Il Rompicalcio

Il mostro

Scritto da Redazione
L’aggiudicazione dei lavori per il “Ceravolo”, gli interrogativi, la scarsa trasparenza. La solita storia e un nuovo monumento alla “catanzaresità”

new_ceravoloUn mostro. Un mausoleo mastodontico. Una pagoda orientaleggiante. L’aeroporto di Lamezia 40 anni dopo. Sono questi alcuni dei commenti più teneri e creativi dei tifosi giallorossi che, in queste ore, stanno inondando di mail la nostra redazione e di messaggi pubblici il forum di UsCatanzaro.net. Cos’è successo? Ancora niente per fortuna. Ma due giorni fa, con l’assegnazione provvisoria dei lavori di riqualificazione dello stadio “Ceravolo” ad una delle cinque imprese che partecipavano alla gara, sono circolati i primi rendering del progetto temporaneamente vincitore dell’appalto. E hanno provocato forti reazioni nel popolo giallorosso, visto l’utilizzo di fondi pubblici per rifare lo stadio che è di proprietà del Comune. In tanti si sono addirittura spinti a sperare che i soldi non arrivino mai per evitare lo scempio che si profila all’orizzonte.

MONUMENTO AL KITSCH – Nelle intenzioni dei progettisti, la nuova palazzina dovrebbe avere i simboli della “catanzaresità” ben visibili. Ecco, forse un po’ troppo. La copertura a forma di Aquila dovrebbe incutere timore agli avversari dei giallorossi. Per ora la paura di tutti è semplicemente quello di essere sbeffeggiati dai tifosi di altre squadre che non ci risparmieranno ironie su questo sublime monumento al kitsch. Del resto, dopo la vicenda della copertura di Corso Mazzini, dovevamo aspettarci un altro capolavoro in salsa catanzarese. Ma i gusti sono gusti e il giudizio estetico è quanto di più opinabile possa esistere. Certo ignorare il coro di disgusto della gente sarebbe miope.

0001PROGETTO ROMEO – Ma andiamo per ordine e vediamo com’è andata. Cerchiamo cioè di spiegare i criteri con cui la commissione ha aggiudicato temporaneamente l’appalto. Nell’infografica che abbiamo preparato e che potete consultare in basso, troverete tutti i dati con precisione. Innanzitutto va ricordato che i lavori presentati dalle 5 ditte dovevano seguire pedissequamente il preliminare redatto a suo tempo dall’ing. Romeo, incaricato dal Comune e vicinissimo al presidente Cosentino. Romeo aveva sostanzialmente tradotto su carta i desideri del patron giallorosso, indicando come prioritari il rifacimento del campo B, la costruzione della palazzina dietro ai Distinti e la trasformazione del manto erboso in sintetico. Era già un chiaro segnale che si andava nella direzione sbagliata. Per esempio non ha senso parlare di uno stadio moderno e funzionale se la tribuna coperta continua ad avere pali di sostegno che impediscono alla maggioranza dei tifosi di vedere la partita, se hai due curve distanti dal campo, se non si parla di copertura degli altri settori. Personalmente riteniamo, insieme ad un’ampia maggioranza di tifosi, che non si passa neanche parlare di calcio su un terreno in sintetico. Si tratta di un altro sport che niente ha che fare col vecchio football. Ma anche questi sono semplicemente gusti e opinioni.

LA GARA – Non sono opinioni, invece, i tre criteri imposti dal bando di gara per giudicare le offerte arrivate e aggiudicare i lavori: un criterio tecnico (funzionalità, aderenza al progetto preliminare, bellezza), un criterio economico (il ribasso offerto rispetto ai soldi a disposizione), un criterio temporale (in quanto tempo verranno effettuati i lavori). Erano cinque le imprese in gara: tre di Catanzaro, una di Satriano, una di Bologna. Tutte e 5 ammesse al giudizio finale della Commissione esaminatrice, composta dall’ing. Giuseppe Cardamone (presidente), dall’arch. Giuseppe Carpanzano, dal geometra Giovanni De Santis (in rappresentanza della Lega Calcio e dal dott. Antonio Fucinato (segretario). Il primo criterio assegnava fino a 60 punti, lasciando ampio margine discrezionale alla Commissione stessa; gli altri due, decisamente più oggettivi, solo 20 punti ciascuno. Tutto lecito ovviamente, ma anche poco chiaro.

P1060936confstampa_Cosentino_RomeoL’AGGIUDICAZIONE – Ha vinto l’associazione temporanea di imprese guidata dalla Ro.Gu. Costruzioni, cioè Guzzo e Costantino, gli stessi costruttori a cui erano stati affidati i lavori per l’adeguamento sismico dei Distinti e per il rifacimento di spogliatoi e tribuna stampa, appaltati in era Traversa per 1,1 mln di euro. Quei lavori, in sostanza, che hanno portato il “Ceravolo” all’attuale situazione, tra container e realtà. Non vogliamo sindacare assolutamente sul lavoro della Commissione, ma sarebbe interessante conoscere pubblicamente i motivi per i quali i lavori siano assegnati ad una ditta piuttosto che ad un’altra. Si chiama trasparenza della Pubblica Amministrazione e a Catanzaro sembra una parolaccia, ma vi assicuriamo che non è così: un chiarimento del Comune – ne siamo certi – spazzerebbe via in un attimo quei semplici interrogativi che balzano agli occhi di tutti guardando le tabelle coi punteggi.

