Intervistiamo

Il racconto del 2014 a tinte giallorosse

Scritto da Francesco Panza
Le emozioni di un anno di calcio in un pezzo da leggere tutto d’un fiato 

Vorrei ma non posso. Sta tutto qui, in una frase, il senso profondo dell’ennesima stagione di rinascita e caduta per i colori giallorossi. Sullo sfondo l’inesorabile play-off perso a fare da spartiacque tra l’esasperato catenaccio di Brevi e la follia tattica di Moriero. Le facce di un Catanzaro bipolare, incapace di gestire con lucidità e pacatezza gli inevitabili momenti di difficoltà.

Per raccontare il 2014 che volge al termine, non si può che partire dai giorni di calciomercato. Un anno fa le esigenze dei giallorossi erano più o meno le stesse di oggi: un terzino sinistro, possibilmente giovane e capace di mettere dentro qualche cross, un centrocampista bravo ad impostare, un attaccante che veda la porta. Il campionato è insolito, senza retrocessioni e con la nona classificata a giocarsi una chance promozione agli spareggi. Il primo giorno utile arriva l’annuncio di Madonia, una punta d’esperienza, autore della scalata del Trapani dalla C2 alla B con 31 gol in 3 anni. Si tratta del classico giocatore di movimento capace di svariare su tutto il fronte d’attacco e bravo nell’uno contro uno. Sembra proprio quello che manca per il salto di qualità.

La corsa alla vetta riprende senza troppa convinzione in Toscana, avversario il Viareggio allenato da Lucarelli. I giallorossi si portano in vantaggio nella ripresa con un rigore trasformato da Fioretti. Pochi minuti dopo, una sfortunata deviazione di Rigione regala il pari ai padroni di casa, che nei minuti finali hanno l’occasione di aggiudicarsi l’intera posta in palio, ma il rigore tirato sulla traversa da Romeo fissa il risultato sull’1-1. La squadra allenata da Brevi mantiene il terzo posto in solitaria e nei giorni successivi si rinforza con gli arrivi di Morosini e Vacca, entrambi svincolati. Il primo una sorta di Vitiello più tecnico, il secondo brevilineo e più talentuoso.

Il pubblico storce il naso, vorrebbe il nome in grado di invertire le gerarchie con Frosinone e Perugia, che sulla carta e sul campo sembrano averne di più per la promozione diretta. Le sensazioni vengono confermate dalle successive partite di campionato. La prima dell’anno in casa contro il Prato si conclude con uno scialbo 0-0. Una settimana più tardi c’è il tracollo a Frosinone. I ciociari si impongono con un netto 3-0 su un campo ai limiti della praticabilità a causa della pioggia caduta abbondante nelle ore antecedenti all’incontro. Nel mezzo 

l’acquisto di Gianluca Di Chiara, terzino sinistro arrivato in prestito dal Palermo dopo una parentesi in B con il Latina. La sua cresta bionda fa capolino proprio al “Matusa”, unica nota di colore in una giornata grigia, che spegne di fatto le residue speranze di promozione diretta. L’obiettivo sono i playoff, nonostante le smentite di rito e i “non molleremo” ripetuti come un mantra.

Eppure l’occasione per ripartire di slancio arriva alla ventunesima giornata. Al “Ceravolo” va in scena Catanzaro-Lecce, una gara che manca da venticinque anni. Le squadre si studiano senza sbilanciarsi. A prevalere sono le rispettive difese. Nella ripresa la svolta: Lecce in dieci per l’espulsione di Papini. Ci sono trenta minuti scarsi per tentare di portare a casa i tre punti, ma ad emergere è solo la cronica sterilità offensiva delle Aquile. Lo 0-0 finale viene accolto da fischi e isolate contestazioni, episodio che segna una frattura tra il presidente Cosentino e parte della tifoseria.

