Germaneto, provincia di Catanzaro. E magari pure di lingua tedesca…

(L’immagine del documento ufficiale ci è stata inviata da CNC) 

 

Lo spunto arriva direttamente da Catanzaro nel cuore, il movimento civico catanzarese che, comunque la si pensi, in materia è un’autentica autorità. Parliamo degli errori della “comunicazione ufficiale”: cartelli stradali, documenti, servizi della televisione pubblica. Errori che, guarda caso, tendono il più delle volte a mortificare Catanzaro. Immaginate il capoluogo come il ragionier Fantozzi – il noto personaggio di Paolo Villaggio- che per superiori, colleghi parigrado e perfino per gli “inferiori” (tanto per usare la terminologia fantozziana), diventava il ragionier “Fantocci“. Nella storpiatura del nome, tutta una vita da perdente.

A Catanzaro, enti pubblici statali, regionali e anche l’Università della città, il faro della cultura locale, si sono resi protagonisti di straordinari strafalcioni che denotano certo la scarsa professionalità di chi quei documenti ha redatto (e pure di chi su quella redazione avrebbe dovuto vigilare) ma forse anche qualcosa di più interessante.

Partiamo dal documento che vedete in alto. Si tratta di un accordo ufficiale raggiunto tra la Presidenza del Consiglio dei ministri e la Regione Calabria. A firmarlo, da una parte il presidente della nostra Regione Scopelliti e dall’altro il capo della protezione civile nazionale Gabrielli.

A un certo punto del documento si legge: “la nuova sede della Protezione civile nel comune di Germaneto (CZ)“. Ridicolo, se si pensa che le parti in causa di quest’accordo rappresentano i nostri vertici regionali e nazionali. Pericoloso se si pensa che l’errore, ripetuto in certi atti più complessi, potrebbe perfino bloccare la loro efficacia.

L’Università Magna Graecia invece -e questa è un’altra imbeccata di CNC- nel programma del suo “Matricola day 2013”  propone uno strordinario viaggio da fermi. Da Catanzaro a Catanzaro. Già, proprio così, qualcosa alla Star Trek, insomma: “Ore 9.45 trasferimento dal Campus a Catanzaro“. 

Il campus universitario di Germaneto, il Palazzo della Regione di Germaneto, il polo oncologico di Germaneto, la sede della protezione civile di Germaneto. A leggere quante cose si trovano a Germaneto, verrebbe voglia di fare i bagagli e trasferirsi oggi stesso. Ein, zwei, drei e via…ma rimarremmo inevitabilmente delusi.

Scopriremmo infatti che Germaneto è soltanto uno dei quartieri di Catanzaro, neanche il più bello. In grande sviluppo certo, ma solo perché gli urbanisti(?) catanzaresi hanno pensato bene di rtrasformare un’area buona per pascoli e agriturismi, nel nuovo centro strategico della città, facendo lievitare di chissà quanto il valore dei terreni di quella zona e i profitti dei proprietari degli stessi.

Se gli errori ufficiali non sono tollerabili -e come chiede CNC nel suo comunicato andrebbero rimossi insieme ai loro autori- è nel quotidiano che s’avverte un malcostume, fastidioso pure se innocuo, proprio di molti catanzaresi.

Il cittadino che abita nel quartiere Pontegrande, ad esempio, il più delle volte “scende a Catanzaro“, non va in centro. Quello di Santa Maria semplicemente “sale a Catanzaro“. Come se la città fosse limitata a un piccolo borgo raccolto intorno al vecchio centro storico. E il lungomare appartiene alla Marina, anzi a Lido, mica a Catanzaro.

Il malcostume però, ha il merito di ricordarci due cose decisive per arrivare alla conclusione di questo articolo: che Catanzaro non ha mai conosciuto uno sviluppo razionale del proprio territorio innanzitutto (l’assenza decennale di un piano regolatore si è fatta sentire), lasciando delle voragini tra un quartiere e l’altro, e che l’opera dei piccoli “signorotti” locali è stata davvero efficace.

Sì, perché da anni assicurarsi un pacchetto di voti significa anche disporre strategicamente infiniti piccoli eserciti sulle strade della città. Eserciti a volte criminali nel vero senso della parola (pensate alla zona sud), altre solo in senso lato. Questi piccoli eserciti intimidiscono, votano compatti e fedeli al soldo, dividono, istigano o invitano ad esultare per ciò che altrove sarebbe considerata un’ autentica sciocchezza.

Una buca ricoperta, un covo di topi sterminato, un tubo riparato, diventano successi politici degni del premio nobel.

Nasce tutto da qui. Da chi sull’altare dei propri piccoli affari ha sacrificato nel tempo qualsiasi progetto di collettività. Così per molti finisce per contare il quartiere (di Lido magari ‘ché mamma ci tiene), forse soltanto la via in cui abitano o addirittura esclusivamenete la propria casa ben protetta: il resto vada pure in malora.

Viviamo in città ma non viviamo la città, e se siamo circondati da altra gente, ci troviamo allo stadio, al centro commerciale o lontano da Catanzaro.

Per farsi ascoltare, una città deve avere una voce più alta delle decine di piccole voci che la compongono. Deve coltivare un patrimonio di valori comuni da incrementare anno dopo anno. Deve prendere coscienza di sé, dei propri spazi, e occuparli (o rioccuparli). Deve discutere di ciò che vuole diventare e fare ricorso alle sue migliori risorse per diventarlo. 

Il fantasma di Fantocci, col suo corollario di fallimenti e umiliazioni, è proprio dietro l’angolo: si nutre di un documento ufficiale sbagliato, di un cartello stradale ridicolo, della politica stracciona, delle nostre “innocue” azioni quotidiane.

 

Fabrizio Scarfone

@fabriscar

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