Intervistiamo

Scandalo Calabria Etica, centinaia di assunzioni prima del voto

Documenti inediti. L’ente in house della Regione ha messo sotto contratto più di 250 persone nei giorni precedenti le regionali del 23 novembre. Il costo? Quattro milioni di euro. La maggior parte di loro è residente a Lamezia

Pasqualino Ruberto, presidente di Calabria eticaVenerdì 21 novembre. Mancano poche ore al voto per le regionali e negli uffici della Fondazione Calabria etica c’è grande fermento: da quel giorno in poi l’ente in house della Regione Calabria avrà a libro paga altri 59 collaboratori.

L’ultima infornata di precari in un mese nel quale la società guidata da Pasqualino Ruberto ha messo sotto contratto la bellezza di 251 persone. Un trend degno di una multinazionale.
Il Corriere della Calabria è in possesso di documenti esclusivi, che dimostrano come le elezioni del 23 novembre siano state precedute da una a dir poco inedita “campagna di assunzioni” da parte della società che si occupa di politiche di solidarietà sociale e che fa capo al dipartimento 10 e all’assessorato Lavoro della Regione.

In tutto, per il solo mese di novembre, Calabria Etica darà il via libera a collaborazioni per un costo che sfiora i 4 milioni di euro. Roba da far impallidire Google. Una vera e propria “questione Etica”.

L’ACCELERAZIONE
Il rush finale avviene tra il giovedì e il venerdì che precede l’apertura delle urne.

Il 20 – con il placet di Ruberto – partono 38 nuovi contratti a tempo determinato, che diventano 59 il 21. Il totale fa 97 “assunzioni” in soli due giorni, per un costo di poco inferiore ai due milioni di euro. I neo dipendenti di Calabria etica hanno rapporti di lavoro molto diversificati tra loro, sia per quanto riguarda la durata sia per la retribuzione.

La maggior parte dei “collaboratori a progetto” ottiene un contratto di un anno – fino al 21 novembre 2015, per una “spesa” di 18.600 euro a testa – o anche fino all’ottobre successivo (14.800). Ma in ballo ci sono cifre anche più grosse.

GLI ALTRI CONTRATTI
Altri 39 precari iniziano a fornire le loro prestazioni lavorative a partire dal 18 novembre. Un gran numero di loro viene “scritturato” per 13 mesi (fino al dicembre 2015), ognuno con compenso che raggiunge i 30.102 euro. Alcuni devono invece accontentarsi di contratti di otto mesi (in scadenza a luglio 2015), con Calabria etica impegnata a garantire a ogni co.co.pro. una cifra che oscilla dai 19mila ai 16mila euro.

UN CENTINAIO
Ma non tutti i dipendenti sono uguali, né per qualifiche né per mansioni che sono chiamati a svolgere. E così negli archivi di Calabria etica vengono depositati altri 100 contratti, con una durata e un costo standard: dal 15 novembre 2014 al 15 maggio 2015, 7.150 euro per ogni lavoratore. Spesa complessiva: 715mila euro. Per 4 collaboratori la durata è la stessa, ma cambia il compenso: 9.530 euro, cioè altri 38.120 euro da aggiungere alla somma finale. Tre precari sono più sfortunati: due ottengono un misero contratto “mensile” – dal 10 novembre al 31 dicembre (stipendi da 1.785 e 945 euro) –, l’ultimo lavora dall’inizio del mese fino alla fine dell’anno e porta a casa solo 840 euro.

I LAVORATORI
Un piano occupazionale di queste proporzioni è di sicuro un fatto positivo per una regione che – secondo gli ultimi dati Istat – ha un tasso di disoccupazione del 20,6%, che arriva al 61% nel caso dei giovani. Il guaio è che i neo “assunti” della Fondazione (in molti casi potrebbe trattarsi anche del rinnovo di contratti precedenti) non hanno risolto la loro situazione professionale una volta per tutte. Tra un anno e anche meno si ritroveranno a dover sperare in una nuova proroga, in un altro contratto a tempo. Con l’aggravante che, nel 2015, non si celebreranno altre elezioni regionali. 

In gioco, quindi, c’è il destino di un esercito di precari – la maggior parte di loro laureati – tenuti continuamente sotto scacco dalla politica. Che ha aperto al massimo i rubinetti dei fondi regionali proprio in occasione del rinnovo dell’assemblea calabrese.

La commissione d’inchiesta voluta dal governatore Oliverio per verificare le attività di Calabria etica – composta dal dirigente generale del dipartimento Controlli Luigi Bulotta e dagli altri dg Vincenzo Caserta e Filippo Di Cello – avrà insomma molto lavoro da fare e tante zone d’ombra da illuminare.

L’ANOMALIA
La società di Ruberto non agisce in autonomia, ma ha come punto di riferimento istituzionale il dipartimento 10 e l’assessorato al Lavoro, all’epoca dei fatti guidato da Nazzareno Salerno, candidato e rieletto alle ultime elezioni nel maxi collegio Catanzaro-Vibo-Crotone, nelle fila di Forza Italia.
La lista dei precari ora al servizio di Calabria etica è particolarmente sbilanciata a favore dei territori che ricadono in quella circoscrizione.

Su 251 contratti siglati a novembre, circa 175 sono stati firmati da lavoratori residenti in una delle tre province del collegio disegnato dalla nuova legge elettorale. Di più: tra i 97 dipendenti che hanno iniziato il loro lavoro tra il 20 e il 21 novembre, ben 86 hanno il proprio domicilio all’interno dei confini del collegio Centro.

A loro Calabria etica ha assicurato retribuzioni pari a 1 milione e 718mila euro, sui quasi due milioni investiti nei giorni precedenti il voto regionale.
Ma è soprattutto una realtà a spiccare sulle altre ed è quella in cui il presidente Ruberto si appresta a candidarsi come sindaco: Lamezia Terme, che tornerà alle urne la prossima primavera.

Circa 66 lavoratori su 251 vivono proprio nella città della Piana. Tanto per fare un paragone, sono solo 33 i residenti di Reggio – che è la città più grande della Calabria – ad aver avviato una collaborazione con Calabria etica a novembre.
Coincidenze, certo. Le stesse che riguardano il vibonese (è di Serra San Bruno) Salerno, riuscito a raggiungere un risultato eccezionale proprio a Lamezia, dove è stato votato da 2.420 elettori.

Una performance che gli ha permesso di surclassare due lametini doc come il compagno di lista Mario Magno (1.867 preferenze) e il potentissimo ex presidente del consiglio regionale uscente, Franco Talarico (1.201).

NEL MIRINO
Il governatore Oliverio, nelle scorse settimane, si era scagliato contro gli «sprechi» e le «condizioni di privilegio assolutamente insostenibili e intollerabili» imperanti negli enti in house della Regione, tra cui proprio Calabria etica. Al centro delle attenzioni sue e della commissione d’inchiesta ci sono soprattutto i 550 contratti da co.co.pro. che sarebbero stati registrati negli ultimi mesi.

Ma forse si tratta solo della punta di un iceberg.

 corrieredellacalabria

Pietro Bellantoni

Autore

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