Il Rompicalcio

Il divorzio

Scritto da Redazione
Con la fine del rapporto tra Cosentino e Cozza, il Catanzaro alla ricerca della normalità. E di una salvezza fondamentale per proseguire il progetto di rinascita 

Il divorzio alla fine si è consumato. Il binomio che si pensava indissolubile tra il presidente Cosentino e mister Cozza si è sciolto a tre giornate dalla fine del campionato, al termine di un filotto di 4 partite che hanno riportato il Catanzaro alla durissima realtà della terza divisione. Una categoria sottovalutata da tutto l’ambiente giallorosso all’inizio stagione, a partire dalle scelte di mercato, e rivelatasi tanto equilibrata quanto difficile da affrontare.

Il rapporto tra il patron e il tecnico è andato via via logorandosi con il passare delle partite, con le scelte di mercato e quelle tecnico-tattiche, ma soprattutto con le troppe figuracce rimediate sul campo. Cosentino, si sa, è un vincente. E male ha sopportato alcune sconcertanti prestazioni della squadra, inversamente proporzionali alle sue ambizioni e condite, a volte, da dichiarazioni e alibi fuori luogo da parte di Cozza nel post-partita. Sono proprio queste figuracce che hanno lacerato il rapporto.

Cosentino ha indubbiamente provato a salvare il tecnico. Più volte. Mantenendo un equilibrio raro da trovare nel mondo del calcio. Cosentino credeva nel progetto-Cozza. Ma la vergognosa partita con la Carrarese ha spinto il presidente all’esonero “a distanza”, dalla Cina, forse l’unico modo per separarsi da quel tecnico che considerava quasi come un figlio. È probabile che l’esonero sia arrivato troppo tardi. Magari la stagione avrebbe potuto prendere una piega diversa. Ma va anche riconosciuto a Cozza – come lui stesso ha ripetuto più volte nel corso della conferenza stampa d’addio – che l’obiettivo della società era la serie B in tre anni. E che questo fosse soltanto il secondo anno della gestione di Cozza è un dato di fatto.

Sul divorzio ha pesato anche il ruolo particolare svolto da Cozza nel Catanzaro, almeno per un anno e mezzo. Fino all’arrivo del DS Ortoli che ha cambiato gli equilibri all’interno della società. In particolare la gestione del mercato e della rosa extra-large ha creato delle spaccature all’interno del gruppo. Da una parte i  protagonisti della promozione della scorsa stagione, verso i quali è stato pagato un debito di riconoscenza troppo alto. Dall’altra i nuovi acquisti voluti da Cozza in estate, alcuni divenuti perni della squadra, altri finiti nel dimenticatoio. E poi gli arrivi del mercato di gennaio, concordati col DS Ortoli, che sembravano in grado di far fare il salto di qualità ai giallorossi. Anche Cozza si era sbilanciato dopo i primi risultati positivi, parlando di play-off e rimpiangendo di non aver avuto quei calciatori fin dall’inizio della stagione.

Invece le ultime quattro partite hanno rovesciato le carte in tavola. La liquefazione del Catanzaro a Frosinone in un quarto d’ora; la confusione tecnico-tattica col Perugia con tre dei quattro gol subiti in superiorità numerica; il pareggino di Prato con gli ultimi sconcertanti 10 minuti; l’harakiri finale con la Carrarese. Un crollo che coinvolge tutto il gruppo, calciatori in testa. Ma a pagare è stato l’allenatore, come sempre accade. Adesso, prima di tuffarsi nel futuro e nella programmazione della prossima stagione, c’è da centrare la salvezza, ancora tutt’altro che sicura. Il calendario, infatti, porterà il Catanzaro a una doppia trasferta contro due squadre invischiate nella corsa-salvezza (Sorrento e Gubbio). In mezzo la difficilissima sfida casalinga con l’Avellino, in lotta col Perugia per la promozione diretta.

Per guidare il Catanzaro in queste ultime tre partite, è arrivato Fulvio D’Adderio, allenatore esperto e di categoria. Il suo compito sarà soprattutto quello di ri-motivare il gruppo giallorosso, depresso e spaccato dopo le ultime vicissitudini. «Il bene comune si chiama Lega Pro – I Divisione», ha detto subito il neo-allenatore. Una categoria da salvare a tutti i costi. Per riuscirci sarà necessario un lavoro delicato sulla psicologia dei calciatori, più che sul piano tecnico. Nonostante la sosta induca agli esperimenti, è difficile prevedere sconvolgimenti nell’assetto tattico con soli 270 minuti da giocare. Servono solo sangue freddo e nervi saldi. E unità d’intenti in un gruppo con tanti elementi che dovranno dimostrare di meritare una riconferma. Perché la maglietta del Catanzaro è una casacca ancora sgualcita, ma sudata di storia. E partite vergognose come quella con la Carrarese non sono accettabili.

Cozza però era solo uno dei problemi. Gli errori sono stati tanti da parte della società, a partire proprio dall’eccessiva libertà lasciata all’ex tecnico di mettere bocca e di decidere su troppe questioni, non solo tecniche, sulle quali non aveva ancora l’esperienza necessaria. E poi quel triennale pesante che ora il Catanzaro si ritrova sul groppone. Ci sarà tempo a fine stagione per tracciare il bilancio e per sottolineare quali sono gli aspetti da migliorare. La società è ancora alle prime armi e sta cercando di crescere con la fragilità di una crisalide che vuole diventare farfalla. Gli errori sono inevitabili e la pazienza dell’ambiente giallorosso dovrà essere tanta. Ma adesso si è usciti dalla gestione emergenziale del post fallimento. Non basta più ripetere come un mantra “Quando siamo arrivati non c’era niente. Abbiamo fatto un miracolo…“. Come ha scritto su UsCatanzaro.net Fabrizio Scarfone, il Catanzaro ha bisogno solo di tanta normalità.

Ivan Pugliese

@naracauliz

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