La Striscia

Ciociaria amara. Ma bisogna ripartire

L’obiettivo play-off è alla portata dei giallorossi
 

È difficile raccontare un secco tre a zero e dire che il Catanzaro non ha sfigurato davanti a un forte e cinico Frosinone. Con le debiti proporzioni, per spiegare questa partita nel suo andamento, potremmo paragonarla alla sfida scudetto della massima serie, Juventus- Roma, che si è disputata a Torino alla riapertura del torneo dopo la sosta natalizia. E’ stata una bella Roma che ha tentato di giocarsi la partita con personalità e che è stata trafitta da una Juve pratica e cattiva sotto porta. Per i tifosi ciò che conta alla fine è il risultato, ma sono due le verità che non si possono nascondere se si vuole analizzare seriamente la partita: il Catanzaro non ha per niente sfigurato, il Frosinone in questo momento è più forte rispetto alla “nuova” squadra giallorossa.

Partiamo però della giornata trascorsa in ciociaria. Pioggia incessante prima del match e sfida a rischio se avesse continuato a piovere con l’intensità del pre-gara. Pochi gli spettatori di fede gialloblu presenti sui tubi innocenti della curva del “Matusa”, circa 200 i tifosi giallorossi nel settore ospiti. L’autobus organizzato nella Capitale parte dalla stazione Termini, ma i colori e i cori non sono quelli della Roma. I tanti turisti presenti nella città santa ci guardano stupiti. È raro vedere tanto entusiasmo per una squadra che milita in Lega Pro, e sarebbe bello vedere anche in casa la curva colorata e festosa come ai bei tempi. In trasferta ci si compatta, si tifa e s’incoraggia la squadra fino al novantesimo; non ci si ferma un attimo, anche quando la partita è andata. Se la stessa cosa avvenisse nella “Capraro” come accadeva una volta, forse qualche punticino in più in classifica potremmo contarlo.

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Nella fase di riscaldamento scopriamo la formazione che Brevi manderà poi in campo. Esordio per Di Chiara e Vacca, dentro dal primo minuto. Dietro il tecnico rinuncia a Bacchetti per via del rientro di Ferraro e Germinale si siede in panca per fare spazio a Fioretti e Madonia. Il Frosinone cerca il sorpasso ai danni del Perugia e sin dai primi minuti cerca di aggredire i giallorossi. I primi due tiri che impegnano Bindi sono due conclusioni da fuori con Curiale e Frara. Il Catanzaro però non abbassa il baricentro e cerca di rispondere colpo su colpo, sino a quando un malinteso fra Di Chiara e Bindi non regala un angolo ai ciociari di Stellone. Sulla parabola che arriva nel cuore dell’area di rigore, Blanchard salta da dietro più in alto appoggiandosi sul biondo terzino e spizzica il pallone; Ferraro sulla linea non riesce a togliere dai piedi dell’accorrente Curiale che deve solo spingere a rete.

C’è rabbia per come arriva il vantaggio dei canarini: angolo regalato, spinta netta su Di Chiara che di solito gli arbitri sanzionano con un fallo a favore del difensore. Però c’è poco da recriminare, il Catanzaro non si abbatte e rispetto alle altre sfide in trasferta non punta solo sulle ripartenze e sui lanci dalle retrovie. Con il passare dei minuti la superiorità territoriale in campo è dei giallorossi. Con azioni a ventaglio, orchestrate da Vacca che sembra giocare con Russotto e Di Chiara da una vita, il Catanzaro macina gioco. Gli esterni salgono e il Frosinone, che concede poco allo spettacolo, deve giocare in contropiede o a affidarsi ai lanci lunghi per la torre Ciofani, la soluzione più logica avendo un’ariete in squadra.

L’azione del Catanzaro si sviluppa bene malgrado il campo allentato: da sinistra affonda con pericolosità con Benedetti e Di Chiara che ha corsa e si distingue per alcuni interessanti cross al centro. Finalmente, dopo un intero girone d’andata, qualcuno affonda e si sovrappone sulla sinistra. Peccato che Madonia non sia ancora al meglio: l’ex trapanese spesso cerca di portarsi la palla sul destro per calciare, fornisce anche qualche assist delizioso per Benedetti e Fioretti, ma la forza nelle gambe ancora non c’è. Sul lato opposto Marchi e Catacchini si propongono in appoggio, spingono entrambi, ma le loro giocate spesso sono imprecise.

dsc_8481L’occasione più nitida per rimettere la partita sui giusti binari capita a metà del primo tempo. Il Catanzaro conquista un’ennesima punizione per fallo su Russotto che salta chiunque gli capiti davanti. Benedetti calcia una punizione nell’area di rigore e Fioretti in modo sbilenco, anziché inquadrare la porta vuota, spara su Zappino che istintivamente devia in angolo. L’occasione fallita non spegne il Catanzaro che cerca ancora il pareggio, ma su una ripartenza gialloblu è Paganini che sull’ennesimo traversone dalla trequarti salta di testa, anticipa Bindi che esce in ritardo e coglie la traversa.

Nella ripresa il Catanzaro attacca sotto la curva dei suoi tifosi e lo fa con ardore. Chiude la capolista nella propria area di rigore e batte calci d’angolo a ripetizione senza trovare lo spiraglio giusto, diversamente  dai ciociari, pericolosissimi ogni qualvolta si affacciano nei 16 metri giallorossi. I difensori del Frosinone, rudi e cattivi al punto giusto, sventano ogni minaccia. I pochi movimenti degli avanti giallorossi certamente li facilitano, costringendo Russotto e Benedetti a cercare il tiro da fuori. La speranza di trovare un attaccante smarcato che detta il passaggio è utopia. L’unico a tentare a penetrare nel cuore dell’area di rigore è Di Chiara che inciampa però sul più bello.

