Intervistiamo

Calabria, Bankitalia: la crisi è alle spalle

Presentato il rapporto sull’economia regionale. Nel 2014 i primi segnali positivi. Ma il Pil è diminuito dell’1,8%. Ancora negative le performance dell’industria e dell’export

La maggior parte degli indicatori economici fanno registrare ancora segni negativi, nonostante qualche timido segnale di ripresa almeno nel settore occupazione. E’ quanto emerge dall’annuale rapporto di Banca d’Italia sull’economia della nostra regione, che è stato presentato nella mattina di martedì in un incontro pubblico che si è tenuto presso l’università “Magna Graecia” di Catanzaro.

Ad illustrare i dati, Luisa Zappone, direttrice della filiale catanzarese di Banca d’Italia, assieme ai tecnici Giuseppe Albanese e Iconio Garrì, rispettivamente responsabile e componente del nucleo di ricerca economica dell’istituto.
I risultati messi in evidenza dal sondaggio però meritano un approfondimento perché se è vero che l’ultimo dato registrato sull’occupazione dice che questa è in crescita dello 0,9%, c’è anche da dire che dal 2007 al 2013, si sono persi oltre 70mila posti di lavoro.

Inoltre, l’incremento occupazione si registra soprattutto per lavoratori tra i 34 e i 55 anni di età, mentre per quelli della fascia 18-34, i dati permangono negativi e il loro trend non è in crescita.
Ancora negativo anche il dato sul Pil calabrese, sebbene dal -4,6% del 2013, si è passato ad un -1,8%. Sul dato incidono chiaramente la contrazione dei consumi che a tutt’oggi permane.

E’ infatti vicino al 20% – praticamente il doppio del dato nazionale – l’indice di povertà assoluta, l’indicatore che definisce la quota di popolazione che non è in grado di mantenere uno standard di vita accettabile.

Da qui si ricava l’evidenza della necessità per molte famiglie calabresi di tagliare non solo le spese non necessarie, ma anche quelle per i beni di prima necessità.
I timidi segnali di ripresa nell’occupazione – il cui dato complessivo è comunque negativo, -11,8% rispetto al 2007 – non trovano un riscontro quindi nell’economia reale della Calabria.

E’ infatti curioso come all’aumento dei posti di lavoro, non sia corrisposto un incremento dei consumi o del risparmio delle famiglie: l’anomalia si spiega quindi con una contrazione del reddito pro capite, sintomo di un abbassamento del salario minimo o del numero di ore lavorate (aumento dei contratti part-time o diminuzione della retribuzione netta per i nuovi assunti).
Quanto al mondo delle imprese, le difficoltà congiunturali dovute alla crisi e alla contrazione del Pil, continuano a lasciare il tessuto economico calabrese in difficoltà.

Da anni ormai si registra una crisi di liquidità, tanto che il ricorso all’indebitamento è l’unico modo per le aziende – che nella maggior parte dei casi sono caratterizzate da una bassa capitalizzazione, ovvero hanno pochi capitali propri – di proseguire nell’attività pagando fornitori, dipendenti e tasse. Un rapporto di indebitamento elevato, costringe le aziende ad essere poco flessibili sul mercato, divenendo così poco attraenti per i consumatori stessi.
Il sistema bancario, infine, registra qualche luce tra le tante ombre.

Se il credito alle aziende continua ad essere il tallone d’Achille delle banche che operano in Calabria, anche i tassi d’interesse per il credito al consumo e i mutui immobiliari che si registrano nella nostra regione sono più pesanti che nel resto del Paese, facendo registrare un differenziale negativo del 2,7% per i crediti a breve termine e dell’1,2% per quelli a medio-lungo termine.

In aumento anche il numero di prestiti “in sofferenza”, ovvero quelli che vengono restituiti con difficoltà dai debitori: +0,5%.
Una piccola buona notizia arriva dal settore immobiliare dove l’erogazione dei mutui fa registrare un +16%, ma la raccolta complessiva registrata di 265mln di euro è un dato ancora lontano dalle performance precedenti alla crisi.
Dal punto di vista strutturale, la riduzione a causa di fusioni delle banche cooperative operanti in Calabria da 16 a 12 e la razionalizzazione degli sportelli sul territorio, porta ad una riduzione della diffusione sul territorio della presenza delle banche.

Rispetto al 2013, 13 sportelli sono stati chiusi (ora sono 465 quelli che operano sul territorio regionale). Inoltre sono più del 58% i Comuni calabresi “non bancati”, quelli cioè in cui non è presente uno sportello bancario.

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Redazione

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