Il Rompicalcio

Cosentino Anno IV: al bivio della storia

Scritto da Redazione
A 26 anni dalla scomparsa di Don Nicola Ceravolo, un altro presidente coi baffi è chiamato a riportare i giallorossi nel calcio che conta

Sono passati 26 anni da un triste giorno di maggio 1988. Cinque giorni dopo quel maledetto gol di Paolo Monelli, professione centravanti, che tutti noi ricordiamo come l’ennesima ingiustizia subita dal Catanzaro nel campionato di serie B 1987-88. L’ultimo giocato ad alti livelli dai giallorossi, l’ultimo con Don Nicola Ceravolo alla presidenza (sia pur solo onoraria). Sono passati 27 anni dall’estremo saluto al presidentissimo, scomparso quasi alla vigilia di un Barletta-Catanzaro che avrebbe restituito qualche sogno di serie A al Catanzaro di Guerini.

Erano giorni infuocati, gli ultimi vissuti dal Catanzaro nel gotha pallonaro. Lo stadio brulicava. La città era una cosa sola con la sua squadra di calcio. Il punto più alto toccato dai giallorossi negli ultimi 30 anni. Nessuno avrebbe potuto prevedere la rapida discesa negli inferi del calcio semi-dilettantistico. Quei campi mai nemmeno immaginati sotto la lunga presidenza Ceravolo. Che ci manca, oggi come allora. Nessuno avrebbe potuto prevedere il susseguirsi tragicomico di sconfitte, fallimenti, umiliazioni, società-fantoccio. Nessuno avrebbe potuto prevedere 20 anni di C2, intervallati da un ripescaggio in C1 e una promozione in B, illusorie e fasulle anticamere del drammatico fallimento del 2006 che cancellò 77 anni di storia. E quindi, proprio per questo, da considerare come il punto più basso della gloriosa epopea del Catanzaro.

014Dalle ceneri del secondo fallimento, quando tutto portava alla scomparsa definitiva dei giallorossi dai professionisti, ecco spuntare dal profondo Sud un altro presidente con i baffi, Giuseppe Cosentino, semi-sconosciuto nel mondo del calcio, se non per una sponsorizzazione della sua azienda alla Reggina. Il trentennale nulla politico della città partorisce finalmente una proprietà, naturalmente non catanzarese, che raccoglie il Catanzaro nella camera mortuaria e gli regala una nuova vita, gli restituisce una dignità perduta. In tre anni arrivano una promozione in C1, una salvezza e un play-off per la B, perso alla prima partita.

La sconfitta contro il Benevento ha lasciato il segno nel morale dei tifosi giallorossi, già scottati dai sei spareggi lasciati per strada dal 1997 in poi. Ma il quarto posto in questa stagione è comunque il miglior risultato raggiunto dal Catanzaro negli ultimi 25 anni, se si dà il giusto peso (nullo) alla cavalcata verso l’inferno nel triennio 2003-2006. Così come la promozione del 2012 resta l’unica gioia dal 1987, se si esclude quella “drogata” del 2004. Fin qui i dati di fatto di una storia che nessuno può cancellare. Un passato che non deve servire per crogiolarsi nei ricordi e nel rimpianto, ma che ci aiuta a contestualizzare e a giudicare meglio i risultati della gestione-Cosentino. Che quest’anno ha indubbiamente raggiunto . 

Una gestione e un presidente che hanno “scoperto” il mondo del calcio da soli tre anni. E che si stanno finalmente scontrando con le difficoltà di questo sport. Perché finalmente? Perché vuol dire che il Catanzaro è tornato a competere ad un livello più consono alla sua storia. Perché si è arrivati al punto in cui la tifoseria ha rialzato la testa e non si accontenta più della Lega Pro. Si è rotto il punto di equilibrio tra i risultati ostentati dalla società e i sogni dei tifosi. Non è un male. Tutt’altro. Dev’essere la base di partenza per proseguire nel percorso di crescita del Catanzaro. Da una parte la volontà della società di migliorarsi giorno dopo giorno. Anche sbagliando. Dall’altra la voglia di riscatto della tifoseria. Una sorta di sfida per migliorarsi reciprocamente e per riportare il Catanzaro lì dove merita di stare.

