Clan Giampà, in appello 230 anni di carcere per associazione mafiosa

Clan Giampà, in appello 230 anni di carcere per associazione mafiosaTutti mafiosi. O quasi. Soltanto cinque gli esclusi dal clan Giampà.

Così la corte d’appello di Catanzaro presieduta da Anna Maria Saullo ieri ha sostanzialmente confermato l’esistenza della cosca di Lamezia Est condannando 31 persone a 230 anni di reclusione complessivi. Ed accogliendo parzialmente le richieste fatte dal procuratore generale Salvatore Curcio. In ogni caso tempi da record per un processo di mafia, considerando che l’operazione “Medusa” risale al giugno 2012, quando scattarono 36 arresti, tra cui anche quello del giovane boss Giuseppe Giampà figlio del “Professore”, pentito tre mesi dopo essere finito in galera. La condanna di primo grado fu emessa dal Gup distrettuale di Catanzaro Giovanna Mastroianni in un rito abbreviato che comportò drastiche riduzioni di pena. In appello molte le condanne ritoccate ma anche tante conferme.

Al capo storico Francesco Giampà, in galera da tempo per omicidio, è stata confermata la pena a 12 anni di reclusione per associazione mafiosa. A suo figlio Giuseppe la pena è stata ridotta a 5 anni e 4 mesi. Confermata invece la pena a 3 anni e 2 mesi alla moglie del giovane boss, Franca Meliadò. Ma altri Giampà sono stati condannati: le figlie di Francesco “il Professore” Rosa (4 anni e 8 mesi) e Vanessa (3 anni e 4 mesi), la moglie Pasqualina Bonaddio e la sorella Giuseppina Giampà (4 anni e 4 mesi ciascuno). Condannato anche il genero del boss, Vincenzo Bonaddio, ad 11 anni e 8 mesi, che ha sposato Giuseppina Giampà. Tanti i Giampà condannati anche in appello: Pasquale “Millelire” a 12 anni, Vincenzo (classe ‘70) a 7 anni e mezzo, per Vincenzo “Camacio” 7 anni e 8 mesi, Domenico Giampà 8 anni, Saverio e Davide Giampà a 6 anni e 4 mesi ciascuno.

Condanne anche per i Notarianni imparentati con i Giampà: 13 anni e 8 mesi ad Aldo, 12 anni per Aurelio, a Giovanni 9 anni e 4 mesi, 10 anni a Luigi (classe ‘74), e 5 anni all’omonimo (classe ‘92). Per Antonio Notarianni 8 anni e 10 mesi, ed 8 anni a Rosario. A Vincenzo Arcieri, boss di Bella insieme ai parenti Cappello, confermata la pena di primo grado a 9 anni e 4 mesi. Gli altri condannati sono Maurizio Molinaro con 8 anni, i fratelli Pasquale e Giuseppe Catroppa (per il primo 6 anni e 4 mesi, per l’altro un anno in meno), Domenico Chirico (classe ‘82) 9 anni e 4 mesi, Alessandro Torcasio 6 anni, Antonio Voci 8 anni e 8 mesi, Luca Piraina 2 anni e 8 mesi, a Claudio Paola 7 anni. Ad Umberto Egidio Muraca ridotta la pena da 6 anni a un anno e mezzo.

Condanna minore anche per il brigadiere dei carabinieri Roberto Gidari, assolto dall’accusa di associazione mafiosa. Per lui è venuta meno anche l’aggravante mafiosa, ed è rimasto confermato il reato di rivelazioni di segreto istruttorio. Secondo l’accusa Gidari era la “talpa” della cosca tra i carabinieri. Per lui la condanna s’è alleggerita da 6 anni ad un anno e 2 mesi. A difenderlo gli avvocati Francesco Gambardella e Francesco Pagliuso. Assoluzione piena invece per Angelo Paradiso, assistito dall’avvocato Antonio Larussa. Completamente scagionati anche Domenico Chirico (classe ‘77) e Giuseppe Cappello “Cutilicchio” condannato in primo grado a 8 anni e 8 mesi. A difenderlo l’avvocato Pagliuso. Infine assoluzione per Nino Cerra che avrebbe dovuto scontare oltre 6 anni.

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Redazione

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