CITTA’: I Rom del quartiere Corvo e di Germaneto in un unico villaggio

Un “villaggio dei nomadi” che possa ospitare la numerosa comunità rom di Catanzaro, compresi quei nuclei familiari forzatamente integrati a Corvo e Aranceto, nel pieno rispetto della sua tradizione e della sua cultura. E’ questa la proposta avanzata dal vicesindaco Valerio Rizza al coordinatore dei Programmi Urbani Complessi, prof. Enrico Fattinnanzi, allo scopo di utilizzare al meglio – ha specificato – i finanziamenti previsti dal Contratto di Quartiere attualmente in elaborazione prima di essere sottoposto all’esame del Consiglio Comunale. Il Contratto di Quartiere, come è noto, è uno specifico programma di riqualificazione delle periferie degradate con l’obiettivo di rafforzare l’identità delle comunità locali attraverso un finanziamento pubblico indirizzato in particolare all’edilizia sostenibile ed alla protezione ed alla sperimentazione dell’ambiente urbano.

Secondo Rizza, “la realizzazione di un Villaggio dei nomadi in una zona compatibile con le destinazioni del PRG consentirebbe di raggiungere due importanti scopi. Innanzitutto – ha spiegato – i rom potrebbero essere dignitosamente sistemati in strutture abitative civili, dotate di tutti i servizi, ma anche di adeguate porzioni di terreno dove poter allevare piccoli animali o impiantare modeste coltivazioni. In altre parole, tale ipotesi garantirebbe ai nomadi la salvaguardia delle proprie tradizione e dei propri costumi, senza per questo confliggere con quelle degli altri cittadini. Io penso che la stragrande maggioranza dei nuclei nomadi presenti in città accoglierebbe con favore questa proposta che, lo ripeto, allenterebbe le gravi tensioni che spesso si registrano nei quartieri sud della città. Ciò non significherebbe certo l’abbandono della politica dell’integrazione poiché ai cittadini rom dovranno essere sempre e comunque garantiti tutti i diritti e tutti i servizi. Il villaggio nelle mie intenzioni non dovrà essere un ghetto, ma un luogo di grande civiltà dove sarà più facile affrontare le situazioni di disagio sociale dei nomadi, senza per questo volere sradicare le loro abitudini. Il secondo obiettivo consiste nel ridimensionamento di quei gravi fenomeni di conflitto, che qualche volta sfociano anche in questioni di ordine pubblico, che purtroppo si registrano nei quartieri dove sono presenti nuclei di nomadi”.
(CNN 22.01.2004)

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Redazione

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