Intervistiamo

Le intercettazioni della discordia, la difesa di Lomonaco

L’ex assessore comunale rende noti i risultati della perizia di parte: «Trascrizioni infedeli»

C’è un’altra verità nel caso giudiziario che ha squassato la vita politica di Catanzaro. È questo il parere dei legali dell’ex assessore comunale Massimo Lomonaco. Gli avvocati Salvatore Staiano e Antonio Lomonaco hanno presentato oggi alla stampa i risultati delle prime indagini difensive. Al centro ci sono tre intercettazioni che hanno come protagonista proprio il fondatore del movimento “Per Catanzaro”, indagato con l’ipotesi di peculato e corruzione nell’ambito dell’inchiesta “Catanzaropoli”. Per Antonio Lomonaco ci si trova davanti a «trascrizioni assolutamente infedeli non sappiamo se per superficialità o altro». Più cauto il commento dell’avvocato Staiano: «probabilmente si tratta suggestioni uditive forse dovute a stanchezza».

IN PRINCIPIO FURONO LE FIRME Il ragionamento degli avvocati parte proprio dalla genesi dell’inchiesta. Un fascicolo nato dalle attività in corso sulle presunte firme false inserite nella presentazione della lista “Per Catanzaro”. «Un reato di non particolare allarme sociale», secondo l’avvocato Lomonaco, in cui l’ex assessore, sostengono i suoi legali, non avrebbe avuto alcuna responsabilità. La Procura ha già chiuso questa tranche di indagini a carico di 13 persone che devono rispondere a vario titolo delle accuse di violazioni delle leggi speciali in materia elettorale e favoreggiamento personale. Alla base degli atti d’accusa ci sono le dichiarazioni di decine di persone che, sentite dagli investigatori della Digos, hanno sostenuto di non aver mai apposto la propria firma per la presentazione della lista. Un dato rilevante che, però, secondo Salvatore Staiano, è tutt’altro che definitivo, «i testi potrebbero cambiare versione, ci potrebbe essere stato un fraintendimento, spesso la frettolosità nelle indagini provoca guasti».

INTERCETTAZIONI NULLE? Il terremoto giudiziario è partito da quelle firme. Nell’ambito di quell’inchiesta, nei primi giorni del 2013, il pm Gerardo Dominijanni emise un decreto di intercettazione d’urgenza. Si era alla vigilia degli interrogatori di oltre 200 persone chiamate a verificare la veridicità della firma apposta per la presentazione della lista “Per Catanzaro”. Per il pm era quindi necessario, «al fine di meglio delineare la condotta del Lomonaco,  procedere al monitoraggio delle sue conversazioni atteso che è altamente probabile che egli, apprendendo dai diretti interessati delle indagini in corso, potrebbe – telefonicamente o di persona – contattare costoro al fine di convincerli ad allontanare da se ogni responsabilità». Il gip Maria Rosaria Di Girolamo, però, decide di non convalidare né autorizzare le operazioni di intercettazione, ritenendole «non indispensabili ai fini della prosecuzione delle indagini, poiché le stesse appaiono utilmente esperibili anche mediante altri strumenti e non vi è ragione di ritenere fin da ora che le dichiarazioni di coloro che dovranno essere sentiti dalla polizia giudiziaria non possano far luce sulla vicenda». Il 29 gennaio Dominijanni emette un nuovo decreto d’urgenza in cui inserisce i nuovi elementi raccolti. Due giorni dopo è il presidente dell’ufficio gip del Tribunale di Catanzaro, Gabriella Reillo, a dare l’ok alle operazioni, sottolineando non solo le «ragioni d’urgenza», ma anche come «le intercettazioni siano indispensabili ai fini delle indagini». Per gli avvocati una procedura anomala che non ha precedenti «con due gip che si contraddicono a distanza di una settimana», tanto da far ritenere ai legali che l’intero compendio intercettivo, circa diecimila dialoghi, potrebbe essere dichiarato inutilizzabile.