Polemiche e mugugni trovano terreno fertile nella crisi di gioco e risultati che caratterizza il mese di Gennaio, concluso con la cessione di Nicola Fiore al Teramo. Dietro l’angolo il Pisa dell’ex Ciccio Cozza, che nel frattempo ha preso il posto dell’esonerato Dino Pagliari. All’ombra della torre finisce con un altro pareggio a reti bianche. Non c’è nemmeno la possibilità di rimediare perché il campionato più assurdo della storia costringe gli uomini di Brevi a fermarsi per tre settimane subito dopo la lunga pausa Natalizia. La sentenza del TNAS che cancella la Nocerina dal panorama calcistico dopo i fatti di Salerno, posticipa la ripresa del campionato al 23 Febbraio ad Ascoli, contro una squadra in lenta ripresa dopo il cambio di proprietà a seguito del fallimento.

Tre settimane consegnate alla storia per l’infelice battuta del presidente Cosentino che, durante una trasmissione tv, sceglie di rompere un incomprensibile silenzio stampa bollando con la frase “10 minuti di gloria” l’epopea del calcio a tinte giallorosse. Inizia una fase di reciproca diffidenza tra la società e il resto del mondo che certifica il momento delicato ed è sufficiente ad alimentare i venti di crisi. Serve una risposta sul campo. Servono i tre punti. Che arrivano puntuali al termine di una delle gare più brutte della stagione. Un lampo di Madonia al 38′ (sarà l’unico in giallorosso) regala la vittoria dopo due mesi d’astinenza, ma di gioco nemmeno a parlarne. Si riprende a marciare verso le posizioni migliori della griglia playoff, ma la squadra manca di un’identità precisa e l’apporto dei nuovi è prossimo allo zero.

Il turno successivo vede il Perugia ospite al “Ceravolo” per una gara diventata un classico delle ultime stagioni. I Grifoni scendono in Calabria da favoriti ma sul campo è il Catanzaro a metterci organizzazione, grinta e corsa. Alla fine arrivano i tre punti grazie all’incornata vincente di Marchi, ma sarà Vitiello schierato al centro della difesa tra Rigione e Ferraro a dare una svolta al prosieguo del campionato. I giallorossi sembrano aver ritrovato smalto e condizione ma l’entusiasmo dura lo spazio di una settimana. A Pontedera è di nuovo 0-0 ma il riscatto non tarda ad arrivare nella gara casalinga col Grosseto. Si rivedono giocate e impegno ma i gol sempre col contagocce. L’incontro è deciso dal ritrovato Sabatino che allo scadere insacca di testa regalando il quarto posto in classifica alle spalle del Lecce distante quattro lunghezze. Sembra tornata la tranquillità in casa Catanzaro e l’attesa per il big match di Salerno fa sembrare così lontane le amarezze di inizio anno.

All'”Arechi” va in scena il solito copione del Catanzaro formato trasferta: squadra quadrata, pochi rischi, 0-0. Il calcio di Brevi non entusiasma ma è funzionale al raggiungimento dell’obiettivo playoff nella posizione migliore per giocare il primo quarto di finale fra le mura amiche. L’ultima gara di Marzo è in casa contro il Gubbio. Accade tutto nella ripresa. Prima il gol di Germinale, poco dopo la risposta dell’ex Radi. Finisce 1-1. L’ennesimo pareggio che non fa più notizia. Il Catanzaro è al quarto posto ma ci resta appena una settimana, giusto il tempo di andare a Benevento e racimolare il solito 0-0. Manca un mese al via dei playoff e al Catanzaro basta poco per la certezza aritmetica. Alla trentaduesima c’è la sfida in casa del Barletta. In Puglia è la solita festa di sport e sul campo finisce con una scorpacciata di gol. Vanno a segno Sabatino, Germinale e Fioretti. Roba da fantascienza nonostante la caratura dell’avversario. Il Catanzaro però ci prende gusto e sette giorni dopo rifila un altro 3-0, stavolta alla Paganese. Al “Ceravolo” vanno in gol nuovamente Fioretti e Germinale, col sigillo di Martignago che chiude un incontro mai in discussione. L’ultima di campionato si gioca a l’Aquila. Gli abruzzesi cercano la vittoria per scavalcare proprio il Catanzaro e classificarsi al quarto posto, ma la brigata 0-0 messa in piedi da Brevi regge anche nell’ultimo impegno stagionale nonostante le squalifiche e gli infortuni.

