Intervistiamo

Come morire in una saletta del pronto soccorso

Scritto da Redazione
Questa notte urla e strazi al pronto soccorso dell’Ospedale “Pugliese” di Catanzaro. Una vicenda di “cattiva umanità” che fa riflettere 
 

Mentre a Catanzaro imperversa la diatriba in merito allo spostamento del “Pugliese”, ai concorsi relativi alle nuove assunzioni che riguardano tutto il comparto della sanità, e alle diatribe sulle strutture di assistenza privata, con veementi polemiche in atto, purtroppo ciò che stiamo per raccontarvi è ciò che ancora accade presso il nosocomio cittadino.

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Sia chiaro, non crediamo si possa definirlo un caso di malasanità, il termine “cattiva umanità” calza meglio.

Alle ore 22 circa di ieri sera, ci troviamo al pronto soccorso dell’Ospedale “Pugliese” di Catanzaro, perché una nostra parente anziana ha bisogno di cure mediche.

Prima di noi, c’è altra gente, compreso un signore che è in attesa già da un’ora.

La procedura da rispettare è la solita: prima registrarsi all’accettazione del pronto soccorso, poi lasciare l’ammalato alle cure dei medici e del personale preposto e attendere.

Ci accomodiamo in sala d’attesa e le notizie che riceviamo sono che gli accertamenti, per ciò che ci riguarda, sono in corso (Tac ed esami vari).

La stessa cosa dovrebbe essere accaduta per il signore anziano che ci precedeva, che è sistemato insieme alla nostra parente e ad un’altra persona in una stanza della corsia del pronto soccorso, in attesa dei risultati.

Le ore passano e verso la mezzanotte (tre ore dopo l’arrivo) una delle figlie turbata dal non avere notizie del genitore, chiede notizie sullo stato di salute, perché da tre ore non sa nulla.

«Posso avere notizie di mio padre?». Fornito il nominativo a uno degli addetti dei volontari dei carabinieri che prestano servizio nell’androne,  riesce ad entrare e a recarsi dove è sistemato il genitore.

Entra, ed avvicinatasi al lettino dell’anziano signore, da fuori si ascoltano solo urla e pianti.

L’amara sorpresa è che il padre non risponde più alla figlia, è morto da solo, chissà se da un minuto, da un’ora, da due, o tre, ma questo ormai non importa.

E’ morto su un lettino del pronto soccorso, insieme ad altri pazienti in attesa di essere assistito.

E’ inutile soffermarci sullo strazio, sulle urla e invettive dei parenti, perché li lasciamo alla vostra immaginazione. Arriveranno i carabinieri per accertare eventuali responsabilità.

Il grande rimorso dei congiunti è quello di aver trovato il parente deceduto, che magari chiedeva aiuto senza riceverlo.

Non ci sentiamo di criminalizzare affatto la professionalità del personale medico e paramedico, ma un dato è certo: il personale per un pronto soccorso che dovrebbe garantire assistenza medica continua è insufficiente, il servizio di assistenza e supporto agli ammalati e anche ai parenti non esiste, e spesso a pagarne le conseguenze in questi casi (si è arrivati anche ad episodi di violenza) è proprio quel personale che non è in numero adeguato per garantire l’assistenza agli ammalati.

E’ quasi certo che la famiglia del deceduto  (fra l’altro era arrivato in ospedale in condizioni di salute non buone) ricorreranno per le vie legali, magari non otterranno nulla o avranno riconosciute le loro ragioni, ma sicuramente vivranno con il rimorso e il dolore di non sapere se il loro congiunto chiedeva aiuto in quei terribili attimi prima della morte.

Non sarà certo il primo caso e purtroppo siamo certi, vista la carenza di personale, che tutto ciò possa accadere nuovamente.

Di argomenti per parlare di sanità ce ne sono eccome, l’ospedale da mantenere dov’è sarà una giusta causa, ma crediamo che pari importanza meriti la garanzia di avere un’assistenza medica e paramedica adeguata e soprattutto personale in numero giusto per un reparto delicatissimo qual è il pronto soccorso.

Una sola cosa è certa: non si può morire così.

Red

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Redazione

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5 Commenti

    • Siamo messi male, anzi malissimo arrivi al pronto soccorso ed iniziano a chiederti i documenti e fino a qui ci siamo, poi inizia la diagnosi quasi sempre il dolore e depressione.<br />
      chi fa la diagnosi non e un dottore quindi i semafori li decide un non competente in materia.<br />
      un mese fa una mia parente va con il dolor di pancia e mettono semaforo rosso la fanno stare li per ore poi era una emorragia si salva per miracolo come facciamo a salvarci da questo pronto soccorso non si sa.

  • PER I NOSTRI CARI IMPORTANTI POLITICI : AVERA MA MORA N’CUNU DEI PARENTI VOSTRI E SA MANERA POI VIDIMU CHI FACITI….MASSA E LORDONI CHI NON SI ATRU !!!!

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