Catanzaro, è emergenza criminalità

In atto una guerra per il controllo del territorio. La distruzione del Sunrise è solo l’ultimo caso. Sullo sfondo le cosche del Reggino e dei paesi vicini al capoluogo

Il lido SunriseChe la Calabria fosse terra di emergenze, non è una novità. Che Catanzaro sia diventata terra di emergenza criminalità, lo scopriamo solo in questi giorni ma è un dato che probabilmente affonda le radici in anni di accordi trasversali tra i clan della ‘ndrangheta per mantenere gli equilibri.
Solo questa infatti può essere la valutazione da fare dopo l’ennesimo fatto – grave – di cronaca, dopo l’ennesima attestazione che quegli equilibri sono saltati e che è in atto una guerra per il controllo di un territorio che fino a qualche mese fa era sotto l’egemonia delle cosche di Cutro e Crotone, tramite i luogotenenti di etnia rom, ma ora è conteso tra le cosche del Reggino e dei paesi alle porte di Catanzaro, Borgia e Girifalco.
Le ricostruzioni che filtrano da ambienti vicini agli inquirenti, sembrano infatti indurre a ipotizzare che Catanzaro sia diventata il terreno di sfida dopo le operazioni di polizia che hanno condotto allo smantellamento della cosca Grande-Aracri: ora, in quel vuoto, ci sarebbe chi vede l’opportunità di guadagnare e non vuole lasciarsela sfuggire, anche a costo di gesti eclatanti come bottiglie incendiarie o attentati agli esercizi commerciali.
L’ultimo, in ordine di tempo, ha riguardato il lido “Sunrise“, di proprietà della famiglia Stillo, imprenditori noti in città perché da cinquant’anni attivi nel settore della ristorazione.

Danni ingenti, ristorante in riva al mare completamente distrutto, sconforto e comunque voglia di ripartire il più presto possibile.
Ma il dato conclamato è inquietante e lo Stato non ha ancora dato una risposta. Il prossimo 27 aprile, il consiglio comunale finalmente si riunirà per discutere di ordine pubblico e sicurezza, ma ha comunque le mani legate. Qualche settimana fa, il prefetto Luisa Latella dichiarava: «Catanzaro ha un sistema di videosorveglianza adeguato alla città, quello che manca è la manutenzione», manutenzione che solitamente è demandata ai Comuni che la attuano tramite i fondi comunitari per la sicurezza.

E allora si potrebbe partire proprio da qui e iniziare a dare un segnale di attenzione.
Intanto, però, si continua a dibattere sul passato, riaprendo la vecchia ferita del progetto della società israeliana BunkerSec denominato “Safe city” che, con circa 24mln di euro, avrebbe permesso di coprire, con 900 telecamere, diversi droni e una sala avveniristica, tutta la città per monitorarne costantemente l’attività.

Un progetto naufragato in partenza per mancanza di fondi mai erogati dalla Regione guidata da Scopelliti, ma che oggi fa dire al sindaco Abramo che, se fosse stato messo in piedi allora, oggi la situazione sarebbe diversa.
Al di là delle speculazioni politiche, rimane incontrovertibile l’esigenza di un maggior controllo da parte dello Stato sul territorio, sebbene l’evidenza quotidiana racconti di forze di polizia con poche risorse in relazione alle reali necessità di Catanzaro e del suo hinterland.

A questo punto, quindi, il prossimo consiglio comunale avrà il compito di dare unità e compattezza all’istituzione comunale affinché, con forza e superando le divisioni di parte, si richieda un interessamento concreto da parte delle più alte sfere del governo nazionale.

 

Alessandro Tarantino

corrierecalabria

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