GLI INTERROGATIVI – Visto che si usano soldi pubblici, i cittadini hanno diritto di sapere per esempio su quali basi empiriche, per il criterio tecnico, venga assegnato un punteggio superiore a 57 all’impresa poi vincitrice che di fatto rende inutili gli altri criteri di giudizio. Oppure come mai si sceglie l’offerta col ribasso inferiore (solo lo 0,32%), ignorando per esempio l’offerta “bolognese” che avrebbe consentito di risparmiare quasi 1,2 milioni di euro. Quanti altri lavori si potevano fare con i soldi risparmiati? Sui tempi, invece, tutti i concorrenti si erano espressi nello stesso modo, ottenendo lo stesso punteggio (20 punti): 60 giorni per il rifacimento del campo B, un anno per il completamento di tutti i lavori. Tradotto in soldoni, visto l’iter ancora non chiuso, il Catanzaro riavrà il “Ceravolo” completato non prima della stagione 2015-16. Ma solo se tutto filerà liscio, una sorta di utopia sui tre colli. Intanto alcune delle aziende escluse potrebbero ricorrere al TAR. Forse perché anche loro si stanno ponendo qualche interrogativo sull’assegnazione.

MA I SOLDI CI SONO? – Ma soprattutto, su tutta la discussione, pesa come una spada di Damocle, l’interrogativo principe. I famosi 5 milioni arriveranno? E se sì, quando? Ci sarà qualche Mago Silvan che continuerà a farli apparire e sparire? Perché quei soldi sono deliberati dal CIPE per infrastrutture sportive, sono destinati al “Ceravolo” e quindi non si accettano scherzi, né demagogie su come potrebbero essere usati diversamente per altre urgenze della città. Vedremo. Intanto facciamo un piccolo rewind e riavvolgiamo il nastro della storia.

LA PROMESSA – Dieci marzo 2012, 635 giorni fa. Inizia la nuova avventura elettorale di Sergio Abramo all’Auditorium “Casalinuovo”, dopo le dimissioni di Michele Traversa. Il presidente della Regione per la riqualificazione del “Ceravolo”. Con un’ingenuità non degna di un “trevvolte” sindaco, Abramo si lascia sfuggire la promessa: «Consegneremo al presidente Cosentino lo stadio per la stagione 2013-2014». L’iter per lo stanziamento dei fondi e per l’aggiudicazione dell’appalto è la solita via crucis in salsa catanzarese. Sull’asse Reggio Calabria-Catanzaro assistiamo al solito ping pong di comunicati stampa. Il 29 marzo dello scorso anno, venti giorni dopo la Promessa, Tallini e Amendola ci tranquillizzano: «Sono risorse che, sulla base delle decisioni assunte dal CIPE, sono certe ed immediatamente disponibili e dunque utilizzabili in tempi rapidi da parte dell’Amministrazione interessata». Il concetto “tempi rapidi” è quanto di più relativo possa esistere. Così come quello di “risorse certe”. Un anno fa di questi tempi viene annunciato magno gaudio lo sblocco di questi maledetti 5 milioni, che poi appaiono e scompaiono come il cambio delle stagioni, tra rimodulazioni, frenate e accelerazioni.

LA RICHIESTA – Una settimana fa il nuovo annuncio: la Giunta guidata da Abramo avanza alla Regione una richiesta di anticipo sui fondi deliberati per il “Ceravolo”. Tutti e 5 i milioni? Macché, solo il 25%. Utile probabilmente a concludere l’iter per l’assegnazione dell’appalto, ad evitare che si dovesse ricominciare tutto da capo, perdendo ulteriormente tempo e definitivamente la faccia. Un iter che intanto era partito a marzo con la presentazione del progetto preliminare in Comune. Quel giorno il presidente Scopelliti aveva detto chiaramente che l’eventuale ribasso d’asta (presumibilmente intorno al 15%) sarebbe stato riutilizzato per un avvicinamento successivo delle curve al campo. Peccato che la commissione abbia aggiudicato l’appalto alla ditta che ha offerto ribasso minore (0,32%), cifra che non consente di fare altri voli pindarici per il futuro.

L’ULTIMO TRENO – Il sentimento comune in queste ore ai tifosi giallorossi è un misto di indignazione e di rassegnazione. La sensazione è che stia miseramente sfumando l’ultima possibilità di trasformare il “Ceravolo” in uno stadio valido, efficiente, funzionale. Sembra un treno in corsa su cui non riusciamo a salire e che non passerà più chissà per quanto tempo.

Ivan Pugliese

@naracauliz

(Infografica a cura di Francesco Panza)

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