Dopo una parata a terra di Zappino scaturisce un altro calcio da fermo per i gialloblu, questa volta nel cerchio di centrocampo. La giocata degli uomini di Stellone è ancora una volta elementare: palla a Criviello  sulla fascia sinistra, Marchi chiude in ritardo e dalla trequarti parte un lunghissimo traversone al centro per Ciofani che si stacca sul secondo palo e trafigge Bindi. Il portiere giallorosso forse poteva tentare un’uscita a mani aperte o pugni chiusi. Sul 2-0 la partita appare segnata anche se mancano ancora trenta minuti e Brevi prova a cambiare qualcosa. Esce un spento Madonia e si rivede in avanti il Catanzaro che spesso è stato schierato in trasferta con il tridente Fioretti, Germinale e Russotto largo a sinistra.

dsc_8716Proprio in questa fase le aquile non sono più pungenti. Forse è il risultato che sta maturando, forse la stanchezza. Tuttavia Russotto, l’uomo più pericoloso dei giallorossi, sparisce dal gioco per rientrare di nuovo in partita quando esce Fioretti. Il fantasista torna a giocare senza freni e libero nei movimenti. Il terzo goal castiga il Catanzaro forse troppo severamente per i suoi demeriti. È ancora un angolo a creare una mischia in area, Pellegrini dal limite risolve con un potente sinistro che trafigge Bindi. Il Frosinone continua a far male con lo stesso schema: altri due cross, altri due pericoli con una traversa scheggiata di testa da Pellegrini e il palo sfiorato da Curiale che salta ancora più in alto di tutti. Per il Catanzaro l’ultimo acuto è di Tortolano con un tiro indirizzato nel sette che esalta Zappino.

Al triplice fischio finale il Frosinone vola in testa, il Catanzaro subisce la sconfitta più pesante di questo torneo ed ora dovrà reagire senza buttare alle ortiche ciò che di buono è stato costruito. Il finale del girone d’andata e l’inizio del ritorno non sono stati per niente fortunati e i numeri per la squadra di Brevi sono impietosi. Adesso ci sarà da rimboccarsi le maniche, riflettere sugli errori e soprattutto non abbattersi partendo da alcuni fondamentali presupposti. Il girone d’andata è stato fenomenale per i giallorossi che addirittura possono recriminare per qualche punto lasciato per strada. Alla distanza le favorite per la vittoria finale stanno uscendo fuori ed è evidente che Perugia, Lecce e Frosinone, hanno qualcosa in più dei giallorossi a livello di organico.

Oggi il Catanzaro è una squadra nuova: non sono stati aggiunti tasselli per rinforzare ulteriormente una squadra già forte. Sono stati aggiunti elementi per colmare lacune che nel girone d’andata erano emerse anche quando erano arrivate le vittorie su corazzate come Lecce, Frosinone e Benevento o quando si erano conquistati pareggi con recriminazioni con Salernitana e Pisa. Proprio perché il Catanzaro deve cambiare la sua tipologia di gioco, smettendo i panni “operai” per ricercare una maggiore qualità di gioco, è compito di Brevi trovare le giuste soluzioni. Vacca, Di Chiara, Madonia (che aspettiamo in forma) e lo stesso Morosini, quando sarà pronto, sono elementi dotati di una buona tecnica e bravi nella manovra. Il mister dovrà trovare delle alternative a un modulo che prima poteva contare su una solida difesa, ma che adesso per forza di cose dovrà anche puntare a produrre gioco.

dsc_8286La partita di ieri è solo l’inizio perché il Catanzaro ha giocato manovrando pur su un campo reso pesantissimo dalla pioggia copiosa. Bisognerà pure che società e tecnico lavorino sul morale dei calciatori attesi da altre due partite importanti. Non bisogna mollare adesso perché le difficoltà in un campionato ci sono sempre e bisogna affrontarle con la giusta serenità. La stessa serenità che dovranno avere i tifosi. Inutile ricordare il Catanzaro di qualche anno fa, ridotto a comparsa e umiliato su tutti i campetti di periferia.  Al presidente Cosentino diciamo che è normale che quando i risultati non arrivano si discute, si critica anche sbagliando com’è nelle regole del gioco del calcio in ogni latitudine. È nei momenti di difficoltà che si misura la maturità di una società e anche dei tifosi che non possono volere il male della propria squadra del cuore.

Raggiungere i play off e piazzarsi in buona posizione nella griglia di partenza non è un obiettivo cui si può rinunciare. Lasciamo perdere i sogni di primo posto che verrà deciso dalla lotta tra le tre corazzate: il Frosinone, il Perugia e il Lecce che arriverà domenica prossima al “Ceravolo”. Giochiamoci questo girone di ritorno con la consapevolezza della nostra forza. Lo tenga presente Brevi, se ne convinca anche la società perché noi tifosi già lo sappiamo bene: i play off sono un torneo a parte, si azzera tutto, non contano i nomi. Altrimenti la Seconda Divisione non l’avremmo abbandonata solo due anni fa.

Forza Giallorossi

Salvatore Ferragina

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Salvatore Ferragina

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