La Striscia

Un pari giusto per un buon Catanzaro

Bella partita al “Ceravolo” con i giallorossi in emergenza che non potevano fare di più. Bravo mister Erra ad aver dato le giuste motivazioni
 
cz_andria03

Si riaccendono le luci al “Ceravolo” e dopo la chiusura della volta scorsa contro il Messina, si riaprono le porte al pubblico. Non succede nulla per le vie tenebrose di Catanzaro, tutto procede in tranquillità sia all’inzio che a fine partita.

Una bella lezione per tutti coloro che precedentemente avevano etichettato, con una decisione assurda, Catanzaro una sorta di Beirut in guerra e i suoi tifosi come delinquenti della peggiore specie.

Ads336x280

 
Un sabato diverso per i catanzaresi che ricorda i sabati di dieci anni fa, quando in quei due dannati tornei della serie cadetta, la città e il suo contorno con le sue attività commerciali, viveva sin dalle prime ore del pomeriggio e fino a notte inoltrata grazie alla partita di calcio.

Il pubblico rispetto al solito è di più. C’è anche il cosiddetto zoccolo duro, quello che anche nei momenti più tristi della storia calcistica del Catanzaro non è stato mai assente.
Sugli spalti siamo in duemilaecinquecento, compreso un centinaio di tifosi giunti da Andria sistemati in curva “Mammì”.

I risultati positivi, il nuovo corso di mister Erra hanno contribuito a tutto questo. Giocare nel deserto e nel silenzio non piace a nessuno, e aver riportato qualche tifoso in più nel tempio è un punto di partenza su cui ricostruire. La simbiosi società-squadra-tifosi non può essere messa in discussione se si vuole pensare a un futuro.

Fila ai botteghiniVorremmo aggiungere anche un altro ingrediente che riguarderebbe la “Catanzaro che conta” in questo contesto, ma oggi parliamo solo di calcio giocato che è poi quello di cui vorremmo sempre e solo parlare.
La “Capraro” c’è, i cori si sentono eccome, e per tutta la partita la squadra è sostenuta anche nei momenti di difficoltà.

A fine match, pur senza i tre punti, scrosciano gli applausi per i ragazzi scesi in campo che ringraziano i tifosi assiepati nei settori aperti dello stadio.

Il Catanzaro è in emergenza e il fatto che alla fine, dopo una sfida tiratissima, in campo giocheranno solo dodici uomini, è perché in panchina il mister ha poche scelte per poter cambiare l’inerzia della partita.
Tutto questo inciderà sul risultato finale, perché davanti c’è una squadra giovane, votata all’attacco, che gioca su ritmi alti e in più ha a disposizione una rosa più corposa.

Il Catanzaro entra in campo con l’annunciato 4-3-3 e l’Andria risponde con il 3-5-2. Priola e Orchi sono chiamati a sostituire i due titolari della difesa squalificati e per il resto è confermata la squadra che ha violato il terreno della Paganese.
Il fatto che l’Andria abbia un centrocampo in superiorità numerica a inizio partita si fa sentire, c’è un certo predominio territoriale dei pugliesi, ma i giallorossi ancora freschi, coprono bene gli spazi e quando entrano in partita rompendo gli indugi, guidati da un superlativo Maita, fanno intravedere buone trame di gioco che rintuzzano l’Andria nella propria metà campo.
Occasioni clamorose nel primo tempo (anche se i giallorossi recriminano per un fallo di mano in area pugliese) da ambo le parti non se ne vedono, però per intensità è una buona partita.
La difesa è ottimamente guidata da Ricci, Orchi non sembra quel difensore visto nella difesa a tre del precedente mister.

La ripresa inizia sulla falsa riga del primo tempo. Il problema è che a lungo andare la stanchezza inizia a farsi sentire e a pagarne le conseguenze è la squadra di Erra, che in panca ha poche scelte a disposizione e in qualche calciatore (Priola su tutti) subentra la classica paura delle amnesie precedenti, della maledetta difesa a tre di prima. L’Andria ha un predominio territoriale e in tre occasioni (bravo Grandi) rischia di passare in vantaggio.

cz_andria02Nella fase centrale della ripresa il Catanzaro deve fare di necessità virtù, ma le difficoltà più evidenti sono sulle ripartenze. 

Razzitti tiene troppo la palla e spesso non scarica il pallone quando potrebbe; Mancuso (buona prova la sua) e Caruso nelle loro caratteristiche tecniche, non hanno il pregio della rapidità e velocità, che in partite come quelle di ieri potrebbero essere armi letali.

Servirebbero forze fresche per poter fare male ai pugliesi protesi in avanti alla ricerca della giocata decisiva. Purtroppo in panchina le alternative sono poche, ci sono solo Ingretolli e Foresta (per fare numero) che potrebbero contribuire alla causa.
A questo punto è bravo Erra, inserisce Ingretolli e passa a un finto  4-4-2 ma che in realtà è un 4-3-3- più coperto, cercando di affollare il centrocampo per evitare la pressione degli uomini di D’Angelo che hanno preso terreno.

La mossa non sarebbe sufficiente se non si aggiungesse il cuore dei ragazzi in maglia rossa che pur nelle difficoltà riescono a ribattere, e prima un’incursione di Squillace e poi un tiro di Giampà respinto miracolosamente dal portiere avversario a cinque minuti dal termine, potrebbero regalare la vittoria. 

Al triplice fischio è 0 a 0 però nessuno si è annoiato perché in campo si sono viste due squadre che hanno giocato per la vittoria dando il massimo.

I tifosi catanzaresi escono soddisfatti, mister Erra ha saputo dare un’anima a una compagine che un mese addietro occupava l”ultima posizione e pur senza tanti titolari e senza ricambi, ha dato una fisionomia di gioco.
È evidente che per il prosieguo del campionato servirà qualcosa per puntellare quei reparti carenti di uomini e soprattutto in qualità.
Ma è  palese che forse è giunto anche il momento di pensare a quello che sarà del nostro futuro. Sei partite forse sono poche per giudicare un allenatore, ma una cosa è certa: per spirito, abnegazione e impegno, questo Catanzaro rispecchia i suoi tifosi, quelli di cui abbiamo detto sopra.

E allora perché non iniziare a piazzare un primo punto fermo che potrebbe tornarci utile, sia nel girone di ritorno che per il prossimo campionato? Spesso si parla di progetto e forse oggi un primo tassello è stato già piazzato e si chiama Erra.

Giochiamoci queste due partite rimaste, prima a Monopoli e poi Ischia in casa, quando la curva ricorderà Massimo Capraro. Conquistiamo più punti possibile e vedremo poi quello che accadrà. Piedi per terra, sia chiaro, ma sognare non costa nulla perché se nel calcio si preclude il sogno non è calcio. 

Noi tifosi ci saremo sempre e comunque, Forza Catanzaro.

 

Salvatore Ferragina

Autore

Salvatore Ferragina

19 Commenti

Scrivi un commento