Intervistiamo

La città, la bellezza, la visione.

Una nota di Catanzaronelcuore

Catanzaro ha ancora la possibilità e le potenzialità di incamminarsi verso un futuro migliore, e ciò può essere realizzato innanzitutto se la politica, complessivamente intesa, smetterà di confondersi con la modesta gestione del potere, e contestualmente se la cerchia culturale della città saprà aprirsi all’intero ambito cittadino attraverso l’offerta di stimoli, proposte e controllo.

La querelle nata qualche giorno fa attorno allo sfogo telefonico del Prof. Bevilacqua col giornalista Caporale del Fatto Quotidiano, può, in tal senso, essere letta in chiave positiva se è vero che, dopo il nostro intervento, si stanno susseguendo una serie di contributi del mondo intellettuale e della politica, con le dichiarazioni manifestate pure dal sindaco. Secondo noi, discutere attorno all’estetica della città porta inevitabilmente a ridurre il focus della questione su una dimensione politicamente levatrice del peggio della recente storia del capoluogo di regione: ci riferiamo alla mancanza di visione e di un progetto complessivo che ineriscono all’identità cittadina.

Siamo ben felici di aver sollecitato e letto le parole di altre associazioni cittadine, così come quelle del prof. Armando Vitale e dell’arch. Maria Luisa Corapi: la direzione invocata è quella di dare centralità agli operatori culturali per coinvolgerli nei processi decisionali e di sensibilizzazione. Sono anni che il nostro Movimento combatte questa battaglia e persegue tali obiettivi. Non di rado, in passato, il nostro grido d’allarme è stato frainteso. Oggi, con un pizzico di vanità, possiamo affermare quanto le nostre battaglie fossero più avanti rispetto ai tempi, considerato che solo ora un certo settore sociale si accorge e parla della decadenza della nostra amata quanto bistrattata città. Avremmo tante buone ragioni per ammonire: chi era al nostro fianco quando guerreggiavamo per costruire una visione della città? Chi ha sostenuto le nostre battaglie per difendere un capoluogo di regione di cui progressivamente vedevamo perdere le prerogative?

Così, oggi, davanti a noi si svela lo spaccato di una città che rischia di perdere l’identità, tutta protesa verso piccoli interessi di parte, nell’indifferenza o con la complicità di tanti. E’ questa l’unica vera “bruttezza” che vediamo e che temiamo per Catanzaro! Esiste certamente un problema estetico oltre che etico; ma ciò di cui si sente la mancanza sono la qualità e la quantità di contributi positivi e lungimiranti che possono arrivare dal mondo culturale e politico e, non di meno, dal livello di interazione e di dialogo che questi settori riescono vicendevolmente ad instaurare. Non è la quantità dei cantieri aperti ad indicare il progresso, bensì la loro qualità e l’inquadramento degli stessi all’interno di una visione globale ed elevata dello sviluppo cittadino.

Cosa vogliamo farne di questo capoluogo di regione? La vocazione direttiva, quella turistica, quella storica, quella universitaria sono, secondo noi, i quattro pilastri su cui puntare. Ogni intervento previsto dalla politica dovrebbe essere incasellato all’interno di un disegno generale, di un’Idea con la I maiuscola, senza scadere nell’improvvisazione e nell’ estemporaneità, alla ricerca di un consenso immediato. Questo vale per ogni area di interesse cittadino, dall’urbanistica alla mobilità, dalle infrastrutture commerciali a quelle culturali, dai contenitori museali a quelli dedicati allo spettacolo, dall’edilizia alle aree attrezzate a verde ed a quelle riservate alla circolazione pedonale. Allo stesso modo, occorre riappropriarsi di quel senso civico che, fino ai nostri giorni, ha permesso che la nostra Catanzaro perdesse, nell’indifferenza colpevole delle classi dirigenti, funzioni ed opportunità, quali la Scuola di Magistratura, l’Ospedale Militare, la Scuola di Polizia Penitenziaria, la RAI, oltre ai vari uffici regionali scorrettamente non allocati nel capoluogo. Questa sì è la vera “bruttezza” di Catanzaro!

 

Autore

Salvatore Ferragina

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