Ritorna la “vecchia” Provincia di Catanzaro

Il Governo vara il provvedimento

Il Consiglio dei Ministri ha approvato oggi il decreto-legge che completa il percorso di riorganizzazione del territorio e degli enti locali avviato nel mese di luglio. Un percorso sostanzialmente finalizzato al riordino delle province e all’istituzione delle città metropolitane. Per quanto riguarda la Calabria, in base a quanto deciso dall’esecutivo, restano in vita soltanto 3 province: Cosenza, Catanzaro (che assorbe i territori di Crotone e Vibo Valentia), e Reggio Calabria. In questo modo si ritorna alla situazione antecedente gli anni ’90 quando furono varate le due province di Vibo Valentia e Crotone e tramonta l’ipotesi, circolata negli scorsi giorni, di una sorta di Super-provincia di Cosenza dall’estensione territoriale grande quasi quanto metà regione. La riforma – spiega una nota di Palazzo Chigi – si ispira ai modelli di governo europei. In tutti i principali Paesi Ue, infatti, ci sono tre livelli di governo. Il provvedimento consente inoltre una razionalizzazione delle competenze, in particolare nelle materie precipuamente «provinciali» come la gestione delle strade o delle scuole. Con il decreto approvato le province sono state ampiamente ridotte. Dal 1° gennaio prossimo le giunte delle province italiane saranno soppresse e il Presidente potrà delegare l’esercizio di funzioni a non più di 3 Consiglieri provinciali. Il numero delle province delle Regioni a statuto ordinario si ridurrà da n.86 a n.51 (ivi comprese le città metropolitane) Il riordino delle province è stata l’occasione che ha spinto numerosi Comuni a chiedere lo spostamento in un’altra provincia, confinante con quella di appartenenza, per ragioni di maggiore affinità territoriale e socio-economica. «La riforma – ha spiegato il ministro Filippo Patroni Griffi – sarà attiva a partire dal 2014 mentre le nuove elezioni per il rinnovo degli organismi degli enti si terranno nel novembre del 2013». Sempre dal 1° gennaio 2014 diventeranno operative le città metropolitane, che sostituiscono le province nei maggiori poli urbani del Paese realizzando, finalmente, il disegno riformatore voluto fin dal 1990, successivamente fatto proprio dal testo costituzionale e, tuttavia, finora incompiuto. Per assicurare l’effettività del riordino posto in essere, senza necessità di ulteriori interventi legislativi, il Governo ha delineato una procedura con tempi cadenzati ed adempimenti preparatori, garantiti dall’eventuale intervento sostitutivo di commissari ad acta. Resta fermo il divieto di cumulo di emolumenti per le cariche presso gli organi comunali e provinciali. Resta altresì ferma l’abolizione degli Assessorati. Infine gli organi politici devono avere sede esclusivamente nelle città capoluogo Il riordino delle Province – si legge nel comunicato – è il primo tassello di una riforma più ampia che prevede la riorganizzazione degli uffici territoriali di governo (prefetture, questure, motorizzazione civile etc etc) in base al nuovo assetto. Dunque anche gli altri uffici su base provinciale saranno di fatto dimezzati. Al termine di questo processo sarà possibile calcolare gli effettivi risparmi che comporterà l’intera riforma. 

 

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Redazione

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