LE NUOVE TRASCRIZIONI Utilizzabili o meno su quelle intercettazioni si è concentrata l’attenzione dei due avvocati. In particolare su quei colloqui che la Procura ha posto alla base dei provvisori capi di imputazione. Innanzitutto la corruzione poiché «approfittando del suo ruolo istituzionale, interviene presso l’ufficio anagrafe e il comando dei vigili di Catanzaro al fine di favorire o comunque agevolare la signora Z.P.Y.M., prostituta, nell’ottenimento della carta di identità (rinnovo). Per tale appoggio, l’assessore Lomonaco ottiene una prestazione sessuale». L’altra ipotesi è di peculato per le telefonate personali effettuate con il cellulare di servizio. Un perito di parte ha riascoltato i nastri delle intercettazioni e ha prodotto tre trascrizioni differenti rispetto a quelle depositate dagli inquirenti. La prima telefonata ha come protagonisti Massimo Lomonaco e la escort straniera. In quella conversazione la giovane donna ringrazia l’allora assessore: «Ti ringrazio tantissimo, veramente sono venuti, con quello che confermava già domani se tutto va bene io vado al Comune a fare la carta d’identità perché mi è scaduta nel 2011». Ma è nel passaggio successivo dello stesso dialogo che si concentrano le attenzioni di accusa e difesa. Negli atti della Procura  è sempre la ragazza a parlare: «Appena hai un po’ di tempo vieni che senza pagarmi niente, capito, perché veramente mi hai fatto un grande favore, almeno una volta… perché sinceramente mi hai fatto un gran favore, capito?». La risposta di Lomonaco è: «Va bene, va bene, senti…». Nella perizia di parte invece il dialogo appare diverso. La ragazza dice: « Appena hai un po’ di tempo vieni che senza pagarmi niente, capito?». Risponde Lomonaco: «Sì, però, no va be’ ma…». E ancora la giovane donna: «Veramente mi hai fatto un grande favore». Lomonaco: «Non ti preoccupare». Di nuovo la ragazza: «Almeno una volta… perché sinceramente mi hai fatto un gran favore, capito?». E ancora l’assessore: «No va be, va bene senti…». Una differenza che secondo gli avvocati modificherebbe il senso di quel dialogo, anche se in entrambe le trascrizioni il dialogo si chiude con la promessa di sentirsi più tardi, cosa che, stando agli atti dell’inchiesta, avverrà tre ore dopo. Un’altra telefonata tra l’assessore e la escort è stata ritrascritta dal consulente della difesa. Nel dialogo si parla sempre della pratica che interessava la donna, Lomonaco l’avvisa che ci vorrà qualche giorno. La trascrizione della Digos termina con l’assessore che promette di avvisare la ragazza quando il documento sarà pronto. La difesa è andata oltre e ha ascoltato e trascritto tutta la conversazione da cui emerge che la pratica della ragazza doveva essere trasmessa dal Comune di Taranto. Per gli avvocati, quindi, sarebbe evidente come fosse «tutto assolutamente lecito a meno di non voler sospettare anche dei funzionari dell’amministrazione pugliese».

L’ultima intercettazione contiene, qualora fosse confermata, la discrepanza più evidente. È un dialogo captato nell’auto di Lomonaco. Per gli inquirenti assieme all’assessore ci sarebbe la segretaria del movimento “Per Catanzaro” Barbara Veraldi (anche lei indagata). Le analisi della difesa, invece, sostengono che a parlare con Lomonaco sarebbe la moglie e ciò spiegherebbe il riferimento ai mille euro che sarebbero solo i conti del nucleo familiare. Infine, tra le accuse mosse all’ex assessore vi è anche quella di peculato «che – conclude l’avvocato Lomonaco – non sta in piedi, considerato che da anni Massimo Lomonaco paga di sua tasca le spese dell’utenza».
Gli elementi forniti dal collegio difensivo si fermano qua. L’avvocato Staiano ha spiegato che si sono voluti concentrare dapprima sulle intercettazioni poste alla base dei provvisori capi di imputazione, «quando avremo i dati completi ci occuperemo anche delle presunte multe false». Il penalista ci tiene a precisare: «Non abbiamo accuse da muovere a nessuno, non crediamo al complotto, vogliamo solo che la Procura approfondisca e vada fino in fondo». Per l’ex assessore Lomonaco «“Catanzaropoli” è già morta», vedremo a chi spetterà il colpo di grazia.

corrieredellacalabria – Gaetano Mazzuca

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