Catanzaro-Andria_02Del resto il presidente Cosentino non ha mai nascosto le sue ambizioni da vincente. Quante volte abbiamo sentito le sue parole: “Io sono sempre stato il primo. Non mi piace perdere, io voglio vincere“. Parole che abbiamo sentito meno in questa stagione dopo la scottatura dello scorso anno, dopo le dichiarazioni avventate di Cozza e non solo. Un profilo basso scelto dal Catanzaro che forse non ha pagato, non ha entusiasmato, complice anche una formula di campionato nemica delle presenze allo stadio. Nella sfida col Benevento, però, la città ha dimostrato alla società ciò di cui è capace. La scommessa del Catanzaro dev’essere convincere quelle persone a riempire il “Ceravolo” tutte le domeniche.

Per farlo è necessario essere ambiziosi, migliorare l’organizzazione, effettuare i giusti investimenti. Alcuni risultati sono sotto gli occhi di tutti. Il Catanzaro ha finalmente il suo centro per gli allenamenti, il PoliGiovino, concesso dalla Provincia e rimesso in moto dalla società. Altri passi in avanti sono stati fatti in aree meno vicine al campo: per esempio l’istituzione di un ufficio marketing, l’utilizzo dell’aereo per alcune trasferte più lunghe, l’apertura di nuove biglietterie in città, la crescente attenzione per il settore giovanile che continua a ottenere ottimi risultati.

Catanzaro-Carrarese_20Ma restano ancora tanti settori in cui migliorare. Manca per esempio una figura di raccordo tra la proprietà e il pubblico, un uomo di calcio che sovrintenda a tutti i settori della società, specie da quando Cosentino è meno presenzialista e il DS Ortoli resta uomo di poche parole. Troppo spesso l’unica voce del Catanzaro in questa stagione è stata quella pacata e professionale di mister Brevi. E poi serve sicuramente una maggiore attenzione nei confronti del pubblico e degli sponsor, unica linfa della società in Lega Pro. I tifosi vanno coccolati e hanno sempre (o quasi) ragione proprio perché clienti dell’azienda Catanzaro. Oltre ai proclami e all’entusiasmo da ricreare dopo l’ennesima sconfitta bruciante, c’è bisogno di un segnale forte sul piano della biglietteria. Per riportare la gente allo stadio servono incentivi, prezzi nella media della categoria (e non i più alti), un servizio di rivendite diffuse nel territorio (incredibile, per esempio, che non ci sia un botteghino a Soverato), o meglio ancora una vendita on line.

Catanzaro-Giulianova-Panza-69Le scelte tecniche, naturalmente, spettano alla società. Nessuno chiede a Cosentino di svenarsi. Specie in questo momento di crisi economica generalizzata. Ma è chiaro che gran parte della fiducia in questa società passa dal mercato e dalla scelta del tecnico, sia che si vada verso una riconferma di Brevi, sia che si scelga un nuovo allenatore. Ma è necessario riprendere a sognare, ritrovare il gusto di andare allo stadio, riscoprire il Catanzaro come collante di una città allo sbando sotto tanti punti di vista. Con un’economia messa in ginocchio dalla miopia imprenditoriale, il lavoro che continua a latitare e il tessuto sociale profondamente lacerato dalle miopi scelte di tutte le ultime amministrazioni che – tanto per restare al pallone – hanno usato il giocattolo Catanzaro solo come clava elettorale, mai come simbolo di rilancio.

Andare in serie B non è soltanto un desiderio di quattro tifosi affamati di calcio, ma un traguardo che darebbe lustro al presidente e alle sue aziende, che aumenterebbe esponenzialmente gli introiti della società (sponsor e botteghino), che darebbe accesso ai soldi dei diritti televisivi, che rimetterebbe in moto l’economia di tutta la città. E allora serve rimboccarsi le maniche, avere pazienza perché il calcio non è matematica e ricominciare ad amare il Catanzaro. Ognuno faccia la sua parte. Noi ci siamo. Oggi come sempre. Come 26 anni fa.

Ivan Pugliese

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