto di accompagnarla all’indirizzo e aveva anche convinto l’anziana a salire in macchina. All’interno dell’auto, la donna, dando inizio alla sceneggiata, avrebbe detto di chiamarsi Melania Roche e di essere figlia di un noto farmacista svizzero.

Inoltre avrebbe affermato di essere arrivata a Catanzaro per desiderio del padre cheormai in fin di vita, voleva donare 150 mila euro, come segno di gratitudine, ad un suo vecchio amico, un medico, un certo Giacomo Rotundo, che durante l’ultima guerra l’aveva aiutato a curarsi in Svizzera.

A quel punto l’uomo e la finta ereditiera sarebbero partiti con l’inganno, asserendo che, nell’impossibilità di rintracciare il beneficiario, il denaro che la Roche spacciava come un lascito del papà in punto di morte, sarebbe potuto essere elargito in beneficienza e che parte dello stesso, circa 50 mila euro, avrebbe potuto essere affidato proprio alla vittima ed al finto avvocato, purché la cosa fosse sancita davanti ad un notaio e le due persone fossero solvibili.

L’uomo a questo punto si sarebbe detto pronto a presentare a garanzia 20 mila euro. Stando al sedicente avvocato, il notaio, che nel frattempo aveva individuato, avrebbe voluto appunto questa cifra da ciascuno come garanzia per poter sottoscrivere l’atto. Il sedicente avvocato, a quel punto, avrebbe chiesto all’anziana se avesse del denaro o dei preziosi, a casa o su conto corrente, da utilizzare per questo scopo.

Carpita la fiducia della vittima, i due l’avrebbero così accompagnata a casa, dove la donna avrebbe prelevato tutto ciò che conservava consegnandolo poi ai due truffatori che, ingannandola ancora, l’avrebbero convinta a ritornare nell’appartamento per così fuggire e far perdere le proprie tracce.

La vittima, rivoltasi alla Polizia, aveva raccontato questa storia poi riscontrata dagli investigatoriattraverso l’acquisizione di diversi filmati delle telecamere di videosorveglianza attive in città. Nel corso delle indagini successive, gli agenti della Mobile erano riusciti a risalire ad altri fatti simili edavvenuti in altri centri, riconoscendo lo stesso metodo utilizzato dai malviventi.

GLI ALTRI CASI E LO STESSO METODO

Alcuni di questi episodi avevano infatti visto coinvolti soggetti simili per fattezze fisiche a quelli responsabili della presunta truffa all’anziana catanzarese, a cui tra l’altro sono state sottoposte alcune fotografie dalle quali avrebbe riconosciuto la Morabito.

Proseguendo nelle indagini, gli inquirenti hanno poi constatato che le modalità con cui era stata messa in atto la truffa erano le stesse di quelle realizzate nel luglio del 2015, quando cadde vittima un’altra anziana catanzarese. Convocata, anche quest’ultima avrebbe riconosciuto la donna oltre che il presunto complice, Burgio.

Ma vi sono anche altri particolari che coinciderebbero: sia nell’uno che nell’altro caso la vittima designata sarebbe stata agganciata nella stessa zona del capoluogo; la vettura utilizzata dai malfattori sarebbe un’utilitaria grigia e i malviventi sarebbero stati sempre un uomo e una donna come pure, in entrambi i casi, l’uomo avrebbe finto di chiamarsi Marino, presentandosi in un caso come avvocato e nell’altro come un medico.

La donna, dal canto suo, si sarebbe presentata sempre come una ricca ereditiera Svizzera ed in entrambi i casi, a seguito di una serie di artifici ed efficaci raggiri le vittime sarebbero finite col consegnargli gioielli e denaro in contante.

Un altro episodio simile è stato accertato nei confronti di un’altra anziana catanzarese, che aveva denunciato di essere stata vittima di un tentativo di truffa con modalità del tutto simili a quelle descritte dagli altri denuncianti. In questo caso, fortunatamente, era uscita indenne grazie ad una maggiore prontezza di spirito ed una buona dose di diffidenza. Anche in questo caso la vittima avrebbe riconosciuto Morabito e Burgio.

I due sono stati così rintracciati nelle loro case a Messina e, dopo le formalità, sottoposti ai domiciliari. L’ordinanza è stata disposta dal Gip di Catanzaro su richiesta della Procura diretta da Nicola Gratteri.

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