Nel corso degli ultimi 90′ si decidono gli accoppiamenti play-off, e per i giallorossi torna la bestia nera Benevento. Con i Sanniti si gioca al “Ceravolo” in gara ad eliminazione diretta. Mancano sette giorni all’appuntamento dell’anno, ma in città si respira un’aria strana, di serena rassegnazione, tanto che Cosentino chiama a raccolta il pubblico delle grandi occasioni. Si gioca contro la cabala e una squadra decisamente più forte, ma l’undici quadrato messo in piedi da Brevi può affrontare l’impegno quantomeno alla pari. Il giorno della partita scorre tutto secondo la perversa logica degli spareggi promozione disputati dal Catanzaro. Il vantaggio ospite di Melara, il pareggio di Germinale, l’illusione, la doccia gelata che stavolta porta il nome di Padella. C’è tutta la dimensione del calcio catanzarese degli ultimi vent’anni nell’ennesima amarezza, ma in fondo nulla di nuovo, nulla di inaspettato per una squadra e una società partita a fari spenti e forse non sufficientemente attrezzata per tentare la scalata alla B. Il presidente ne è consapevole e a fine partita rilancia a modo suo promettendo amore, orgoglio e forza.

Bastano però pochi giorni per ritrattare e gettare un’ombra scura sul futuro del Catanzaro. Qualcosa evidentemente è cambiata tanto che lo stesso Cosentino dichiara di avere seri subbi circa la sua permanenza alla guida della società. A Maggio le voci si rincorrono mentre la dirigenza si chiude in un silenzio assordante rotto solo a fine mese quando il Ds Ortoli e l’Ad Pecora mettono in piedi una conferenza stampa tanto inutile quanto indicativa del fatto che Cosentino è ancora saldamente in sella e non ha alcuna intenzione di mollare. La conferma arriva puntuale nei primi giorni di Giugno con l’iscrizione al campionato e la scelta di Moriero alla guida della nuova squadra. Sullo sfondo la grottesca vicenda del consigliere comunale Amendola e del suo , che spacca in due l’opinione pubblica.

Le attenzioni però tornano ben presto sulla società alle prese con la preparazione della nuova stagione. I mancati rinnovi di Vitiello, Fioretti, Germinale, Sabatino, Catacchini denotano la volontà di operare un radicale cambiamento per soddisfare le esigenze del nuovo mister e del suo credo tattico filozemaniano. Arrivano anche i primi acquisti, Maiorano, Fofana e Silva Reis, ma il sogno è Kamara. Il suo nome esce un po’ per caso ma diventa ben presto il tormentone dell’estate. La rete si mobilita chiedendo il suo ritorno in giallorosso, ma l’operazione è talmente onerosa da risultare impossibile. Joe è un giocatore di livello internazionale fortemente legato alla città di Catanzaro, ma potrebbe non bastare per rivederlo sul prato del “Ceravolo”.

Nel frattempo la società non sta a guardare e mette su un gruppo di gente esperta col preciso intento di puntare alla B. Nel ritiro di Assisi arrivano Barraco, Daffara, Pagano, Ilari, Ricci e Pacciardi oltre ai confermati Russotto, Vacca, Ferraro e Rigione. Scoppia anche la grana Bindi, il portiere giallorosso forse allettato dalle sirene della B, non si presenta al primo giorno di ritiro. Ne seguirà uno scontro silenzioso culminato con una multa al giocatore che sceglie ugualmente di restare in giallorosso.

