Intervistiamo

Estorsioni e bombe per reimporsi al potere: blitz contro il clan Giampà, nove fermi

L’operazione è stata denominata “filo rosso”. Estorsioni a negozi e imprenditori ma anche intimidazioni, messe in atto lasciando bottiglie incendiarie nei pressi delle attività commerciali, oltre a veri e propri danneggiamenti eseguiti utilizzando degli ordigni esplosivi
 
 

È stato questo il modo con cui alcuni soggetti, ritenuti appartenentialla cosca Giampà, tornati in libertà dopo aver scontato condanneriportate a seguito delle operazioni “Medusa” e “Perseo” o essere stati ammessi a misure alternative alla detenzione, si sarebbero subito rimessi “all’opera” per imporre nuovamente la loro influenza criminale nelle zone storicamente controllate dal clan.

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Ieri, però, è scattata l’operazione “Filo Rosso” con cui gli agenti del commissariato di Lamezia Terme e la Squadra Mobile del capoluogo hanno eseguito nove fermi nei confronti di altrettante persone accusate di associazione mafiosa; ad alcune di loro si contestano anche numerosi episodi di spaccio di sostanze stupefacenti.

Le indagini, condotte con l’aiuto del Servizio Centrale Operativo, sono state coordinate dalla Procura Distrettuale Antimafia di Catanzaro, nelle persone dell’Aggiunto Giovanni Bombardieri e del Pm Elio Romano, con la supervisione del Procuratore Capo, Nicola Gratteri.

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I DESTINATARI DEL FERMO

A finire in manette sono Gianluca Giovanni Notarianni, detto “Luca”, 24 anni; Saverio GIAMPà, 30 anni; Pasquale Notarianni, 31 anni; Luigi Leone, 33 anni; Giuseppe Cappello, detto “Cutulicchio”, 33 anni; Michele Bentornato, detto “U Grassu”, 32 anni; Fabio Vescio, 20 anni; Alessandra Folino, 31 anni, tutti di Lamezia Terme mentre a Pizzo Calabro è stato tratto in arresto Michael Mercuri, di 28 anni.

I provvedimenti di oggi, la cui adozione si è resa “necessaria ed urgente” per delle gravi frizioniinterne al gruppo registrate nella ultima fase delle indagini, giungono a distanza di cinque anni dalla Operazione “Medusa”, eseguita il 28 giugno del 2012 e nel corso della quale vennero arrestati, tra gli altri, proprio Saverio Giampà e Giuseppe Cappello oltre ai genitori di Gianluca e Pasquale Notarianni.

IL “PIZZO” PAGATO ANCHE IN MERCE

Non si faceva distinzione sulle modalità di pagamento del famigerato “pizzo”: dai piccoli negozi fino alle grande aziende costretti a pagare periodicamente ai Giampà un “obolo” non solo in denaro(anche di grandi importi) ma pure in merce, andava bene anche quella di poco valore.

Le bottiglie incendiarie erano così utilizzate come strumento di avvertimento per obbligare a sottostare al racket, se queste non bastavano si passava ai danneggiamenti con le bombe piazzate davanti alle attività.

Negli interessi del clan, poi, lo spaccio stupefacenti, a conferma che si trattasse di un’organizzazione attiva su più fronti.

Gli inquirenti fanno riferimento poi alla figura di Saverio Giampà che, uscito dal carcere per fine pena nell’ottobre dell’anno scorso, insieme a due presunti affiliati sottoposti uno ancora ai domiciliari e l’altro alla sorveglianza speciale, avrebbe ripreso l’attività non sapendo però di essere intercettato in ogni suo spostamento.

LE FRIZIONI CON LA COSCA DEI TORCASIO

Dalle indagini sarebbe poi emersa una contrapposizione tra i Giampà e i loro avversari storici, la cosca dei Torcasio, tanto che dopo l’operazione della Dda contro quest’ultima, il clan lametino avrebbe avuto dei momenti di “fibrillazione” preoccupandosi del possesso di altre armi da parte dei rivali.

Un clima che gli investigatori definiscono “particolarmente teso”, al punto da scatenare anche delle frizioni interne agli stessi Giampà. Come nel caso dell’ordigno esplosivo piazzato davanti casa di Saverio Giampà, che ne danneggiò la porta e l’auto. Subito dopo il fatto, uno degli affiliati ritenuto legato ai Notarianni, sarebbe stato prima pestato selvaggiamente e poi sarebbe costretto a lasciare la città per evitare di rimanere vittima di un’imboscata.

Anche per tutti questi motivi ed evitare eventuali delitti, la polizia ha deciso di chiudere subito le indagini e completare l’operazione.

Autore

Redazione

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