Intervistiamo

Il blocco sulla Salerno-Reggio potrebbe protrarsi per mesi

SalernoReggio: senso unico, direzione inferno.

L’Autostrada in versione Via Crucis è simbolo di se stessa: delle incompiute, dei lavori infiniti, degli appalti senza tempo e senza memoria. Ora s’è rotta, una strada verso il nulla.

E il traffico impazzisce sulla viabilità collaterale, sulle statali simili a interpoderali, sulle provinciali che sembrano mulattiere.

L’inferno si è spostato di qualche chilometro e divide in due il Belpaese, tra camionisti fuori dalla grazia di Dio e pendolari disperati. Diventa sempre più salato il conto che paga giornalmente la Calabria per la chiusura dell’A3 Salerno-Reggio Calabria. Le imprese del comparto agricolo, infatti, lamentano l’aumento dei costi e dei tempi di percorrenza delle merci.

Qualità, ma soprattutto la freschezza, sono fattori importanti per chi deve raggiungere i mercati attraverso la 106 ionica. In sofferenza anche la strada statale18 “tirrenica”. Perché le merci si muovono anche e soprattutto a sud della penisola.

L’A3 è un vero e proprio tesoro per i calabresi. Sono milioni gli euro generati giornalmente dalla vendita di olio, patate e di tutta la frutta di stagione. Poi c’è la filiera dell’enogastronomia e dei prodotti tipici. Tutto finisce sulle tavole degli italiani. Anche le merci che viaggiano dalla Sicilia. Numeri che meriterebbero infrastrutture sicure ed alternative all’A3.

Le stesse che servono per uscire dall’isolamento cui è costretta la Calabria. Per i camionisti è un vero incubo già l’A3 Salerno Reggio Calabria. Figuriamoci quello che può provocare questa arteria chiusa sino a quando i Ctu della Procura della Repubblica di Castrovillari non avranno formalizzato i pareri che faranno da base ad un provvedimento di dissequestro tutt’altro che facile da firmare.

Quasi impossibile, allo stato, prevedere i tempi del dissequestro del Viadotto Italia. Probabilmente se ne parlerà per la fine del mese di marzo, ma il blocco potrebbe protrarsi per un periodo ancora più lungo. L’obiettivo è chiaro: ricostruire le cause che hanno provocato la morte dell’operaio di nazionalità rumena, Miholca Adrian, 25 anni.

L’incidente è avvenuto il 2 marzo scorso sulla quinta campata del Viadotto Italia (carreggiata nella direzione di marcia Reggio Calabria), dove erano in esecuzione i lavori di predisposizione della demolizione dell’impalcato.

Nel corso di questi lavori si è verificato improvvisamente il crollo della campata, che ha coinvolto anche l’operaio ed uno dei piloni del Viadotto Italia. I riflettori sono puntati anche sulla Commissione d’inchiesta interna che il presidente dell’Anas Pietro Ciucci ha nominato per verificare la dinamica e le responsabilità dell’incidente. «In questa settimana – ha spiegato il sindaco di Laino Castello, Giovanni Cosenzascenderemo in campo per incontrare i vertici dell’Anas. I cittadini della Valle del Mercure subiscono, giornalmente, disagi abbastanza pesanti e le nostre strade, soprattutto quelle provinciali, necessiterebbero di interventi strutturali divenuti improcrastinabili».

Lamentele precise arrivano soprattutto dagli automobilisti in transito sulle provinciali che legano i comuni di Mormanno e Lagonegro; ma anche da quanti utilizzano i vettori su gomma, sia calabresi che siciliani, per spostarsi al nord dello stivale.

L’imbuto creatosi a Laino Borgo e l’impossibilità di utilizzare almeno una delle carreggiate del Viadotto Italia, infatti, sono fattori che generano ritardi e disagi considerevoli per chi viaggia in pullman.

Anche qui sono in miglia i calabresi pendolari che meritano la risoluzione del rompicapo l’A3, da sempre contrassegnata da una quarantennale storia di sprechi e da colossali errori di progettazione. E poi, ci sono le morti bianche. Quelle che si trascinano dagli anni Settanta, vale a dire dal giorno in cui si scelse di attraversare l’Appennino CalabroLucano per uscire da quell’isolamento difficile da archiviare.

Angelo Biscardi

Gazsud

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Redazione

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1 Commento

  • "da colossali errori di progettazione. E poi, ci sono le morti bianche. Quelle che si trascinano dagli anni Settanta, vale a dire dal giorno in cui si scelse di attraversare l’Appennino CalabroLucano per uscire da quell’isolamento difficile da archiviare."<br />
    <br />
    mah chissà chi erano gli isolati……e chi ha causato questi errori di progettazione…….

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