MAFIA: Dodici anni dopo, la ferita resta ancora aperta

Eccoci dunque al nuovo episodio del caso Aversa. Dopo aver dato notizia nei giorni precedenti dell’organizzazione di una commemorazione in ricordo di questo eroe calabrese, questa mattina, finalmente, le vittime dell’agguato mafioso del 4 gennaio 1992 in via Campioni a Lamezia Terme sono state ricordate con una solenne cerimonia nel Commissariato della città calabrese alla quale hanno partecipato, insieme alle autorità cittadine, i tre figli Walter, Paolo e Giulia. Subito dopo la cerimonia religiosa sono state deposte delle corone di alloro sul luogo del delitto i cui mandanti ed esecutori non sono stati identificati dalla giustizia malgrado una lunga vicenda giudiziaria.

Dodici anni dopo, tuttavia, non è stata fatta piena luce sul delitto. I presunti mandanti sono stati tutti assolti. La supertestimone Rosetta Cerminara, il 13 dicembre scorso è stata condanna per calunnia. E’ una storia intricata quella del duplice omicidio degli Aversa i cui contorni più oscuri ancora devono essere chiariti definitivamente. Così come intricata è la vicenda processuale. Inizia il 27 gennaio del ’91 con l’arresto dei due presunti autori materiale del duplice omicidio.
Nell’agosto del 1996, sulla base delle testimonianze di alcuni pentiti, Rizzardi e Molinaro, allora in attesa di un nuovo giudizio, furono scagionati. I collaboratori, infatti, indicarono altre persone come mandati e autori del delitto Aversa. Nel febbraio del 2001 furono individuati gli autori materiali dell’omicidio. Si tratta di due pentiti della sacra corona unita pugliese Salvatore Chirico e Stefano Speciale che confermano la loro responsabilità davanti al Gip del Tribunale di Catanzaro, nel gennaio del 2002.

Il 17 aprile del 1999 furono assolti dalla corte d’assise di Catanzaro, dopo quasi tre ore di camera di consiglio, “per non aver commesso il fatto” Francesco Giampà, Nino Cerra, Giovanni Torcasio, Vicnenzo Torcasio, cugino di Giovanni, e Tommaso Mazza, collaboratore di giustizia, coinvolti a vario titolo nel duplice omicidio di via dei Campioni. Per i primi tre, accusati di essere i mandanti del duplice omicidio, il pubblico ministero Giancarlo Bianchi aveva chiesto la condanna all’ergastolo, mentre per gli altri due, accusati di essere gli autori materiali, aveva chiesto l’assoluzione.

Da eroina e esempio di impegno civile contro la ‘ndrangheta Rosetta Cerminara passò dunque a rivestire il ruolo di presunta calunniatrice. Secondo l’accusa non avrebbe detto la verità. E lo scorso 13 dicembre il giudice dell’udienza preliminare del Tribunale di Catanzaro, Maria Teresa Carè, ha condannato l’ex testimone alla pena di tre anni e quattro mesi di reclusione, all’interdizione dai pubblici uffici per cinque anni ed al risarcimento dei danni nei confronti delle parti civili.
(CNN 04.01.2004)

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Redazione

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