Intervistiamo

Gli appalti senza gare del Comune di Catanzaro finiscono sul Corsera

Scritto da Redazione
La denuncia dell’Anticorruzione: nel capoluogo calabrese fino al 97% delle forniture assegnato con «procedura negoziale»

Autorità nazionale anticorruzione, Comune di Catanzaro, cittadini. Il triangolo che da qualche settimana agita le acque a Palazzo de Nobili è finito, l’altra mattina, sulle colonne del Corriere della Sera.

A scrivere di come l’Autorità diretta dall’ex magistrato Raffaele Cantone si sia interessato ai bandi comunali affidati con la cosiddetta “procedura negoziata”, è Gian Antonio Stella che ripercorre le tappe della vicenda ricostruendole attraverso la richiesta di accesso agli atti che l’avvocato Francesco Pitaro, in rappresentanza di tre associazioni di cittadini catanzarese, aveva promosso per conoscere i beneficiari delle assegnazioni di fondi pubblici.

LA VICENDA A sollevare la curiosità di consiglieri comunali d’opposizione, giornali e cittadini era stata la lettera con cui l’Anac comunicava al Comune il risultato dell’analisi sul ricorso alla procedura negoziata nell’assegnazione dei bandi per forniture di beni e servizi. Dai dati, emergeva come il 58% dei contratti stipulati per i lavori e il 78% di quelli stipulati per i servizi, dal 2011 ad oggi, sarebbero stati assegnati con tale procedura (dal 2007 al 2011 i dati erano rispettivamente 12,1% e 15,8%).

Peggiore il dato per le forniture di beni: il 97,1%. Alla richiesta di accesso agli atti inoltrata dalle tre associazioni Cittadinanzattiva Catanzaro, Il Baco Resistente e Il Pungolo per Catanzaro, motivata con l’esigenza di conoscere quali fossero le ditte beneficiare dell’assegnazione degli appalti, era seguita l’assegnazione, da parte del Comune, di un mandato di «valutare le azioni più appropriate da intraprendere allo scopo di tutelare l’immagine dell’ente e dei suoi dirigenti rispetto alla problematica scaturita dalla nota dell’Autorità nazionale Anticorruzione».

LE TELECAMERE DEGLI ISRAELIANI Nella richiesta di accesso agli atti, l’avvocato Pitaro, ricostruisce anche un’altra vicenda ben nota ed è lo stesso Stella a riportarla.

Si tratta del progetto “Safe city”, con cui la società israeliana “BunkerSec”, guidata dall’ex capo del Mossad (i servizi segreti d’Israele), avrebbe dovuto installare un fantascientifico impianto di sorveglianza composto da 900 telecamere ed un centro di controllo, dal costo di 23mln di euro. Progetto naufragato perché dalla Regione, guidata all’epoca dei fatti da Scopelliti, non erano arrivati i fondi necessari a coprire l’ingente costo d’installazione.

 

Autore

Redazione

Dal 2002 il portale più letto e amato dai tifosi giallorossi del Catanzaro

Scrivi un commento