Intervistiamo

Svimez: la Calabria è la regione più povera

Negli ultimi anni il Sud è cresciuto la metà della Grecia: una persona su tre è a rischio povertà, il divario con il Nord torna ai livelli del 2000. Occupazione mai così bassa. Rischio desertificazione industriale

Un paese sempre più spaccato in due, con un divario che non era così ampio da 15 anni. Anni in cui il Sud è cresciuto pochissimo: in termini percentuali, addiritura la metà della Grecia.

È un quadro niente affatto rassicurante quello che emerge dal Rapporto Svimnez 2015, che vede la Calabria conquistare il poco invidiabile primato della povertà con 15.807 euro di Pil per abitante – 37.665 euro quello della regione più ricca, il Trentino Alto Adige. Almeno un dato, però, si presenta meno catastrofico degli altri: se il crollo del Pil del Mezzogiorno, ancora in calo per il settimo anno consecutivo, è rallentato (-1,3%) rispetto all’anno scorso (-2,7%), quello della Calabria (-0,2%) risulta il migliore tra le regioni del Sud – Basilicata (-0,7%), Molise (-0,8%), Campania (-1,2%); Sicilia (-1,3%), Puglia e Sardegna (-1,6%).

 ALLARME POVERTÀ
Una persona su tre, al Sud, è a rischio povertà – una su dieci al Nord. La percentuale di famiglie in povertà assoluta sul totale delle famiglie è aumentata al Sud nel 2014 rispetto al 2011 del 2,2% (passando dal 6,4% all’8,6%) contro il +1,1% del Centro-Nord (dal 3,3% al 4,4%).

Nel periodo 2011-2014 al Sud le famiglie assolutamente povere sono cresciute di oltre 190mila nuclei in entrambe le ripartizioni, passando da 511mila a 704mila al Sud e da 570mila a 766mila al Centro-Nord.

SALTO INDIETRO DI 15 ANNI
Nel 2014, emerge dal Rapporto Svimez, il Pil pro capite tra Centro-Nord e Sud ha toccato il punto più basso degli ultimi 15 anni, tornando, con il 53,7% del valore nazionale, ai livelli del 2000.
Nel periodo 2001-2014, poi, il Sud è andato molto peggio della Grecia.

In questo arco temporale, infatti, il tasso di crescita cumulato è stato +15,7% in Germania, +21,4% in Spagna, + 16,3% in Francia e -1,7% in Grecia. Il Sud, invece, con il -9,4% contribuisce anche ad abbassare il dato nazionale (-1,1%), contro il +1,5% del Centro-Nord. E nel periodo 2001-2013 il Sud è cresciuto la metà della Grecia, +13%: oltre 40 punti percentuali in meno della media delle regioni Convergenza dell’Europa a 28 (+53,6%).

UN DESERTO INDUSTRIALE
Nel periodo 2008-2014 la riduzione del valore aggiunto è stata più intensa al Sud in tutti i settori produttivi.

Peggio di tutti l’industria, che fa registrare un crollo al Sud del -35%, a fronte del -17,2% nel resto del Paese. In calo anche le costruzioni, il cui valore aggiunto è diminuito cumulativamente al Sud del -38,7% a fronte del -29,8% del Centro-Nord. Scendono nel periodo in questione anche i servizi, -6,6% al Sud e -2,6% al Centro-Nord.

Il Sud, insomma, è ormai a forte rischio di desertificazione industriale.
L’agricoltura nel Mezzogiorno ha perso addirittura il -6,2% nel solo 2014, mentre il Centro-Nord ha guadagnato nello stesso settore un +0,4%.

OCCUPAZIONE MAI COSÌ BASSA

Tra il 2008 e il 2014 le regioni del Sud hanno fatto registrare una caduta dell’occupazione del 9%, oltre sei volte in più rispetto al -1,4% del Centro-Nord. Delle 811mila persone che in Italia hanno perso il posto di lavoro nel periodo in questione, infatti, ben 576mila sono residenti nel Mezzogiorno.

Nel Sud, dunque, pur essendo presente appena il 26% degli occupati italiani si concentra il 70% delle perdite determinate dalla crisi.
Nel 2014, invece, i posti di lavoro in Italia sono cresciuti di 88.400 unità, tutti concentrati nel Centro-Nord (133mila). Il Sud, invece, ne ha persi 45mila. Il numero degli occupati nel Mezzogiorno torna così a 5,8 milioni, sotto la soglia psicologica dei 6 milioni; il livello più basso mai registrato almeno dal 1977, che è l’anno da cui sono disponibili le serie storiche dell’Istat. Solo nell’ultimo periodo qualche debole segnale di miglioramento: tra il primo trimestre del 2014 e quello del 2015 gli occupati sono saliti in Italia di 133mila unità, di cui 47mila al Sud e 86mila al Centro- Nord.

 DONNE, GIOVANI E LAVORO
L’occupazione femminile continua ad essere bassa al Sud: nel 2014 a fronte di un tasso di occupazione femminile medio del 51% nell’Ue a 28 in età 35-64 anni, il Mezzogiorno è fermo al 20,8%. Ancora peggio se si osserva l’occupazione delle giovani donne under 34: a fronte di una media italiana del 34% (in cui il Centro-Nord arriva al 42,3%) e di una europea a 28 del 51%, il Sud si ferma al 20,8%. Tra i 15 e i 34 anni è quindi occupata al Sud solo una donna su 5.
Continua, inoltre, l’andamento negativo dell’occupazione giovanile. Il Sud negli anni 2008-2014 ha perso 622mila posti di lavoro tra gli under 34 (-31,9%) e ne ha guadagnati 239mila negli over 55. Per gli under 24, infine, nel 2014 si è registrato un tasso di disoccupazione del 35,5% nel Centro-Nord e quasi del 56% al Sud.

 

s. pel – corcal

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Redazione

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