In Umbria la squadra si allena e inizia a giocare le prime amichevoli. Moriero dà subito un’impronta offensiva al gioco delle Aquile. Per il mister è una stagione da dentro o fuori dopo gli esoneri a Frosinone, Grosseto e Lecce. Riscatto e orgoglio saranno le parole chiave di quei giorni, gli stessi che precedono l’annuncio dell’accordo con Kamara. Il sogno si avvera una domenica di fine Luglio, precisamente il 27. Con un comunicato la società annuncia prima il lancio della campagna abbonamenti e subito dopo ufficializza l’acquisto dell’attaccante senegalese. È il colpo a sensazione del mercato estivo, quello che la gente chiedeva da tempo per tornare ad infiammarsi. Joe arriva a Lamezia il 2 Agosto e trova ad attenderlo una marea giallorossa che si è riversata festante in aeroporto. Ci sono tutti i presupposti per una stagione esaltante con Kamara a fare da uomo copertina e da valore aggiunto in campo e fuori, visto il contratto quadriennale che gli assicura due anni da calciatore e due da futuro dirigente giallorosso. Una scelta di testa e di cuore per riportare in alto il Catanzaro.

Agosto è un mese fitto di impegni. La squadra rientra in città e si prepara all’esordio stagionale in Tim Cup contro L’Akragas. Si gioca sotto i riflettori del “Ceravolo” e lo spettacolo non è dei migliori. Finisce 2-0 per i padroni di casa ma dal campo arrivano poche indicazioni. Nel frattempo si profila all’orizzonte la possibilità di un ripescaggio in serie B. Sembra una boutade, uno scherzo di pessimo gusto, al più la solita fantasia giornalistica. E invece no. Il Catanzaro chiede l’ammissione, ne ha diritto e sembra addirittura favorito. I tifosi sognano ad occhi aperti. Si va a Terni per il secondo turno di Tim Cup, si esce sconfitti per 2-1 ma importa poco. Si trattiene il fiato in attesa di una decisione, ma alla fine a prevalere è il Vicenza. Si dirà che il ripescaggio è stato solo un pretesto utile a stanare la politica locale sulla vicenda riqualificazione dello stadio “Ceravolo”, visti i criteri infrastrutturali richiesti per l’ammissione alla categoria superiore; la realtà dice che fino all’ultimo il Catanzaro ci ha creduto e se non fossero cambiati in corsa i criteri di valutazione, la storia sarebbe andata diversamente.

C’è giusto il tempo di ricalibrare i radar sulle frequenze della Lega Pro prima del fischio d’inizio del nuovo campionato. L’esordio è in casa contro la Juve Stabia, appena retrocessa dai cadetti. Le Vespe allenate da Pancaro scendono in Calabria con la testa ancora alla vicenda ripescaggio, che fino all’ultimo le ha viste favorite. In campo c’è solo il Catanzaro che gioca divinamente e va in rete due volte, prima con Pagano, poi con Martignago, il bomber d’estate. Il pubblico è incredulo, il Catanzaro sembra davvero una corazzata nonostante l’infortunio di Kamara nei minuti finali della partita renda un po’ amaro l’esaltante inizio di campionato. Il gioco d’attacco dei giallorossi va in scena anche contro il Benevento nella seconda giornata. Al “Vigorito” gli uomini di Moriero vanno sotto, ma è ancora Pagano a trovare la via del gol e ad ispirare le giocate di una squadra che impressiona per qualità e volontà. Finisce 1-1 contro una delle più serie candidate alla vittoria finale.

