Squarcio nel muro, un monumento alla vergogna

L’Osservatorio per il Decoro Urbano di Catanzaro sul muro del San Giovanni e la sua ricostruzione con “squarcio”

Catanzaro avrà finalmente un suo monumento evocativo del suo glorioso passato e della sua millenaria storia e desideriamo esprimere la nostra meraviglia di fronte al silenzio che sta accompagnando tale dirompente notizia ed all’assenza di compiaciuti commenti dell’opinione pubblica catanzarese. Eppure è vero: Catanzaro sta per diventare famosa per essere la città dello “squarcio” e sull’autorevolezza di tale destino si sono impegnati il Sindaco in persona e un funzionario della Soprintendenza regionale ai beni culturali, artistici e architettonici.

Strana città, davvero, questa nostra povera Catanzaro; strana ed inquietante perché è capace di sovvertire le leggi della natura. Volendo paragonare, infatti, la sua esistenza alla vita di un essere umano, non possiamo non stupirci di fronte alla straordinaria inversione di leggi natural-religiose e constatare come essa sia stata in grado di perdere l’anima mentre era ancora in vita e, pur continuando a sopravvivere, di riuscire ad avviare il processo di putrefazione che è proprio della morte.

Sulla perdita dell’anima, ossia delle radici storico-culturali e dell’identità cittadina, se ne è discusso e si continuerà a parlarne in ogni luogo, ambiente ed occasione; magari con accesa partecipazione di menti eccelse, autoctone e straniere oppure figlie di quella diaspora occupazional-culturale che ha costretto all’emigrazione tanti nostri valenti giovani. Si sono tenuti convegni, accorati dibattiti, approfondite analisi e si sono registrate appassionate autocandidature di insigni catanzaresi, residenti anche in altre regioni italiane, tutti determinati e pronti a formare qualificati e disinteressati gruppi di lavoro capaci di operare il miracolo della rivitalizzazione di questo organismo urbano agonizzante. Anche la classe politica ha dichiarato di avere a cuore le sorti di Catanzaro, ribadendolo ad ogni piè sospinto con estrema fermezza e, novelli neroni di petroliniana memoria, hanno giurato di far diventare Catanzaro “più bella e superba che pria”.

Lo vedi all’urtimo come è il popolo? Quando si abitua a dire che sei bravo, pure che non fai gnente, sei sempre bravo”. Rubiamo ancora la battuta al Nerone di Petrolini per constatare che il risultato di tanto fervore è stato il nulla più assoluto ed è, purtroppo, sotto gli occhi di quei pochi che ancora credono che possa esistere una giusta terapia per evitare il definitivo declino urbanistico del capoluogo di regione, la putrefazione di cui parlavamo prima.

Il perché di tanto pessimismo è presto detto ed è da ricercare in uno degli ultimi atti che l’amministrazione comunale sta mettendo a segno e, dopo avere registrato i non invidiabili primati di essere l’unica città a non avere i marciapiedi in Centro Storico, ad avere eretto pubbliche fontane che celebrano un carciofo in Piazza Duomo, una specie di proto-bidet al Pianicello e una ciambella a Piazza Garibaldi, e mentre, ancora oggi, qualcuno pensa di trasformare il Corso Mazzini in una sorta di tunnel da ingresso stadio che, tout court, cancellerà dalla vista gli edifici ed il cielo, mentre ha in mente di convertire le antiche, storiche e suggestive gallerie del San Giovanni in una sorta di friggitoria con mescita vino, ecco che acconsente a che venga lasciato “uno squarcio parziale fra il Cavatore e il muro di cinta del San Giovanni a ricordare, per sempre, la ‘ferita’ inferta alla città dal crollo del 4 gennaio 1970”.

Siamo all’assurdo e, rimanendo dentro di noi il dubbio che tale soluzione possa rappresentare una specie di compromesso e uno ‘scambio di cortesie’ tra gli interventi in atto per la ricostruzione del muro e quelli previsti per le gallerie, non possiamo non gridare allo scandalo per questa soluzione che, in tutta evidenza, attua un processo di storicizzazione di un evento che (con il doveroso e sentito cordoglio per le vittime innocenti, la cui tragica fine è ricordata in una targa posta sulla terrazza del complesso monumentale), tutto al più è da collocare nella ben più triste cronaca (da rimuovere dalla memoria collettiva) delle inefficienze cittadine e delle colpevoli negligenze di una amministrazione che non seppe prevenire il luttuoso avvenimento.

E poi, ve lo immaginate il turista curioso che, osservando e fotografando lo squarcio tra le imponenti mura, dopo avere scartato l’ipotesi che possa trattarsi di una testimonianza delle famigerate incompiute calabresi, chiederà lumi per sapere quale atto eroico, quale storico avvenimento, quale battaglia o assedio possa ricordare; ebbene, a tale domanda, un improvvisato cicerone o una guida autorizzata non potrà che rispondere, con mesta ironia o palese imbarazzo, “Questo squarcio eterna ai posteri il banale, pure se tragico, crollo di un muro che nessuno pensò di puntellare e di mettere in sicurezza”.

 

18 settembre 2013

Aldo Ventrici

OSSERVATORIO PER IL DECORO URBANO DI CATANZARO

Autore

Tony Marchese

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