Intervistiamo

Ecco i Paperon-parlamentari

Scritto da Redazione
Pubblicate le dichiarazioni dei redditi di deputati e senatori. Il più “ricco” è D’Ascola. M5S in fondo alla classifica. E Caridi compra auto di seconda mano

Bisogna sommare gli “stipendi” di tre senatori per eguagliare quello di Nico D’Ascola.

È lui il “parlamentare Paperone” calabrese del 2013. Irraggiungibile per tutti gli altri colleghi eletti sotto al Pollino. Il suo reddito relativo all’ultimo anno dichiarato è di poco inferiore ai 460mila euro (459.580, per la precisione). Introiti di tutto rispetto per uno dei più famosi penalisti italiani che, rispetto al periodo d’imposta 2012, ha apportato alcune variazioni al suo patrimonio.

Riguardano, in particolare, l’acquisto di due nuove auto. Immaginate due utilitarie e poi cancellate il pensiero: a D’Ascola piacciono i “mostri” della strada. Si è regalato un Hummer H2, il supersuv americano per antonomasia e una Jeep Grand Cherokee.

Due gioiellini da razza padrona, al cui cospetto trascolora verso l’anonimato la Mini Cooper Clubran acquistata da un altro senatore reggino, Antonio Caridi. Che, nonostante un reddito superiore ai 100mila euro, ha preferito la via dell’usato sicuro (la nuova vettura è stata immatricolata nel 2009), non prima di aver venduto la sua precedente auto, una chiccosissima 500 Abart.

Il sito online Parlamento.it ha da poco pubblicato tutte le dichiarazioni patrimoniali degli inquilini di Palazzo Madama e Montecitorio relative al 2013, in ossequio alle nuove norme sulla trasparenza.

La legge 28 del 2013, poi convertita dalla 13 del 2014, prevede infatti la pubblicità e l’evidenza obbligatoria dei dati che riguardano i redditi dei parlamentari.
E se D’Ascola può vantare entrate almeno doppie rispetto agli altri senatori correligionari, lo stesso si può dire per Demetrio Battaglia in relazione ai suoi compagni di banco alla Camera. Per il 2013 il deputato del Pd ha dichiarato redditi superiori ai 200mila euro, di cui circa 92mila provenienti da lavoro autonomo, quindi non riconducibili alla sua attività di parlamentare. Ma non è Battaglia il calabrese più “ricco” di Montecitorio. Quella palma spetta di diritto al lametino e maggiorente di Forza Italia Pino Galati.

Il presidente della Fondazione Calabresi nel mondo nel corso del 2013 ha portato a casa la bellezza di 227mila e 939 euro. Più di tutti.
Il senatore più “povero” è invece il pentastellato Nicola Morra (82.167 euro). L’altro “grillino” calabrese, Francesco Molinari (che si è allontanato poche settimane fa dal Movimento), ha guadagnato un po’ di più: quasi 87mila euro. Più o meno la stessa somma incamerata dal più celebre tra i “paracadutati” in Calabria, il forzista Domenico Scilipoti (85.136).
Non hanno di che lamentarsi nemmeno i “laticlavi” di Ncd. Redditi superiori ai 100mila euro sia per il coordinatore regionale Tonino Gentile (117.892), sia per il vicario Giovanni Bilardi (112.085).

Piero Aiello deve invece accontentarsi di 95mila euro, che sono pur sempre un bel gruzzoletto da incamerare ogni anno.
E i democratici  non stanno certo a guardare. Doris Lo Moro ha dichiarato 101mila e 550 euro; centesimo più, centesimo meno, è il medesimo importo messo agli atti dal sottosegretario (con delega ai Servizi segreti) Marco Minniti.
In mezzo a indennizzi di questa entità, potrebbe destar stupore il reddito di Ernesto Magorno che, oltre a sedere a Montecitorio, è anche il “segretario” calabrese del Pd. Per lui “solo” 84mila euro nel 2013.

Per intenderci, quasi 20mila in meno rispetto a un altro esponente dem di Calabria, il bersanian-d’alemiano Nico Stumpo (102.760).
Quanto a Roberto Occhiuto, tornato alla Camera dopo il passaggio di Lorenzo Cesa (119mila euro nel 2013) al Parlamento europeo, si può dire che la lontananza dal Palazzo non ha fatto bene alle sue finanze. Nel 2013 ha guadagnato circa 66mila euro. Il deputato di Fi, però, compensa con la carica di amministratore unico della società Aplus. La sua auto? Una Citroen C5, che certo non può essere paragonata a un Hummer.

Jole Santelli, dal canto suo, ha avuto un 2013 più fortunato: per lei quasi 100mila euro di indennizzo. Non straordinario, se paragonato a quello della presidente della commissione Antimafia Rosy Bindi, eletta nel collegio reggino alle ultime elezioni: 168mila euro.
I deputati del Movimento 5 Stelle, in linea di massima, hanno registrato profitti inferiori in relazione agli altri parlamentari. Circa 78mila euro per Dalila Nesci, 78mila per Federica Dieni, 90mila per Sebastiano Barbanti (l’altro dissidente calabrese assieme a Molinari). Dati su cui incide il “dimezzamento” degli emolumenti praticato da tutti i rappresentanti Cinque Stelle.

Il solo Paolo Parentela (che nel 2013 ha dichiarato redditi pari a 81mila euro), dall’inizio della legislatura avrebbe restituito qualcosa come 86mila e 279 euro.
Da segnalare anche gli “incassi” dei dem. Stefania Covello (105mila), Alfredo D’Attorre (94.672), Nicodemo Oliverio (89.631), Bruno Censore (89.876), Enza Bruno Bossio (78.230) e Ferdinando Aiello (91.539).

Retribuzione superiore ai 93mila euro per la deputata di Area popolare (Ncd-Udc) Dorina Bianchi, mentre Rosanna Scopelliti si ferma a quota 78mila.

A Franco Bruno (Maie-Api) è andata ancora meglio: a lui il 2013 ha portato in dono più di 100mila euro.

 

Pietro Bellantoni

corrieredellacalabria

 

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