La terza è in casa contro il Martina. La partita è dai due volti. La prima mezzora di marca giallorossa, poi salgono in cattedra gli ospiti che sfiorano il colpaccio. Nella ripresa un lampo di Russotto determina rigore ed espulsione di Samnick. Il fantasista giallorosso trasforma il penalty e con i pugliesi in inferiorità numerica la partita di fatto non è più in discussione. Il Catanzaro vola in testa alla classifica con sette punti, in attesa che si completi il quadro delle partite della giornata di campionato. Iniziano le prime grane con gli infortuni. Alla quarta sul campo del Melfi è già emergenza: Kamara, Fofana e Ilari infortunati, Pacciardi, Morosini, Vacca e Maiorano a mezzo servizio. I calciatori stringono i denti e in terra lucana calano il poker. All’iniziale vantaggio dei padroni di casa rispondono Pacciardi, Silva Reis, Pagano e Barraco. La partita è in congelatore già alla fine del primo tempo, ma i sentori di una fragilità fisica, mentale e strutturale emergono proprio nei minuti finali dell’incontro, con la squadra in evidente affanno.

Iniziano ad addensarsi i primi dubbi sulla preparazione atletica della squadra e nonostante il primato in classifica a dieci punti, nell’ambiente diventato quantomai schizofrenico, c’è un diffuso scetticismo. Sette giorni dopo arriva al “Ceravolo” la matricola Matera allenata da Auteri, ex tanto odiato quanto rispettato per le sue indiscusse doti da allenatore. La gara si gioca in notturna, e si sa, le luci dei riflettori non portano bene alle Aquile. La partita è difficile, Moriero lo aveva detto in settimana, ma si mette subito in discesa grazie al rigore procurato e trasformato ancora una volta da Russotto. A pochi minuti dalla fine del primo tempo Mucciante trova il pari. Si va al riposo sull’1-1. Nella ripresa in campo ci sono solo gli ospiti, che sfiorano più volte il vantaggio. I minuti scorrono e il pareggio sembra accontentare le due formazioni, quando al 95′ l’arbitro assegna un rigore al Matera. Alla battuta va Letizia ma Bindi intuisce la traiettoria e para, il pallone finisce ancora sui piedi del giocatore ospite che tira nuovamente, ma il numero uno giallorosso para una seconda volta; sugli spalti si trattiene il fiato pronti ad esultare ma incredibilmente nessun difensore è pronto a spazzare, così Di Noia con un piattone insacca il gol del definitivo 1-2. È una doccia fredda, ma il tempo per recriminare è davvero poco. Tra sette giorni si scende di nuovo in campo, in trasferta, a Cosenza.

Torna il derby di Calabria, quello più sentito. I silani navigano in brutte acque in piena crisi di gioco e risultati. Sembra l’occasione giusta per ripartire di slancio. L’ambiente è carico, il settore ospiti del “San Vito”, finalmente aperto dopo anni di divieti, va sold out in pochi giorni e per l’occasione torna anche in campo Kamara, finalmente recuperato e disponibile. La partita scorre senza sussulti. Lo spettacolo è solo sugli spalti, mentre sul campo va in scena uno scialbo 0-0. La delusione è palpabile e si percepisce nell’incontro casalingo della domenica successiva contro l’Aversa. Il Catanzaro vince 2-0 al termine di una partita non brillante, sugli spalti mugugni e fischi durante i 90′ creano un ambiente a tratti surreale.

Ma il peggio deve ancora arrivare. Il sorteggio della Coppa Italia di Lega Pro vede nuovamente di fronte Catanzaro e Cosenza, stavolta al “Ceravolo”. Si gioca di mercoledì davanti a pochi intimi. La competizione ha una valenza prossima allo zero, ma il derby è sempre derby e i tifosi chiedono a gran voce che l’impegno venga onorato nel migliore dei modi. Moriero invece sceglie di mandare in campo una squadra infarcita di riserve e Berretti. Sarà una disfatta. Finisce 3-1 per gli ospiti. La delusione dei giorni precedenti si trasforma in rabbia e dagli spalti volano insulti al tecnico e al Ds Ortoli. La reazione del pubblico ha spiazzato la dirigenza che si chiude nel silenzio. Arriva il giorno delle scuse. Ortoli e Moriero si assumono la responsabilità dell’accaduto ma è evidente che il giocattolo sia rotto.

