“Decreto Scopelliti: zero posti letto cardiochirurgici all’Università di Catanzaro”

Lo afferma in una nota Catanzaronelcuore

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Nonostante i “sette punti” dichiarati dal sindaco Sergio Abramo, la vicenda Cardiochirurgia appare sempre più torbida. Ogni giorno che passa emergono annunci che aggravano il quadro d’insieme giacché siamo di fronte a propalazioni tra il verso e il falso in cui cede rovinosamente terreno la capacità di distinguere fra i comportamenti dovuti a cieca subordinazione politica al governatore Scopelliti da quelli realmente finalizzati ad un’ottimale organizzazione sanitaria. Senza tralasciare la strumentalizzazione che – all’interno di questa vicenda – si sta facendo della Fondazione Campanella.

Quando il sindaco Abramo insiste nell’affermare che a Reggio si costituirà solo un distaccamento della cardiochirurgia catanzarese, senza che ciò infici l’Università “Magna Graecia”, o non ha letto la pagina 14 del Decreto del Presidente della Giunta Regionale n. 136/2011, oppure è in possesso di promesse e notizie sconosciute agli atti di dominio pubblico. Infatti da tale decreto si evince non già un distaccamento, bensì il trasferimento di “tutti” i posti letto attualmente presenti presso la cardiochirurgia universitaria catanzarese, con ciò rappresentandosi il pericolo da noi, e da altri, denunciato circa un’ulteriore spoliazione per la città. Abramo, invece, insiste nel tranquillizzare il mantenimento dei posti letto cardiochirurgici a Catanzaro sebbene tale notizia non sia suffragata dagli atti e dai decreti ufficiali.

Pertanto riteniamo sia cosa seria e urgente accompagnare le dichiarazioni con atti politici e tecnici consequenziali, da subito, da oggi stesso, e non dopo le elezioni politiche!

Ma se anche quanto dichiarato dal primo cittadino fosse vero, resterebbe in piedi un’anomalia assai perniciosa per lo standard qualitativo della sanità pubblica: quella di Reggio, “distaccata” o no che sia, sarebbe di fatto la terza cardiochirurgia sul territorio regionale: avendo la Calabria meno di due milioni di abitanti, un numero così elevato di presidi – ancorché nell’immaginario collettivo sembri essere un vantaggio – è nella realtà un danneggiamento della qualità sanitaria poiché la casistica verrebbe frazionata in centri differenti, con conseguente peggioramento qualitativo. Il che definisce una situazione assai criticabile sotto il profilo del servizio sanitario da offrire ai cittadini calabresi. Se sconciare la verità è sempre e comunque un atto piratesco, farlo nell’ambito della salute pubblica appare ancora più turpe.

Quanto ai milioni di euro già spesi per l’allestimento dell’Ospedale Morelli su solerte e sistematico input di Scopelliti – senza che nessuno stranamente si sia opposto in Regione – è bene rimarcare che quelle sale operatorie potrebbero trovare una diversa destinazione senza vanificare quei fondi così malamente spesi; fermo restando che è compito della magistratura verificare se tale spesa sia stata conforme. Quanto a qualche altro personaggio pubblico che in queste ore si affanna goffamente a difendere Scopelliti nel suo insano progetto, sarà interessante rileggere tale difesa d’ufficio tra qualche mese, quando magari avrà ricevuto un incarico da assessore regionale. Tutto allora si spiegherebbe! Anche il tradimento degli interessi del territorio.

Infine, se l’istituenda cardiochirurgia reggina è un decentramento dell’Ateneo catanzarese come Abramo tiene ad evidenziare, come mai ciò non si evince da nessun atto ufficiale, da nessuna parte, nemmeno da una banalissima targa apposta nel relativo reparto? (Si veda foto allegata!).

Autore

Salvatore Ferragina

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