Intervistiamo

Ndrangheta: colpo al clan Grande Aracri Oltre 160 arresti in tutta Italia

Maxi retata contro la ‘ndrangheta in Emilia Romagna. I carabinieri di Modena, unitamente a quelli di Parma, Piacenza e Reggio Emilia, hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare – emessa dal gip del Tribunale di Bologna, su richiesta della locale Dda -, nei confronti di 117 persone ritenute responsabili, a vario titolo, di associazione di tipo mafioso, omicidio, estorsione, reimpiego di capitali di illecita provenienza, riciclaggio, usura, emissione di fatture per operazioni inesistenti, trasferimento fraudolento di valori, porto e detenzione illegali di armi da fuoco, danneggiamento e altri reati, aggravati dal metodo mafioso.
Al centro dell’inchiesta denominata “Aemilia”, il clan Grande Aracri di Cutro, in provincia di Crotone, che da tempo vanta infiltrazioni in terra emiliana, soprattutto nella zona di Brescello, dove vivono esponenti di spicco della cosca calabrese. E le ombre si allungano sulla ricostruzione post-terremoto del 2012. Tra gli arrestati ci sarebbero infatti diversi imprenditori del settore edile e movimento terra, alcuni dei quali hanno vinto gli appalti della ricostruzione.

Stando alle prime indiscrezioni, tra gli arrestati ci sono diversi imprenditori attivi nel settore dell’edilizia e movimento terra, molti dei quali impegnati nei milionari appalti della ricostruzione post sisma. Tra loro, c’è anche il consigliere comunale di Reggio Emilia Giuseppe Pagliani, di Forza Italia. I carabinieri lo hanno da poco prelevato dalla sua abitazione di Arceto di Scandiano, vicino a Reggio Emilia. E’ stato chiesto il sequestro di beni per circa cento milioni di euro.

Nelle stesse ore, i militari di Crotone e Mantova hanno eseguito, nelle rispettive province e in quelle di Cremona e Verona, decreti di fermo di indiziato di delitto – emessi dalle Direzioni distrettuali antimafia di Catanzaro e Brescia – nei confronti di 46 soggetti ritenuti responsabili, a vario titolo, dei medesimi reati.
Tra le persone finite in manette figurano diversi imprenditori calabresi, alcuni già noti alle forze dell’ordine, tra cui Nicolino Sarcone, considerato anche da indagini precedenti il reggente della cosca su Reggio Emilia. Sarcone, già condannato in primo grado per associazione mafiosa, è stato recentemente destinatario di una misura di prevenzione patrimoniale che gli aveva bloccato beni per 5 milioni di euro. Il comandante provinciale di Reggio Emilia, colonnello Paolo Zito, presente durante il blitz, ha detto che l’operazione è ancora in corso, rimandando i dettagli alla conferenza stampa che si terrà a Bologna alla presenza del procuratore nazionale antimafia Franco Roberti.
Coinvolti nell’operazione, anche i fratelli del boss già detenuto Nicolino Grande Aracri, Domenico ed Ernesto. Domenico Grande Aracri, che è un avvocato penalista, è stato arrestato in esecuzione di una delle 117 ordinanze di custodia cautelare emesse su richiesta della Dda di Bologna, mentre Ernesto Grande Aracri è uno dei destinatari dei 37 provvedimenti di fermo emessi dalla Dda di Catanzaro. Dall’inchiesta, secondo quanto si è appreso, è emersa la diffusione capillare in Emilia Romagna, ed in parte della Lombardia e del Veneto, delle attività della cosca di ‘ndrangheta dei Grande Aracri, sotto il diretto controllo e la guida di Nicolino Grande Aracri, con infiltrazioni in molteplici settori economici ed imprenditoriali.

corrieredellacalabria

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Redazione

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