Strage di alberi nel parco della Sila

Strage di alberi nel parco della SilaContinuano gli atti di vandalismo contro la natura nel Parco nazionale della Sila dove, in località Menticella del Comune di Petilia Policastro sono state sono state tagliate decine di piante di alto fusto, pino laricio e ontano napoletano.

«Quanto avvenuto nell’ultima domenica di agosto – dichiara Luigi Concio presidente del circolo Legambiente di Petilia Policastro – dove decine di grosse piante di pino laricio e ontano napoletano sono state brutalmente stroncate da motoseghe all’altezza di circa un metro e lasciate sul terreno, evidenziando in questo modo quello che viene identificato come “sfregio” , è l’ennesimo episodio di violenza e illegalità conto la natura protetta che dobbiamo registrare nel territorio del parco nazionale della Sila».

Il circolo ambientalista sottolinea inoltre «l’inadeguata l’azione di vigilanza nel Parco» divenuto teatro di rave party abusivi e dove si è registrata l’uccisione a fucilate di un esemplare adulto di lupo appenninico. «A questo punto viene spontaneo chiedersi cosa sta succedendo nel Parco nazionale della Sila – aggiunge Franco Falcone, presidente di Legambiente Calabria – anche perché questo fenomeno non può essere considerato più un episodio isolato, altri casi analoghi sono stati perpetrati ai danni del patrimonio boschivo.

Le azioni vandaliche, ormai non si contano più, e in quest’ultimo decennio sono stati numerosi gli incendi, ai quali occorre aggiungere quelli in corso in questo periodo, che hanno devastato gran parte del territorio boschivo ricadente nel Parco». «Dobbiamo prendere atto – conclude Antonio Nicoletti, della segreteria nazionale di Legambiente – che l’importante azione di sorveglianza del Corpo forestale dello Stato si è ridotta progressivamente in tutto il territorio del Parco per mancanza di uomini e mezzi. Ma denunciamo anche, come a livello generale, ci sia una sottovalutazione di questi fenomeni di illegalità ambientale che a nostro avviso sono inseriti in un più generale insediamento dell’economia criminale in Sila. I metodi usati sono ben noti, e chi non si piega al volere di questi criminali, può trovare le piante dei loro boschi sfregiate o subire furti di legname, oppure, se non si permette il pascolo alle loro mandrie si usa il fuoco doloso come argomento di persuasione.

È giunto il momento di una forte mobilitazione di tutti, cittadini, associazioni, istituzioni, per dire no ad ogni forma di illegalità e difendere questo importante bene comune, ma anche per chiedere che l’ente parco si concentri di più sulla conservazione della natura silana che in queste condizioni rischiamo di perdere definitivamente».

corrieredellacalabria

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Redazione

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