Intervistiamo

Omicidio Citriniti: fissata la data dell’appello nel mese di Marzo

Scritto da Redazione

È fissato per il 19 marzo l’avvio del processo d’appello per Cosimo Berlingieri e Gianluca Passalacqua, catanzaresi di etnia rom, di 44 e 23 anni, imputati per l’omicidio pluriaggravato del giovane universitario di 24 anni Massimiliano Citriniti, accoltellato a morte il 22 febbraio 2009 fuori dal Centro commerciale “Le Fornaci”, a Catanzaro. I due uomini sono stati condannati, il 15 marzo scorso, a 21 anni e tre mesi di reclusione Berlingieri, ed a 10 anni di reclusione Passalacqua dalla Corte d’assise di Catanzaro che ha emesso la propria decisione dopo quasi dieci ore di camera di consiglio, e dopo aver riconosciuto per entrambi le attenuanti generiche prevalenti su alcune delle contestate aggravanti, mente altre sono cadute (il pubblico ministero, Simona Rossi, aveva chiesto per gli imputati la condanna all’ergastolo).

I giudici di primo grado hanno inoltre riconosciuto alle parti civili, rappresentate dall’avvocato Francesco Gambardella, il risarcimento del danno da liquidarsi in altra sede, attribuendo intanto provvisionali da 100.000 euro ciascuno alla madre ed al padre della vittima, e da 50.000 euro al fratello di Massimiliano. I difensori di Berlingieri e Passalacqua, gli avvocati Salvatore Staiano, Gregorio Viscomi, e Nicola Tavano, avevano fin da subito annunciato di voler proporre appello. Secondo quanto sostenuto dalla pubblica accusa, Citriniti sarebbe stato ammazzato a seguito di un banale scherzo fatto con della schiuma spruzzata in faccia ad un minorenne rom, che avrebbe dato vita ad una lite iniziata dentro al centro commerciale, e ripresa all’esterno più tardi, dove il 24enne è stato ucciso, sempre secondo le accuse, dopo essere stato bloccato da diverse persone che lo hanno aggredito. Tra queste persone, secondo la Procura, ci sarebbero stati Berlingieri e Passalacqua. A poche ore dal delitto le indagini condussero i poliziotti della Squadra mobile proprio a casa di Cosimo Berlingieri, dove la moglie di quest’ultimo affidò loro il figlio minorenne, ammettendo subito che era stato coinvolto nello scontro avvenuto alle “Fornaci”.

Il ragazzo diciassettenne, che è anche cognato di Passalacqua, è già stato giudicato con rito abbreviato e condannato in primo grado a 14 anni e 15 giorni di galera, poi scontati a 10 anni dalla Corte d’appello con una sentenza infine confermata dalla Cassazione il 19 ottobre 2011.

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