Chiesti cinque ergastoli per il clan di Petilia Policastro

Dura requisitoria del pm Guarascio nel processo “Filottete” contro la cosca Comberiati. Il pm ha ricordato anche il coraggio della testimone di giustizia Lea Garofalo

Chiesti cinque ergastoli per  il clan di Petilia PolicastroCinque condanne all’ergastolo, tre condanne a 30 anni di reclusione, e altre cinque condanne a pene comprese fra 6 anni e 9 anni di carcere sono state chieste dal pubblico ministero antimafia di Catanzaro, Domenico Guarascio, nell’ambito dei giudizi abbreviati a carico di tredici imputati coinvolti nell’inchiesta “Filottete”, condotta dai carabinieri del Comando provinciale di Crotone contro presunti esponenti delle cosche di Petilia Policastro.

Al termine della requisitoria, il pm Guarascio ha chiesto al giudice distrettuale dell’udienza preliminare, Anna Maria Raschellà, di infliggere la pena dell’ergastolo a Vincenzo Comberiati, ritenuto il boss dell’omonima famiglia, Salvatore Comberiati (classe ’59), Salvatore Comberiati (classe ’66), Pietro Comberiati e Giuseppe Scandale. Trenta anni di reclusione sono stati chiesti per: Nicolino Grande Aracri, considerato il presunto boss di Cutro, Antonio Valerio e Giuseppe Grano. Chiesti infine: 9 anni di reclusione per Giuseppe Pace, Mario Mauro e Giovanni Castagnino; 7 anni e mezzo per Salvatore Vona; 6 anni per Salvatore Caria.

I riti alternativi sono stati infine rinviati per le arringhe difensive al 6 e 20 marzo, 17 aprile, e 15 maggio, giorno in cui potrebbe arrivare la sentenza. Gli imputati furono destinatari di un’ordinanza cautelare emessa dal giudice distrettuale per le indagini preliminari su richiesta della Dda di Catanzaro ed eseguita all’alba del 29 ottobre del 2013 con l’operazione “Filottete”.

Associazione per delinquere di tipo mafioso, omicidio aggravato, porto e detenzione di armi e materie esplodenti, produzione e traffico di sostanze stupefacenti o psicotrope e ricettazione le accuse complessivamente contestate nell’ambito dell’inchiesta, che secondo quanto riferito dagli investigatori avrebbe permesso di fare luce su sette omicidi di ‘ndrangheta avvenuti tra il 1989 ed il 2007: quello di Mario Scalise, assassinato il 13 settembre 1989 a Petilia Policastro; di Cosimo Martina, assassinato il 30 settembre 1990 a Crotone; di Carmine Lazzaro, assassinato il 16 agosto 1992 a Steccato di Cutro; di Rosario Ruggiero, assassinato il 24 giugno 1992 Cutro; di Antonio Villirillo, assassinato il 5 gennaio 1993 a Cutro; di Romano Scalise, fratello di Mario, assassinato il 18 luglio 2007 a Cutro; di Francesco Bruno, assassinato il 2 dicembre 2007 a Mesoraca.

Nel corso della sua requisitoria il pubblico ministero ha ricordato il coraggio di Lea Garofalo, la testimone di giustizia crotonese uccisa a Monza per aver deciso di raccontare quello che sapeva sulle cosche di Petilia, denunciando anche il suo ex compagno Carlo Cosco. Proprio Cosco, assieme ad altri, è stato condannato per il suo omicidio.

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Redazione

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