Si chiede un armistizio in vista dell’altro delicato impegno di campionato, stavolta a Lamezia. I biancoverdi giocano bene, senza troppi pensieri e si presentano all’appuntamento come la rivelazione del torneo. I tifosi giallorossi rispondono presente e riempiono all’inverosimile il settore ospiti del “D’Ippolito”. La gara è un monologo dell’undici messo in campo da Moriero. Il vantaggio la naturale conseguenza: assist di Russotto, testa di Kamara. Si va al riposo con il vantaggio in tasca e la gara saldamente in pugno. Nella ripresa cambia tutto. Rosso a Maiorano e Catanzaro in inferiorità. Da lì in poi è il tracollo, fisico e mentale. La Vigor spinge e trova il pari con l’ex Montella. L’1-1 sa già di beffa ma il disastro è dietro l’angolo. Al 91′ il giovane Voltasio trova il gol della domenica, diagonale chirurgico che si insacca sotto l’incrocio dei pali.

La sconfitta è bruciante e certifica una crisi ormai innegabile. Moriero cerca di tenere insieme i cocci ma alla ripresa degli allenamenti scatta la contestazione. È una settimana durissima. Mister, squadra e Ds sono sotto assedio e l’appuntamento di campionato contro l’Ischia ha già il sapore dell’ultimo appello. Si gioca a mezzogiorno, sugli spalti poche presenze, in campo solo cuore e la voglia dei calciatori di salvare la panchina di Moriero. Finisce 2-1 al termine di 90′ di sofferenza. Il Catanzaro ritorna a macinare punti ma l’impressione è che una svolta sia inevitabile. Si va a Foggia senza grandi aspettative e con un nuovo modulo, il 4-3-3, ma la partita è l’ennesima occasione mancata. Un primo tempo ben giocato e chiuso in vantaggio grazie al rigore trasformato da Russotto, viene vanificato dal consueto calo fisico della ripresa e dal pareggio del catanzarese Iemmello che sigla un gol di rapina sfruttando un’incomprensione tra Scuffia e Rigione.

Ci si trascina stancamente verso l’appuntamento casalingo contro il Savoia. A Novembre gli obiettivi sono già ridimensionati e il pubblico chiede a gran voce l’esonero di Moriero. La società risponde picche e prosegue confermando, senza troppa convinzione, il tecnico leccese. La verità è che nessuno aveva previsto un piano B, una via d’uscita. L’azzardo di puntare sulla voglia di riscatto di tecnico e giocatori si rivela, giornata dopo giornata, una scelta perdente. Contro i campani va in scena l’ennesima prova scialba dei giallorossi che acciuffano il pari su rigore trasformato al 66′ da Kamara, dopo essere andati sotto nei primi minuti. Sembra l’ultimo atto della gestione Moriero, e invece Cosentino, appena rientrato dalla Cina, decide di dargli un’altra chance. Mister Gicos è visibilmente turbato. Nel corso della settima rompe il silenzio e in conferenza stampa lascia riemergere i dubbi estivi. Dalla politica all’imprenditoria, il presidente ne ha per tutti e si dichiara disposto a cedere gratuitamente la società. Il momento è più che mai delicato e una risposta sul campo diventa necessaria.

A Salerno è la gara della vita, quella da dentro o fuori. I giallorossi giocano bene e si portano in vantaggio con Rigione su assist di Di Chiara. La Salernitana è stordita, non riesce a reagire. Nella ripresa il calo fisico. I granata spingono e guadagnano metri. Il pareggio è questione di tempo e arriva puntuale su punizione di Calil. Moriero va in confusione, sceglie di chiudersi ignorando l’evidente sofferenza a centrocampo. La Salernitana attacca a testa bassa e trova il vantaggio un’altra volta con Calil che con un tiro preciso dal limite beffa Scuffia. I giallorossi scivolano mestamente al sesto posto e l’esonero di Moriero viene ufficializzato poche ore dopo la fine dell’incontro. La squadra è affidata a D’Urso che sorprendentemente sarà in panchina anche nel successivo impegno di campionato.

