Corruzione, indagati tre candidati al Consiglio di Catanzaro

La notizia è riportata dal Corriere della Calabria. Nel mirino della Procura anche una dirigente della Regione e un carabiniere. È uno stralcio di una più vasta indagine su appalti e massoneria

Imprenditori e politici nascosti dietro grembiuli e cappucci, seduti allo stesso tavolo per decidere il futuro e la spartizione degli appalti pubblici. È l’ultimo terremoto giudiziario che sta per abbattersi sul capoluogo catanzarese. L’indagine, coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro, punta su una loggia di un piccolo paese della provincia. È qui che la Catanzaro che conta si incontrerebbe per parlare di politica e affari. Milioni di euro di soldi pubblici spartiti secondo le regole dell’associazione. L’inchiesta condotta dalla Squadra Mobile è tuttora top secret, poco o nulla trapela. Ma una costola di questo maxifascicolo proprio in questi giorni è giunta a un primo traguardo. Per cinque persone, infatti, la Procura ha chiesto all’ufficio gip del tribunale di Catanzaro una proroga delle indagini per sei mesi. Poche le notizie contenute nel provvedimento. I fatti oggetto dell’inchiesta sarebbero avvenuti a Catanzaro nel 2011. Le ipotesi di reato contestate sono gli articoli 319 e il 321. Il primo è la corruzione per un atto contrario ai doveri d’ufficio e sanziona «il pubblico ufficiale, che, per omettere o ritardare o per aver omesso o ritardato un atto del suo ufficio, ovvero per compiere o per aver compiuto un atto contrario ai doveri di ufficio, riceve, per sé o per un terzo, denaro od altra utilità, o ne accetta la promessa». Il secondo invece si applica a chi «dà o promette al pubblico ufficiale o all’incaricato di un pubblico servizio il denaro o altra utilità».

I CINQUE INDAGATI La proroga delle indagini è stata richiesta, secondo quanto si legge nel provvedimento, per cinque persone: tre candidati al consiglio comunale di Catanzaro, Antonio Corsi detto Jonny, Sergio Costanzo e Roberto Guerriero, un carabiniere Antonello Formica e la dirigente della Regione Calabria Ersilia Amatruda. Corsi, 43 anni, nell’ultima tornata elettorale è stato eletto consigliere comunale nella lista del Pdl. Da sempre vicino all’imprenditore Floriano Noto e all’assessore regionale Mimmo Tallini, lo ha seguito nei sui vari traghettamenti da uno schieramento all’altro. Nelle comunali del 2006, infatti, Corsi risulta tra i più votati candidandosi nella lista dell’Udeur. In quella lista c’era anche Sergio Costanzo, 46 anni. Nel 2001, per la prima volta si candida nella coalizione guidata da Sergio Abramo ottenendo 385 preferenze. Come lui stesso spiega nella sua biografia, «dopo una breve ma fruttuosa collaborazione con l’onorevole Mario Tassone, si costruisce una solida unione con Domenico Tallini» e, nel 2006, le preferenze raddoppiano, arrivando a 717 nella coalizione con candidato a sindaco Franco Cimino. L’alleanza con Tallini lo porta anche in consiglio provinciale con oltre duemila preferenze. Dopo l’ultima vittoria di Sergio Abramo proprio Corsi e Costanzo furono indicati come gli “scontenti”. Si arrivò a un passo dall’abbandonare la maggioranza. Figlio dell’ex consigliere regionale Pino Guerriero, Roberto, che da anni si occupa di lavoro interinale, è arrivato in consiglio comunale nel maggio del 2011 sotto il simbolo del Psi nella coalizione di centrodestra che sosteneva il sindaco Michele Traversa. Quando l’ex primo cittadino decise di abbandonare Palazzo de Nobili, Roberto Guerriero annunciò il suo addio al centrodestra. Nelle elezioni del maggio scorso è stato nuovamente eletto, questa volta però nelle fila del centrosinistra, scelta di campo riconfermata da ultimo con la candidatura alla Camera del fratello Fabio nella lista del Pd. Ersilia Amatruda è, invece, la dirigente della delegazione romana della Regione Calabria. Il marito, l’imprenditore lametino Luigi Mazzei, è stato arrestato nel luglio del 2011 dalla guardia di finanza per truffa, bancarotta fraudolenta, esportazioni di capitali all’estero e altri reati. Al centro dell’ipotesi accusatoria circa sette milioni di euro di finanziamenti europei ottenuti dalla società di Mazzei. Il provvedimento è stato notificato nei giorni scorsi ai cinque indagati. Nella richiesta della Procura si spiega che non è stato possibile concludere «le indagini preliminari in quanto, pur essendo state compiute attività di rilievo, la complessità della vicenda processuale “de qua” rende indispensabile la prosecuzione delle indagini». Una nuova bufera giudiziaria sembra appena iniziata.

Fonte: Corriere della Calabria – Autore Gaetano Mazzuca

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