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Un killer chiamato Catanzaro

L’editoriale di Francesco Ceniti

Vincere all’ultimo respiro di una partita è l’equivalente di un delitto perfetto. Tutta la tensione accumulata in oltre 90 minuti si trasforma in una gioia senza confini che continua ben oltre il fischio finale. Di solito questa cosa accade un paio di volte in un campionato e la fortuna diventa una componente fondamentale per centrare il risultato. Per questa ragione il successo del Catanzaro sul Foggia potrebbe essere archiviato proprio come il classico colpo di… vento.
Potrebbe, ma un’analisi attenta sconfessa questa tesi. D’accordo, il gol di Corona è stato favorito da un errore del difensore a sua volta ingannato da una folata improvvisa. Ma non è il singolo episodio che c’interessa. O meglio, si può partire da lì per poi scavare su tutto il fronte. In questo modo si scopre, ad esempio, che il Catanzaro ha segnato ben otto reti negli ultimi minuti, quelli che una volta erano definiti “zona Cesarini”. E in ben cinque circostanze la realizzazione è coincisa con i tre punti. Dunque siamo di fronte a un “serial killer” in giallorosso che colpisce con regolarità la sue “vittime” proprio quando pensano di essere al sicuro.
Tutto ciò non può essere frutto del caso. In primis vuol dire che la squadra cerca fino all’ultimo la vittoria anche a costo di rischiare la sconfitta. Di sicuro il carattere mostrato da Briano e compagni è un ottimo biglietto da visita. Ma da solo non basta a spiegare il tutto. La forma fisica è un altro elemento fondamentale: difficilmente riesci a scardinare una difesa che ti ha inchiodato fino all’ultimo minuto se non sei lucido. Gambe molli e fiatone poco si addicono alle vittorie sul filo di sirena. Onore al merito, quindi, al preparatore atletico dei giallorossi. E come non menzionare il tecnico Braglia: una squadra è vincente se il suo timoniere inculca la giusta mentalità anche se per il momento questa voglia dei tre punti è stata concentrata soprattutto tra le mura amiche, mentre in trasferta spesso non si è riusciti a centrare l’obiettivo. In ogni caso la promozione si deciderà proprio nei prossimi mesi e il salto di qualità lontano dal Ceravolo potrebbe rappresentare il nostro turbo. Insomma, due o tre vittorie fuori casa da marzo in avanti potrebbero essere decisive per l’economia della classifica molto di più dei molti successi centrati nella prima parte del torneo, quando c’è tutto il tempo per recuperare.
Comunque, è ora di ritornare ai “delitti” commessi dal Catanzaro.
Questa predisposizione a colpire nei minuti finali esce allo scoperto già nella prima partita di campionato. La Vis Pesaro pregusta un pareggio per 1-1 quando Corona la punisce senza pietà. Fuori uno. A Foggia sempre Corona dà il colpo di grazia ai satanelli che sul punteggio di 1-2 ancora coltivavano qualche speranza di rimonta. Meglio non rischiare. Si arriva al derby con il Crotone. Il nostro bomber segna la rete decisiva al minuto 89 perché senza quella marcatura il punteggio finale sarebbe stato 2-2. La regola della sicurezza vale anche a Giulianova. Siamo già in pieno recupero e la vittoria dei giallorossi per 1-0 è pur sempre in bilico. Così Biancone decide di completare l’opera guadagnandosi prima un rigore e poi trasformandolo. Si dice che l’assassino si ripresenta sempre sul luogo del delitto. E infatti sette giorni dopo Biancone è sempre lì (undici metri dal portiere) per affossare un rognosissimo Aquila che voleva artigliare un punto al Ceravolo. Ma le Aquile siamo noi. In casa con il Martina, Biancone sfodera ancora la sua arma migliore: il rigore negli ultimi secondi. Ininfluente, certo. Ma i pugliesi avevano pagato dazio già nell’ultimo minuto del primo tempo. Roba da professionisti.
Dopo la pausa natalizia, il Catanzaro torna a mietere vittime. Il primo a cadere è il Lanciano che per difendersi le studia tutte (pali, traverse, guardalinee distratti), ma poi si arrende alla stilettata di Corona. Ancora più dolorosa (per gli avversari) la rasoiata che Harry-Potter-Corona riserva al Foggia: i pugliesi si sentivano già al sicuro nel calduccio degli spogliatoi quando è arrivato il colpo risolutore. Insomma, quello che vogliamo dimostrare è che non siamo in presenza di un “assassino” per caso (o per fortuna). Semmai è un segnale di forza. Una squadra (o un giocatore) che va in gol nei minuti finali con regolarità ha l’istinto del killer. E questo si sprigiona proprio quando gli avversari abbassano la guardia convinti di avercela fatta. Per questo motivo siamo sicuri che il Catanzaro colpirà ancora (del resto nessuna legge lo vieta). Magari la prossima vittima sarà proprio la Viterbese.

Autore

Francesco Ceniti

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