Si va a Lecce per la seconda insidiosa trasferta consecutiva. Alla fine della prima frazione di gioco il Catanzaro è sotto di due gol. L’encefalogramma è piatto, la caduta è libera. Nel secondo tempo l’inaspettata reazione d’orgoglio. Al 22′ il neo entrato Ilari accorcia le distanze, al 91′ è Maiorano a regalare il 2-2. Quello che sembrava solo un gran disastro, diventa improvvisamente il punto da cui ripartire per mettere in sesto la stagione. La squadra viene affidata a Stefano Sanderra. Lo chiamano “mister leggenda” ma a Catanzaro arriva nei panni di normalizzatore. Serve un tecnico che restituisca calma ed equilibrio ad una squadra in crisi d’identità.

Il primo impegno è all’apparenza morbido. Si gioca in casa contro il Barletta. Un avversario decisamente alla portata. La partita è bloccata ed avara di emozioni. Il Catanzaro è lento nella manovra ed impacciato a centrocampo ma basta un lampo di Kamara sul gong per portare a casa i primi tre punti del nuovo corso. Il mister parla in modo schietto e individua subito le carenze strutturali della squadra. Si capisce che ci sarà da lottare e sgomitare per raccogliere più punti possibili fino alla finestra di mercato invernale. A fine Novembre si va a casa del Messina, un’altra partita delicata più per questioni ambientali che per la consistenza dell’avversario. Le squadre si affrontano con la paura di perdere ma sono i peloritani a trovare il vantaggio grazie al contestatissimo rigore concesso a Stefani per presunto fallo di Rigione. È il 73′ e il gol sembra spezzare le gambe agli uomini di Sanderra, e invece l’ennesimo sussulto d’orgoglio consente a Rigione di capitalizzare al massimo un assist al bacio di Barraco.

L’1-1 è giusto e segna il terzo risultato utile consecutivo. L’ambiente torna a guardare con un pizzico di fiducia al campionato e lo scontro diretto con la Casertana sembra l’occasione buona per allungare il passo e chiudere in modo positivo il girone d’andata. Sulla panchina dei campani c’è Campilongo, anche lui subentrato in corsa all’esonerato Gregucci. La partita è brutta, gli ospiti trovano quasi subito il vantaggio con Murolo e lo gestiscono fino al triplice fischio. La sconfitta apre il dibattito sulla reale consistenza della squadra e sulle residue chance di ricoprire un ruolo da protagonisti in campionato.

La risposta arriva sette giorni dopo. Ancora un campana sulla strada del Catanzaro. Stavolta si tratta della Paganese. Sanderra ha preparato bene la partita puntando sulla concentrazione e sul 3-5-2. Il gol di Calamai che decide l’incontro a favore dei padroni di casa arriva in modo quasi episodico al 59′. Prima e dopo un Catanzaro spento, compassato e sciupone, con Russotto e Ilari a sbagliare facili occasioni da gol. L’ultima dell’anno è contro la Reggina. Sarebbe un derby ma sugli spalti e in campo la sensazione è quella di dover timbrare il cartellino. Vince il Catanzaro grazie ad una rovesciata di Fofana nella ripresa, ma è Cosentino a monopolizzare l’attenzione di tifosi e stampa con le dichiarazioni del post partita. Il presidente è amareggiato, non crede nemmeno ai play-off e punta l’attenzione su Kamara. Da simbolo della rinascita a causa della crisi, il rapporto con Joe diventa una questione di soldi. La sua permanenza in giallorosso è legata alla disponibilità a ridursi l’ingaggio. La vicenda non ha avuto ancora un esito ma l’ennesima rivoluzione è già iniziata e porta il nome di Giampà e Caputa. Un ritorno e un nuovo arrivo. Simboli, in modo diverso, di un Catanzaro che cerca di dare un senso ad un 2014 agrodolce. 

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Francesco Panza

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