Il Rompicalcio

Cosentino e il Catanzaro due anni dopo

Scritto da Redazione
La società giallorossa al bivio dopo una promozione, un anno di assestamento e la riforma davanti: vivacchiare o vincere?

Sembra già un’eternità. Ma sono passati solo due anni dallo sbarco di Giuseppe Cosentino a Catanzaro. L’alieno coi baffi e le cravatte viola, il capo di Gicos, l’imprenditore di Anoia. Quell’uomo d’altri tempi, inseguito per oltre un anno da politicanti allo sbaraglio, a caccia di una soluzione alla ormai ventennale crisi del Catanzaro Calcio. Quella crisi che aveva retrocesso la Regina del Sud a zimbello d’Italia, portandola dai successi contro le grandi del nostro calcio alle umiliazioni del “Flaminio” e di Sorrento, da Nicola Ceravolo alla gestione spartana, da Massimo Palanca a Joel Ngrandira.

Due anni fa come oggi, il Catanzaro lottava ancora tra la vita e la morte, perché i primi vagiti della nuova società di Cosentino erano stati complicati. Poi un mezzo miracolo legale e i soldi di mister Gicos fecero dimenticare in fretta quei giorni, restituendo alla più gloriosa società calcistica della Calabria la dignità e un futuro. Oggi, dopo due anni, il Catanzaro ha riguadagnato una categoria, ma soprattutto recuperato quella normalità perduta. Se qualche non-catanzarese leggerà questo pezzo ci prenderà per matti. Ma oggi possiamo dire che il Catanzaro ha addirittura una proprietà, una dirigenza, un allenatore, una squadra, un ufficio stampa, delle docce negli spogliatoi, uno stadio aperto al pubblico. Certo i container non mancano, i distinti invece sì. E fin quando il “Ceravolo” non riavrà il suo cuore pulsante, il suo più grande contenitore sociale, non ci sarà perfezione in questa normalità.

Nel frattempo accontentiamoci di questo, ma iniziamo a pretendere qualcosa in più sempre sulla strada della normalità. Da chi amministra la città a chi guida la società. Per esempio il pluri-sindaco Abramo potrebbe garantire trasparenza ed esporsi sui tempi di realizzazione dei lavori al “Ceravolo” piuttosto che alzare i calici nelle feste degli Ultras con il governatore Scopelliti e con assessori o consiglieri regionali e comunali. Quando c’è da festeggiare loro ci sono sempre (vedi Catanzaro-Giulianova). L’ultima regione d’Europa, però, merita qualcosa in più di una strumentalizzazione del 40° compleanno degli Ultras Catanzaro, al lungo orgoglio ed esempio per molti ragazzi della nostra città e ancora oggi in grado di aggregare storie e speranze dietro a una pezza.

Ma anche l’US ha bisogno di nuovo slancio. Lo stesso Cosentino – ormai lo conosciamo – vive di passionalità e di entusiasmo sanguigno e genuino. E sa bene che questa stagione potrebbe trasformarsi in un noioso campionato di transizione. Ancora più brutto del campionato appena finito che sarà ricordato, oltreché per le batoste, anche per il divorzio tra il presidente e Cozza. Nella prossima stagione, com’è noto, non ci saranno retrocessioni in Seconda Divisione, in vista della serie C unica a tre gironi che prenderà il via nel 2014-15. Il rischio è che si vada al risparmio, nascondendosi dietro la costruzione di un fantomatico progetto-giovani. Che va benissimo, per carità, ma va saputo costruire con uomini in società capaci ed esperti.

Il Catanzaro ha bisogno di strutturarsi seriamente per affrontare la Prima Divisione pronto a fare il grande salto nel calcio che conta. Altrimenti il rischio per Cosentino è quello di continuare a spendere per restare in Prima Divisione, la categoria in cui forse è più larga la forbice tra investimenti necessari e ricavi. In questa stagione è a rischio anche la voce-botteghino perché, senza retrocessioni, si può lottare per un solo obiettivo. Da questo punto di vista la società sembra voler venire incontro ai tifosi. , dopo l’esosa campagna della scorsa stagione. Ma un altro passo verso la normalità sarebbe l’apertura di altre rivendite in provincia. È una follia pretendere che un tifoso del lametino o del crotonese debba far due volte alla settimana centinaia di chilometri per assistere a un Catanzaro-Gubbio. Né è possibile affidarsi a soluzioni estemporanee e poco professionali.

L’anno prossimo i giallorossi dovranno confrontarsi con vere e proprie corazzate, non solo sul campo ma anche dietro la scrivania e nelle stanze del potere. Bisogna lavorare anche in questa direzione perché i campionati non si vincono solo sul rettangolo verde, dove verrà misurato il lavoro di Ortoli e Brevi. I tifosi sono pronti a fare la loro parte, a macinare chilometri con la consueta passione. A loro non è richiesta competenza. Alla società, invece sì. Perché il tempo dell’inesperienza è finito. E perché la serie C costa, mentre i sogni non costano nulla.

Ivan Pugliese

@naracauliz

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