Intervistiamo

Un misterioso omicidio, una Catanzaro perduta. Sabato si presenta «Blocco52»

Scritto da Redazione

Per Catanzaro è probabilmente l’evento editoriale dell’anno. Sabato 24 novembre alle 18, presso la sala Concerti del Palazzo comunale, verrà presentato alla città il romanzo che da pochi giorni è in tutte le librerie: Blocco 52. Una storia scomparsa. Una città perduta

All’appuntamento sono annunciati Ida Dominjianni, nota giornalista e scrittrice catanzarese, l’assessore alla cultura Baldo Esposito e naturalmente gli autori. Sì, perché Lou Palanca altro non è che un collettivo di autori, un po’ come il Wu Ming edito da Einaudi con grande successo o Luther Blisset. 

Lou Palanca ha scelto una storia dimenticata della Catanzaro del passato, quella di Luigi Silipo e di un omicidio maturato in una città che da lì a poco sarebbe cambiata radicalmente per sempre. Di certo, Blocco 52 non è soltanto un giallo. E specie se siete Catanzaresi, sorprendendovi a sbirciare tra i vicoli della vostra vecchia città o a respirare quell’aria così diversa, vi accorgerete che in fondo, non è neanche soltanto un libro.

In attesa di leggere il romanzo per intero, Puntonet vi propone in anteprima le primissime pagine della storia edita da Rubbettino.

 

 

L’inizio, la fine

(1 aprile 1965)

 

Eccomi qui, a due passi da casa. L’ ultima curva stretta di una stradina che non era pensata per le automobili e poi il compagno Tornatola può rallentare. È stato un giorno di scontri, tensioni, discorsi. Un giorno di parole. Così tante che ormai siamo troppo stanchi per aggiungerne delle altre. E allora quando velocemente scendo dall’auto ferma, quella  altrettanto velocemente riparte. 

È questione di momenti, perché subito avverto il desiderio di restarmene qui, pacificato, con un’altra Muratti accesa tra le dita, il buio tutto intorno e il silenzio della case. Questo è un quartiere popolare, non ci sono ricchi che guardano la televisione con gli amici.

Abbiamo mangiato e bevuto bene da “U tignusu”, lì a piazza Roma. La cena con Reichlin è stata gradevole. Lui è un punto di riferimento per tutti noi, uno stimolo ad essere migliori. A soli 32 anni gli hanno affidato la direzione dell’Unità che ha tenuto fino a quando non è  passata ad Alicata, di cui ricordo bene l’ortodossia con cui guidò il Partito qui in Calabria mentre stavamo insieme nel comitato centrale. Andare a dirigere il Partito in Puglia non si può certo ritenere una punizione, ma è chiaro che Alfredo ha pagato il suo avvicinamento ad Ingrao. Dopo un bicchiere di vino in più è pure disposto ad ammetterlo, senza reticenze. 

Vorrei restare ancora fuori, per strada, nel tepore di questa serata con cui principia aprile. Il mio mese preferito. Quello che porta la primavera. In fondo è tutto quello che spero, verrà primavera in questa piccola città del nostro Sud, verrà primavera nel mondo intero e si porterà via il freddo della miseria. Ma devo tornare a casa, ci sono gli appunti della riunione di oggi da rimettere a posto, la lezione sul materialismo storico ai ragazzi della Fgci da preparare, le lettere per i braccianti della Piana da ricontrollare un’ultima volta ancora. 

E’ strano, ci sono due persone là, vicino alla chiesa della Maddalena, a metà della discesina che mi porta a casa. Mi avvicino lentamente e mi pare di non conoscerli. E’ strano, a quest’ora, in questa strada dove non ci sono puttane né putiche. Questa città sta cambiando, sta crescendo senza sosta, ma li conosco ancora tutti gli uomini e le donne che la abitano. Conosco i volti, le storie, i bisogni. Conosco le famiglie, le rinunce, i sacrifici. Conosco le debolezze, gli stenti e i lussi. Conosco i nomi, i sorrisi e i ghigni. Questi due giovani, sono certo, non sono di qui.

Quello più basso butta la sigaretta e mi viene incontro, per un istante penso che sia un compagno di fuori che mi vuole parlare. Mi si para davanti. Vedo il calcio della pistola che gli spunta da sopra la cintura.

Incrociamo gli sguardi a non più di un metro di distanza. La luce del lampione ci illumina, come fosse il proiettore della scena di un teatro.

“Volete qualcosa da me?” gli domando con la voce leggermente impastata.

Poi, un rumore secco, un rumore secco che si ripete, il dolore alla schiena è terribile e penso che …

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