Dalla Redazione

L’importanza del cuore al tempo della normalità

Breve bilancio di una stagione in divenire

Purtroppo per noi, quest’altra mini-vita travestita da stagione calcistica sta arrivando al termine. Sì, gli anni corrono come se qualcuno li inseguisse.

Alzi la mano chi anche questa volta non ha legato le proprie ambizioni da stanza d’ufficio, le piccole speranze quotidiane e forse anche le ferie a questa squadra che gioca con il nome di Unione Sportiva Catanzaro.

È vero, mancano dieci partite e ogni cosa può ancora succedere. Per esempio potremmo vincerle e pareggiarle tutte, arrivando così ai play off con la fame dei miracolati. Magari potremmo vincere, pareggiare e perdere a domeniche alterne, salvandoci all’ultima giornata per il rotto della cuffia. Oppure potremmo perderle tutte e dieci, ritrovandoci ancora una volta davanti alla Vigor e alle sue decine di presidenti indipendentisti (gli scongiuri sono compresi nel p[r]ezzo).

In ogni caso, nonostante tutte le incognite, in questo anonimo sabato sera di Febbraio, forse è già possibile parlare della stagione 2012/2013 come di un vecchio e caro amico che non si vede da tempo. Così, seduti sopra una sedia di legno davanti a un lago placido.

Sin da piccolo mi è stato insegnato ad avere la giusta considerazione del passato. Mi è stato detto che andare avanti senza avere ben chiaro il percorso compiuto porta sempre fuori strada. 

E allora, durante quest’anno, anche nei momenti peggiori, quando il Catanzaro sembrava una squadra allo sbando, con un allenatore più impegnato a dimostrare di avere ragione che a vincere le partite, e la mia città un borgo diviso in guelfi e ghibellini da strapazzo, ho pensato a quello che avveniva su questo portale qualche tempo fa. Ho pensato alle foto che arrivavano a decine in redazione, alle facce limpide di chi chiedeva con un’immagine soltanto di non lasciare che il Catanzaro scomparisse per sempre.

Non so a voi, ma a me quest’anno di tonfi ed exploit, di errori e correzioni in corsa non è dispiaciuto affatto.

Francesco Cozza e il Presidente Cosentino a Settembre hanno costruito una squadra inadeguata alla Prima divisione, questo è un fatto. Ma è un fatto anche che a Gennaio Presidente, allenatore e il nuovo direttore sportivo, per rimediare abbiano rivoluzionato la rosa pensata qualche mese prima. Si è dato vita ad un cambiamento così radicale, che degli undici indimenticati conquistatori della C1 (lasciatecela chiamare così), solo Sirignano e Squillace sono ancora inamovibili titolari.

A dirla tutta, mi ha inorgoglito l’ostinata volontà del Presidente nel continuare il campionato con Cozza, nonostante le sconfitte in casa e fuori. E mi ha emozionato la reazione del mister durante le partite andate storte. Ogni pugno contro il plexiglas della panchina, ogni imprecazione nei distinti deserti mi ha reso fiero di lui. Uno, due, cento cambi sbagliati, una, due, cento parole inopportune non varranno mai un solo istante della rabbia sincera di un uomo che perde con la tuta della mia squadra del cuore indosso.

C’è chi dice che i momenti migliori di un uomo coincidano con i fallimenti piuttosto che con i successi. Io scommetto che il tifoso giallorosso, quello che ha vissuto l’epopea della serie A e l’ignominia degli spartani, porrebbbe i momenti di perfetta normalità all’apice della propria piramide emozionale. Pareggi, vittorie e sconfitte, nient’altro. Nessuno scossone. Mettersi in gioco per quello che si è  per poi dare uno sguardo alla classifica.

Una cosa però vorrei che questo Catanzaro della normalità non dimenticasse: l’importanza del cuore. Sì, del cuore, quell’organo tanto sopravvalutato dai poeti quanto sottovalutato dagli affaristi. Il cuore che fa muovere in trasferta chi conta dentro una sola tasca tutto il proprio patrimonio.

Il cuore che ci fa dimenticare Scopelliti annunciato come il primo tifoso delle Aquile, contrattopoli con i suoi piccoli protagonisti e forse anche il fallimento del 2006. Il cuore che porta soldi alla società in ogni modo possibile, con abbonamenti che non saranno mai utilizzati e presine che non potranno essere esposte in cucina per un patto tacito con compagne attente al moderno design.

E se il cuore è troppo debole per determinare la purezza assoluta degli intenti, di certo è abbastanza forte da prevenire certe incaute dichiarazioni.

 Abbiamo un progetto, non siamo avventurieri“, questa frase del Presidente Cosentino è la stella polare della gente che con il cuore (oltre che con il portafogli) sostiene il Catanzaro. È la stessa gente che alla sera, magari dopo una giornata storta, recita la formazione dei giallorossi come un rosario laico. Dal portiere all’ultimo degli attaccanti: magari senza mai averli visti in campo, magari per distrarre la mente da questioni molto più importanti, in attesa di un sonno che non vuole saperne di arrivare.Non di soli bilanci vive il tifoso, né di moduli o successi, mercato e progetti. Attenti al cuore.

Pisseri, Conti, Sirignano, Bacchetti…

 

Fabrizio Scarfone


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