Oro di famiglia venduto per pagare la droga

Oro di famiglia venduto per pagare la drogaNon solo i cosiddetti “Giardini” come piazza di spaccio privilegiato della droga ma anche villa Margherita, il Parco della biodiversità, i giardinetti di Stratò (nei pressi dell’ex istituto Chimirri) o via Carlo V. Persino le fermate dell’autobus di piazza Matteotti, vicino alle scuole.

È il quadro emerso dall’operazione “Bad Company” (cattive compagnie) effettuata dalla sezione narcotici della squadra Mobile, agli ordini del dirigente Rodolfo Ruperti e del collega dello Sco Angelo Paduano, che ha portato all’emissione di un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip Pietro Scuteri su richiesta del sostituto procuratore della Repubblica, Vincenzo Russo. Le accuse sono per tutti quelle di detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti.

A uno degli indagati (Gamra) è contestata la tentata estorsione perché avrebbe minacciato in più occasioni un assuntore per farsi pagare la droga ceduta. Le indagini, che coprono un arco temporale che va dal 2012 al luglio di quest’anno, hanno avuto inizio con gli arresti di Domenico Canino e del tunisino Farid Hamdi. Grazie alle intercettazioni ambientali effettuate in carcere e alla collaborazione dei genitori delle vittime che si sono recate in Questura e hanno esternato agli inquirenti tutti i loro dubbi e timori, è stato portato alla luce un vasto mercato al minuto di stupefacente, in cui gli indagati commerciavano marijuana e, alcuni di essi, cocaina, servendo una clientela di giovani appartenenti alla Catanzaro “bene”, non disdegnando di ricorrere a metodi estorsivi per riscuotere i crediti di droga maturati con i loro clienti.

Alcuni tra i giovani assuntori, infatti, trafugavano i gioielli che le proprie famiglie custodivano in casa e li versavano ai “Compro Oro” sparsi in città pur di reperire il denaro necessario a saldare i propri debiti di droga, costretti dalle violenze cui li sottoponevano i loro spacciatori. Gli investigatori hanno anche effettuato una serie di intercettazioni telefoniche e di controlli sui tabulati, oltre che con servizi di osservazione.

Una volta acquisiti una serie di elementi, gli investigatori hanno sentito una quarantina di assuntori di stupefacenti, di età compresa tra i 15 ed i 35 anni, che hanno confermato gli episodi di spaccio, soprattutto di marijuana, tra i giovani della cosiddetta “Catanzaro bene”.

gazsud

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Redazione

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