Bilardi, primo sì alla richiesta d’arresto

La Giunta per le autorizzazioni del Senato dà il via libera al provvedimento sollecitato nell’inchiesta sulla Rimborsopoli del consiglio regionale. La votazione finisce 9 a 7. Nuova tegola per il Nuovo Centrodestra. Buemi (Psi): i senatori M5s hanno intimidito una collega

Bilardi, primo sì alla richiesta d'arrestoLa Giunta per le autorizzazioni a procedere del Senato ha votato sì alla richiesta di arresti domiciliari per il senatore Giovanni Bilardi, del Nuovo Centrodestra, confermando la posizione espressa dalla relatrice Stefania Pezzopane del Partito democratiche. Hanno votato a favore Pd e M5s ma, denuncia il senatore Psi Enrico Buemi, “i 5 stelle hanno intimidito la senatrice Fuksia costringendola a votare per l’arresto. È una cosa vergognosa. Domani in aula lo denuncero’ al presidente Grasso”. 

La votazione in Giunta per le immunità è finita 9-7. I senatori Malan (Fi) e Giovanardi (Ncd) all’uscita hanno avuto un alterco con Michele Giarrusso (M5s) perché gli animi erano piuttosto agitati. “L’avete intimidita – urlano – è una cosa vergognosa.

L’avete costretta a votare sì e l’avete trascinata fuori dalla stanza per convincerla. Se votava no finiva 8 a 8 e la richiesta di arresto veniva respinta”. Giarrusso accompagna Fuksia e dice ai cronisti che la versione di Fi e Ncd è falsata. Lascia quindi parlare la collega che dice: “Ho avuto dei tentennamenti perché le cose non sono sempre bianco o nero. Ho avuto bisogno di chiedere lumi al nostro ufficio legislativo. Poi mi sono convinta. Visto che era stato più di un giudice ad avanzare la richiesta ho capito che la cosa poteva avere un senso”.

Ombre lunghe si erano addensate sul parlamentare calabrese già dal tardo pomeriggio, visto che le prime indiscrezioni davano già dem e pentastellati propensi all’ok alla richiesta del Tribunale di Reggio Calabria. Gli atti della magistratura sono stati inviati a Palazzo Madama lo scorso 26 giugno, nell’ambito dell’inchiesta “Erga omnes” sui presunti rimborsi gonfiati in consiglio regionale nella passata legislatura. La vicenda, infatti, riguarda il senatore per il periodo immediatamente precedente alla sua elezione al Senato quando era consigliere regionale.

Lo scorso 5 agosto la Giunta aveva rinviato il voto per approfondimenti chiesti alla relatrice Stefania Pezzopane (Pd), anche da alcuni suoi colleghi di partito.
Nei giorni scorsi, erano state rese note le motivazioni con le quali i giudici di Reggio Calabria hanno respinto la richiesta di annullamento della misura cautelare avanzata dai legali di Bilardi.

Non solo – ha stabilito il Tribunale del Riesame – è del tutto corretta la misura degli arresti domiciliari decisa dal gip Olga Tarzia, ma anche urgente perché «il pericolo di inquinamento probatorio può agevolmente desumersi dal comportamento processuale tenuto da Bilardi, che, in sede di interrogatorio, ha reso innumerevoli dichiarazioni mendaci, nel goffo tentativo di giustificare le proprie condotte illecite». Non solo, dicono dunque i giudici, Bilardi si sarebbe appropriato arbitrariamente di fondi consiliari destinandoli a spese non conferenti, ma ha anche goffamente tentato di coprire gli illeciti commessi.

Il parlamentare, inoltre, – sottolinea il Tdl – potrebbe tornare a commettere gli stessi reati sia per la carica istituzionale che ricopre, perché «in qualità di senatore conserva la possibilità di accedere ad erogazione pubbliche attraverso richieste truffaldine, ciò che più conta», sia per le persistenti relazioni politiche con la Calabria, che lo collocano in «posizione privilegiata» tale da «conservare e anzi rafforzare un solido legame con coloro che sono attivamente impegnati nelle istituzioni locali, dalla Regione al comune di Reggio Calabria e ciò costituisce valida occasione per ingerirsi nella gestione del denaro pubblico».

Tra il 15 e il 17 settembre, l’aula del Senato valuterà la decisione della Giunta per le immunità. Sarà la prova d’appello per la richiesta di arresto del senatore calabrese. La decisione potrà ancora cambiare, anche perché il voto in Aula potrà essere segreto. L’ultima volta, infatti, sul caso Azzollini (Ncd), la Giunta disse sì agli arresti domiciliari ma poi l’Assemblea dei senatori ribaltò il verdetto.

 

p. p. p – corcal

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Redazione

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