Intervistiamo

La Procura chiede il rinvio a giudizio per Abramo e Tallini

Scritto da Redazione
Riguarda l’inchiesta denominata “Multopoli”
 

Trentacinque le richieste di rinvio a giudizio formulate dalla Procura della Repubblica di Catanzaro per un giro di multe cancellate grazie ad amici, parenti di amici, politici, dipendenti comunali compiacenti, carabinieri e in prima linea gli agenti della Polizia municipale del capoluogo calabrese.

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Il pm Gaziella Viscomi ha chiesto il processo per il sindaco, assessori, consiglieri, il capo della polizia municipale del Comune di Catanzaro, vigili compresi nei cui confronti si ipotizzano una sfilza di reati: associazione a delinquere, truffa aggravata, abuso di ufficio, falsità ideologica commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici, falsità materiale commessa dal privato e simulazione di reato. La più grave accusa di associazione a delinquere pesa come un macigno sugli ex assessori comunali Massimo Lomonaco, Stefania Lo Giudice, il capo della polizia municipale Giuseppe Antonio Salerno e il maggiore Salvatore Tarantino.

I primi due per acquisire consenso elettorale e gli altri due per ottenere prestigio in ambito politico si sarebbero associati per far ottenere o conseguire ingiusti profitti patrimoniali con l’annullamento illegittimo di una valanga di multe, abusando e strumentalizzando il potere e le funzioni di cui erano investiti. Tra gli indagati il primo cittadino di Catanzaro Sergio Abramo e il consigliere Domenico Tallini, a carico dei quali si ipotizza il reato di abuso di ufficio.

Nell’avviso di conclusione delle indagini vergato dall’allora sostituto procuratore Gerardo Dominijanni, oggi aggiunto nella città dello stretto comparivano 40 accusati, ma la collega nelle mani della quale è passato il fascicolo ha stralciato 5 posizioni.

Si tratta di Amedeo Cardamone, Giuseppe Canino, Giuseppe Fazio, Ferdinando Greco,  Massimo Tomaselli.  Il magistrato titolare del fascicolo aveva chiesto in tutto quindici misure interdittive e cautelari per le multe stracciate agli amministratori comunali e ai loro amici. Richieste di interdizioni dai pubblici uffici negate nonostante il gip abbia ritenuto fondata ” la sussistenza dei gravi indizi di colpevolezza”, come emerge chiaramente dalle risultanze investigative della Digos. Quella sulle multe è solo un troncone dell’inchiesta madre, che ha svelato in una serie di intercettazioni ipotesi di reato che vanno bel oltre quelli relativi ai verbali congelati e che potrebbero avere risvolti eclatanti sulla gestione della cosa pubblica.

I NOMI 

Massimo Lomonaco, Stefania Lo Giudice, Salvatore Tarantino, Giuseppe Antonio Salerno, Domenico Tallini, Sergio Abramo, Carlo Nisticò,Domenico Amico, Adelina Angotti, Rosaria Paola Barbuto, Francesco Basile, Luciano Calabrese, Antonio Celi, Rocco Cristallo, Maria Teresa De Masi, Maria Teresa Di Martino, Ubaldo Errigo, Ivan L’Arocca, Vincenzo La Croce, Rosario Lo Stumbo, Orlando Nisticò, Antimo Paternuosto,  Francesco Pellegrino, Umberto Raimondo, Giovanni Rubino, Gianfranco Rotundo, Alessandro Rubino, Leonardo Rubino, Luigi Sacco, Luigi Talarico,Ivan Tucci, Pasqualina Usai,  Maurizio Valente, Luigi Veraldi e Santo Veraldi.


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Redazione

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